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Sono così imbambolata ad osservare il paesaggio, fantasticando pure su Tobias da bambino, che nemmeno mi accorgo che mi sta parlando - Eve? Ci sei? A cosa pensi? - scuoto la testa per riprendermi - Si ci sono. No niente stavo pensando a...a che cosa ordinare - sorride, porgendomi il menù - Se non leggi nemmeno quello che servono, come fai a decidere? - ops, beccata - Ehm...cosa c'è di tanto terribile nel non voler esprimere i propri pensieri? - si versa dell'acqua nel bichiere - Non c'è niente di male, ma si passa da codardi. E a me non piacciono i codardi - in poco mi ricordo della persona che ho davanti, e di quanto sia realmente pericolosa.

Non rispondo, evitando di creare una possibile lite. Aspetto qualche minuto, poi sfoglio il menù, guardandolo distrattamente. Credo che prenderò una crepes semplice.
Dopo poco, arriva il cameriere, con un sorriso carismatico e un taccuino giallastro fra le mani - Buongiorno. Cosa posso portarvi? - la sua voce è alta, ma non troppo - Per me, dica a Mark il solito, grazie - lo sguardo del ragazzo sotto i 20 anni si punta su di me - E per lei, signorina? - faccio un po' vagare lo sguardo, fino a intravedere il suo nome cucito sulla maglietta rossa scura - Una crepes semplice va più che bene, grazie - il cameriere di nome Alex si appunta le ordinazioni sul suo taccuino, per poi sparire.

- Allora? Ti piace quello la, eh? - spalanco gli occhi - Cosa? Ma se non lo conosco neanche - Tobias fa una faccia che mi incute un po' di paura - Vi stavate mangiando con gli occhi. Non negarlo - mi acciglio - Da quando guardare una persona significa mangiarla con gli occhi? - il battito del mio cuore aumenta - Lo stavi guardando come io guardo te - le guance mi si infuocano - Cosa? - alza un sopracciglio, e si inumidisce le labbra - Hai un potere straordinario, sai? Consiste nel sembrare cogliona anche quando non lo sei - mi irrigidisco - Come scusa? - la vena del suo collo si gonfia leggermente - Non dirmi che non hai capito che mi interessi - rotea gli occhi.

Questo atteggiamento dovrebbe farmelo intuire? Mi ha pure insultata...ma che ha? - Sinceramente non insulterei mai qualcuno che mi interessa - ridacchia, fermando il suo sguardo nel mio - Tu sei tu, e io sono io. Secondo te come mai tutte mi cadono ai piedi? - questo atteggiamento da spaccone mi infastidisce - Tutte tranne me, vorrai dire - sorrido normalmente: se questa è una sfida di risposte, è finalmente arrivato il momento di tirare fuori tutte le cose cattive che negli anni ho sempre pensato di dire.

Si lecca il labbro inferiore - Mi piacciono le donne di carattere - eccone un'altra - Vedendo come sei, non ne hai mai incontrata una - sorride maliziosamente.
Questo "botta e risposta" dura circa per 10 minuti, quando poi arriva il cibo.
Per evitare altri battibecchi, non guardo colui che mi porge il piatto, mi limito a ringraziare.

Iniziamo a mangiare, parlando del più e del meno. - I tuoi occhi mi piacciono così tanto che se morissi li pagherei milioni - per poco non mi strozzo - Cosa!? Se morissi sarei felice di avere tutte le parti del mio corpo - prendo un bel bicchiere d'acqua - Era ironia - lo guardo ridere, per poi aggiungermi anche io.

Questa battuta, da inquietante e macabra, è passata a normale e divertente in meno di 2 minuti - Comunque credo che i miei fratelli te li darebbero anche gratuitamente - ridiamo ancorandi più. Il discorso è così irreale, che non voglio nemmeno pensare a quello che farebbero realmente.

Finiamo di mangiare circa 1 ora dopo, perdendoci tra mille discorsi strani e imbarazzanti. - La tua prima volta com'è stata? - per poco non cado dalla sedia - Eh? Come scusa? - si avvicina di qualche centimetro al tavolo - La tua prima volta com'è stata? Sei stata con un coglione da "una botta e via" oppure uno con cui avevi un legame? - le mie guance si tingono immediatamente di rosso - Ehm...no io in verità... - come un angelo venuto in mio soccorso, arriva il cameriere Alex - Vi porto il conto? - Tobias annuisce, alzandosi e mettendo uhna mano nella giacca - Che fai? Non esiste, posso pagare io per me, grazie - dico alzandomi, ancora un po' a disagio per la domanda di prima - Ma smettila. Fatti pagare il pranzo grazie - lo guardo un po' male - Voi uomini e i vostri stupidi gesti da maschi - sbuffo - Che c'è? Provo ad essere gentile, e mi tratti così? - finge un'espressione triste.

- No è che...senti non saprei nemmeno come spiegartelo. Per sta volta va bene, ma ricorda che posso pagarmi io le cose, grazie - sorride mostrandomi la sua dentatura candida - Ecco, così va meglio - viene vicino a me, e ci incamminiamo verso le scalette.

Arrivati alla cassa, paga. Quando è tutto a posto, prima di uscire, allunga il  braccio sulla mia spalla, sospirando - Oh cazzo finalmente. Era da tutto il giorno che volevo farlo - ridacchio, lasciando il suo braccio esattamente così com'è.
- Perché "da tutto il giorno"? - si passa una mano tra i capelli - Mi piace il contatto fisico, e con te non ho ancora avuto modo di averne, quindi così mi sento egoisticamente meglio - ci giardiamo negli occhi un'ultima volta, prima di salire in macchina.

- A che ora devi tornare a casa? - guardo l'ora sul cellulare - Verso le 5 - mette in moto la macchina - Beh, sembra che io ti debba sopportare ancora per un bel po' - ridiamo entrambi, per poi partire verso una meta a me sconosciuta.

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