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Il suo viso si avvicinò al mio. Le sue mani avevano possesso del mio corpo. Così, in pochi interminabile secondi carichi di malizia, ci avventiamo uno sulle labbra dell'altra. Sentivo che era giusto. Per la prima volta, ero certa di non aver sbagliato una virgola.

Il mio stomaco continuava ad agitarsi, mentre le mie labbra premevano su quelle di Tobias. Più secondi passavano, più diventavo felice. Ci staccammo per riprendere fiato - Non ti senti in colpa con Emily? - dissi, ma lui alzò gli occhi - Ovunque sia, so che mi vorrebbe felice - sorrisi dolcemente.

- Per quanto riguarda quello che hai detto prima sul fatto che io sarei il problema più bello che il destino ti regalasse, vorrei precisare una cosa. È da quando mi hai sorriso che voglio baciarti. È da quando mi hai rovesciato il caffè addosso che sogno di poter avere un qualcosa con te. Ed è da quando mi hai sfiorato quella cicatrice che voglio dirti "ti amo" - mi sento il cuore ballare una di quelle canzoni alla fine di un film romantico.

- Ti amo anche io - neanche il tempo di aggiungere qualcosa che si avventa sulle mie labbra per la seconda volta. Poggio le mani dietro al suo collo, mentre lui mette le sue dietro la mia schiena.
Questo bacio è uno di quelli che ti prende per mano e ti porta direttamente dentro al paradiso.

Un rumore mi fa sobbalzare - Che c'è? - chiede lui, ancora con le labbra rosse - Ho sentito un rumore - spalanca gli occhi più volte, hirando la testa a destra e sinistra - Forse dovrei riportarti a casa - guardando il cielo, si sta facendo tardi - Si, mi sa di si - gli dico sorridendo.

- Non guardarmi quando sorridi cosi - mi mordo il labbro, guardando in basso - No così è ancora peggio - non trattengo una risata - Perché scusa? - mi scosta una ciocca di capelli dal viso - Perché mi fai venire voglia di non staccarmi più da te - i suoi occhi trasmettono emozioni bellissime: è vome se stessi toccando il cielo con un dito.

Ridacchio leggermente - Dai andiamo - mi prende per mano, cosa che non mi aspettavo. Iniziamo a fare la stessa strada di prima, ma al contrario - Come hai conosciuto questo posto? - gli chiedo mentre salgo in macchina - Ci andavo da ragazzino - mi allaccio la cintura - Tu dove uscivi con le tue amiche? - mi chiede, mettendo in moto la macchina - Non uscivo molto spesso, però mi ricordo un parco dove mi portava mia madre da bambina - lo vedo con la coda dell'occhio sorridere.

Prendo il cellulare dalla borsetta, e non posso fare a meno di vedere i 20 messaggi da parte di Lucas.
Decido di rispondergli con un semplice "Sto bene, stiamo arrivando". Chissà se avrò mai il coraggio di dirgli di me e Tobias...probabilmente no, ma voglio essere positiva.

- Quindi ora...noi due... - comincia Tobias - Stiamo insieme? - arrossisco guardando fuori dal finestrino - Ti direi anche di si ma...forse ci conosciamo da troppo poco. Poi come la mettiamo con i miei fratelli? Non so cosa potrebbe succedere - sento la sua delusione che appesantisce l'aria - Però... - al diavolo - ...penso che la vitavada vissuta. In più sarei incoerente se ti dicessi di rimanere amici dooo quello che ti ho detto prima - appoggio il gomito vicino al finestrino.

Non so come, o perché, ma mi sento improvvisamente meglio - Possiamo anche non dirlo ai tuoi fratelli, se preferisci - parlando del diavolo spuntano fuori le corna: ecco che Lucas mi sta chiamando - È Lucas, aspetta che gli dico che stiamo arrivando - afferro il cellulare.

- Eve? Tutto bene? Dove siete? - guardo la strada - Si tutto bene, tranquillo, cosa doveva succedere? Haha - aggiungo una risata alla fine per far sembrare il tutto normale - Sai che siamo solo preoccupati, tutto qua - per poco non mi viene un colpo - SIETE? COME SCUSA? L'HAI DETTO AGLI ALTRI? - spalanco gli occhi - Beh...tranquilla tanto l'hanno presa bene - mi mordo il labbro tanto da farmi male.

Sbuffo - Va bene, speriamo sia davvero così. Il tempo della strada e arriviamo, ciao - non gli do il tempo di dire una sola parola di più, che attacco il telefono - Che succede? Che ha detto agli altri? - lo guardo fi profilo - Ha detto a tutti che sono uscita con te...non volevo succedesse. Spero che non mi facciano il solito interrogatorio - un'idea mi balena in testa.

- Tu devi fare qualcosa dopo? - gli chiedo, sperando dica di no - No, tanto c'è mio fratello a casa - sorrido - Ho un'idea: e se quando mi riporti a casa, entri per mezz'oretta? Così gli spieghi la storia di Emily, quello che abbiamo fatto oggi, magari tralasciando alcuni dettagli, e vedono che sei una persona affidabile e seria. In più, credo che abbiano paura di te e della tua famiglia, quindi non ti tratteranno male - gli sfugge un sorriso.

- In poche parole, visto che mi temono, vuoi che faccia quello che avresti dovuto fare tu? - avvicino la mano alla sua - Per favore, tanto io sarò li con te. Se parlo, potrei essere fraitesa e finire in punizione, ma a so che ti ascolteranno se parli tu - con l'indice, gli disegno un cuore sul dorso della mano appoggiata al volante - Se ti faccio questo favore, poi tu ne farai uno a me? - annuisco, sorridendo per il suo "si" indiretto.

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