~22: Come un tramonto

1.6K 55 1
                                    

Un mese che mia madre è morta, un mese che quella lettera è conservata, ancora intatta, sul comodino. Dovrei leggerla, ma non ci sono mai riuscita. Ogni volta mi promettevo di aprirla, prendevo la lettera tra le mani e quando stavo per aprirla qualcosa mi bloccava, e quella tornava sul comodino ancora sigillata.

Ma oggi lo farò, devo sapere ciò che ha scritto mia madre. Prendo la lettera posta, come sempre, sul comodino. La giro e lentamente la apro. "È già un passo avanti" penso mentre estraggo la lettera dalla busta. Sono solo due pagine. Due pagine che contengono tutto ciò che mia madre voleva dirmi, e che nessuno deve conoscere tranne me. Apro i fogli e vedere la calligrafia di mia madre mi porta a pensare che lei sia ancora qui, che non se ne sia andata.
Inizio a leggere la lettera.

"Alla mia dolcissima Rachel,

Scrivere questa lettera per me è molto difficile e in un certo senso, strano. Questa è la prima, ma anche ultima, lettera che ti scriverò. Dalla data capirai benissimo che sto scrivendo questa lettera quando tu hai solo otto anni. Non so quanti anni avrai quando leggerai questa lettera, forse sarai adulta, con una famiglia tutta tua, con un uomo che ti rispetta e che ti ama, con dei figli, oppure nessuna delle due cose, o nel peggiore dei casi sei ancora una bambina che sta studiando.

Riceverai questa lettera quando io sarò morta, appena terminerò di scriverla, la porterò al mio avvocato, il quale avrà il compito di consegnartela alla lettura del testamento, lontano da tuo padre e tua sorella.

Per favore non piangere leggendo questa lettera, che credo distruggerà tutto quello che sai. Avrei potuto dirti tutte queste cose a voce, ma non posso, non ho il coraggio di vedere la tua espressione e la tua reazione nello scoprire la verità. Perché quando si tratta di te sono una codarda, non vorrei mai darti delle brutte notizie, cosa che tra poco dovrai leggere. Siccome non riesco a dirti tutto questo a voce, voglio che tu sappia tutta la verità in questa lettera, perché meriti di sapere come sono andate davvero le cose in questa famiglia.

Il mio matrimonio con tuo padre non è mai stato dei migliori, sin dall'inizio ci sono stati numerosi problemi, forse ti starai chiedendo perché non abbiamo divorziato, ne avrai tutte le ragioni di porti questa domanda, in realtà un motivo c'era, io ho veramente amato tuo padre. Ci siamo sposati perché io rimasi incinta di te, come puoi ben pensare, io ero la persona più felice del mondo, ma non tuo padre. Con la tua nascita le cose non sono migliorate, io ho sempre pensato che passere del tempo con te, sua figlia, lo avrebbe reso felice, ormai mi ero rassegnata all'idea che lui potesse amarmi, non mi chiedo neanche più il motivo per cui lui sia stato a letto con me. Ma non fu così, neanche la tua presenza ha cambiato nulla. Per giorni non è tornato a casa, diceva che era occupato con il lavoro, ma non era vero, e io come una stupida ho sempre pensato che lui mi dicesse la verità.

Avevo te, tu eri, e sei ancora, il mio orgoglio e la mia felicità. Non dimenticarlo mai.

Questa situazione è durata per altri tre anni. Un giorno tuo padre mi disse che aspettava un altro figlio da un'altra donna. Mi aveva tradita per tutti quegli anni, non sapevo cosa fare, ma dai suoi occhi capii perfettamente che, contrariamente a quello che provava per me, amava quella donna.

Non potevo fare nulla, quando il bambino sarebbe nato avremo divorziato, io avrei trascorso la mia vita con te e lui con la sua nuova famiglia. Ma non fu così semplice, la donna morì di parto, tuo padre voleva che la bambina avesse una figura materna, per questo non mi concesse più il divorzio.

Kimberlee non è propriamente tua sorella, ma la tua sorellastra. Siete cresciute insieme, e tu sei troppo piccola per ricordarlo, so che tuo padre non dirà mai la verità, a nessuna delle due, ed è per questo che sto scrivendo questa lettera, perché tu sei mia figlia e meriti di conoscere la verità. Purtroppo non è tutto quello che devo dirti. Il motivo per il quale stai studiando da casa è per certi versi, come posso dire, contorto. Io volevo che andassi in una scuola pubblica, sei sempre stata una bambina dolcissima, sensibile, allegra, ma molto timida. Penso ancora che frequentare una scuola pubblica potrebbe aiutarti a fare degli amici e abbattere questa tua timidezza. Tuo padre la pensa diversamente, crede fermamente che facendoti frequentare una scuola pubblica, io sarei rimasta da sola con Kimberlee, e che avrei in qualche modo potuto escluderla o addirittura farle del male. Così ancora una volta sei stata tu a pagare per i nostri errori, e mi dispiace molto.

Legata a teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora