28. I promessi sposi

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«Fammi vedere» ordinò severo Soul.

«Mi dispiace...».

Maka, seduta al tavolo della cucina e con lo sguardo basso, gli porse il braccio ferito. L'albino crucciò il viso: quel taglio non aveva un bell'aspetto e sembrava davvero doloroso.

Nella stanza accanto si udivano le voci ovattate di Wes e Lea, nel pieno di una discussione. La rossa, un po' brilla, stava urlando che vedersi prima del matrimonio portava sfortuna, mentre lui, in modo pacifico, cercava di calmarla.

«Lea si sentiva sola... non potevo dirle di no...» continuò a scusarsi Maka, interpretando il silenzio di Soul come un'indignazione. «Non potevo saperlo che sarebbe finita così– Ahia!».

L'albino la guardò sollevando un sopracciglio. Le aveva appoggiato del cotone imbevuto di disinfettante sulla ferita.

«Sto zitta, va bene...» borbottò Maka.

Wes entrò in cucina e spostò gli occhi prima su Soul, che la stava medicando, e poi sulla bionda.

«Come stai? Ti portiamo al pronto soccorso?».

«Non c'è bisogno. Sono abituata a ferite del genere».

Wes annuì non convintissimo. «Ho messo Lea a dormire sul divano. Spero non ti dispiaccia se rimane da te per stanotte. Posso portarla in un hotel altrimenti...».

«Assolutamente nessun problema» disse Maka, trattenendo un gemito quando la spalla iniziò a pizzicare.

Wes sospirò. «Bene. Ah, mi ha chiesto se te la senti di farle da damigella».

«Certo che me la sento. Non mi hanno investita».

«Ok...» fece lui arrendevole. «Ho detto a Fang di farti da autista domani. Per qualsiasi evenienza».

Maka assentì.

Come nel caso di Lea, le impressioni che si era fatta su Wes erano state abbattute. La loro era solamente una facciata. Erano molto più semplici e umani di quello che volevano far credere. Quasi le dispiaceva di essersi rivolta a lui in quel modo volgare alla festa di beneficenza. E anche di avergli fatto il medio. 

«Se hai bisogno, non esitare a chiedere».

Maka sorrise lievemente. 

Ok, sì, le dispiaceva molto.

«Grazie, Wes».

Il giovane chinò il capo e fece un cenno al fratello, lasciando la cucina.

«Non sono arrabbiamo con te per quello che è successo. Non è colpa tua» disse Soul dopo averle messo un grosso cerotto. «Sono furioso perché non hai chiamato me».

Maka rimase immobile e lui la fissò negli occhi. Gli riusciva così bene soggiogare e far sentire in colpa qualcuno, che voleva quasi picchiarlo.

«Per fortuna ero con Wes questa sera» aggiunse Soul, prendendo una garza dalla valigetta del pronto soccorso.

Faceva uno strano effetto trovarsi in quell'appartamento, anche perché, tecnicamente, lui viveva ancora lì. E le sue cose non erano state toccate. All'entrata c'erano addirittura tre delle sue giacche, esattamente come le aveva lasciate.
Ecco, questo non capiva di Maka. Diceva di non voler più stare con lui, ma non faceva nulla per cancellare il suo ricordo. Si era quasi abituando all'idea di doverla lasciar perdere, ma quel dettaglio l'aveva mandato nuovamente in confusione.

«Io non volevo coinvolgere nessuno, in realtà» disse Maka, sulla difensiva. «Ma Lea era troppo spaventata e ha chiamato Wes».

"E meno male" avrebbe voluto dire Soul. Ma finì di bendarle il braccio e si alzò in piedi.

WRECK [Soul Eater]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora