~15: La verità brucia Rachel?

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«Sei proprio sicura di voler tornare a casa tua? Potresti stare da me, abbiamo una camera per gli ospiti, a Mike non dispiacerà, non è un problema davvero» domanda Sasha. Le ho raccontato tutto quello che era successo poco prima, si era sentita in colpa, ma lei non ha nessuna colpa, anzi è solo grazie a lei se io, finalmente, sono riuscita a togliermi questo peso da dosso.
«Si, Sasha, sono sicura, grazie comunque per la tua proposta. Purtroppo come già sai ho sganciato la bomba, credo che sia mio dovere subirne le conseguenze. E lo so, sono un po' ubriaca ma devo farlo lo stesso. Io non ho paura di Nathan, prima o poi l'avrei affrontato, meglio prima che dopo» cerco di rassicurarla, ed in fondo tutto quello che ho detto è la verità, dovevo affrontarlo. Prendere una decisione, una volta per tutte, non mi aspettavo di doverla prendere così presto, però.
«Rachel mi dispiace così tanto, davvero. Cosa posso fare per rimediare?» domanda ancora una volta la mia amica fuori casa mia.
«Torna a casa da tuo marito e da tua figlia, riposati, e domani promettimi che passerai una bellissima giornata con loro, vai in qualche posto che volevi visitare da tempo insieme a loro, e divertiti. Sasha promettimelo» le ordino con gli occhi lucidi, non pensavo di essere così sentimentale.
«Ma Rachel»
«Niente ma Sasha, promettimelo» non la lascio finire la frase, basto io con i sensi di colpa, lei non deve averne.
«Va bene, te lo prometto, ti voglio così tanto bene» afferma stringendomi forte a sé «Se dovesse succedere qualcosa ti prego avvisami, e se tuo marito non è un idiota, sicuramente ci penserà due volte prima di lasciarti andare. E se lo dovesse fare, beh, peggio per lui, vuol dire che non ti merita, perché Rachel fidati, tu sei speciale, e sei la persona migliore che io conosca. Nathan è sempre stato particolare, ma non lo reputo uno stupido, questo però non dirglielo» afferma lasciandomi andare. Le sue parole restano impresse nella mia mente, nessuno mi aveva mai detto nulla del genere, e riceverle è stato davvero strano, è come se dovessi sentirmele dire per poter proseguire, per avere una consapevolezza in più di me.

Inserisco la chiave nella toppa ed entro in casa, le luci nel salone sono accese, a quanto pare Nathan non è andato a dormire, dovrò avere un confronto subito, a quanto pare. Sospiro rassegnata all'idea di non poter riposare un po'.

«Perché sei ancora sveglio?» domando avvicinandomi a lui, è passata un'ora dall'ultima volta che l'ho visto, pensavo fosse andato a dormire.
«Come puoi farmi una domanda del genere?» i suoi occhi mi inceneriscono, deglutisco invano, quel groppo non va via.
«Nathan perché sei arrabbiato con me?» è meglio fare delle domande semplici, altrimenti probabilmente ci sentirebbe tutto il vicinato a quest'ora tarda della notte.
«Me lo chiedi pure Rachel? Ti ho vista come ballavi con quello» queste parole accrescono la rabbia che ho in corpo, e quindi sarei io quella che ha sbagliato, grandioso.
«Non capisco, ti ha dato fastidio come ho ballato con un amico?» domando cercando di restare calma, anche se mi risulta molto difficile in questo momento.
«Sai non mi sembravate così amici, tu e quel tuo amichetto, Ryan»
«L'ho visto solo due volte, Nathan, e poi io non ti devo nessuna spiegazione, sei stato molto chiaro al riguardo. E poi come conosci il suo nome?» mi alzo di scatto, le mani mi formicolano, non è un buon segno.
«Non importa come lo conosco Rachel. Tu non puoi più vederlo, non ti permetto di trattarmi così. Ti sei comportata come una sgualdrina, Rachel, il modo in cui ballavi con lui, è come se lo vedessi ancora. Le mani sui tuoi fianchi, la tua faccia soddisfatta, è questo che vuoi Rachel?» ma come si permette.
«Non osare mai più, non chiamarmi mai più in quel modo. Non te lo permetto. Tu non sai niente di me, niente. Non mi vuoi, e io non voglio te, ma allo stesso tempo non vuoi che io passi del tempo in compagnia di altri ragazzi mentre tu puoi mentirmi, puoi spassartela con chi vuoi. Io non sono tua Nathan, non lo sono mai stata e non sarò mai tua. Mi hai ferita, esclusa, tradita e non ho mai detto niente, mi hai mentito per mesi e sono sempre stata zitta. Adesso ne ho abbastanza di te, della mia famiglia, di questo matrimonio contorto, io non voglio nulla di tutto questo» sto urlando e non me ne importa niente. Guardo solo lui e per un attimo lo vedo indietreggiare confuso.

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