~13: Un motivo per cui festeggiare

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«Ciao Rachel, non mi aspettavo di vederti così presto» Sasha si accomoda sulla sedia del tavolino che ho prenotato.
«Ciao Sasha scusami tanto, avevo proprio bisogno di parlarti. So che ci conosciamo relativamente da poco però sento di potermi fidare di te» la guardo negli occhi spaesata. Questa mattina non ho pensato ad altro. Dovevo parlarne con qualcuno, non riesco a fare altro se non pensare sempre a quello che è successo due giorni fa. Né io né Nathan abbiano accennato nulla, è tutto come se non fosse mai esistito. Eppure credo di non essere l'unica a pensare che dovremo parlarne, che quello che è successo tra di noi non accade a due persone che non hanno intenzione di relazionarsi. Eppure ci stavamo per baciare, era un momento così intimo, così magico, non posso averlo sognato. Continuo a ripetermi che non mi importa nulla, ma è davvero così? Riuscirò ad andare avanti con la mia vita come se lui non esistesse? Ma è quello che mi ha chiesto, noi due non saremo mai niente, né amici né altro.

«Non preoccuparti Rachel, poco fa ho accompagnato Chloe a scuola e sono venuta qui. Come ti avevo già detto giorni fa noi due possiamo diventare amiche, per questo per qualsiasi cosa anche una sciocchezza non esitare a chiamarmi»
«Ti ringrazio molto, ovviamente lo stesso vale anche per te, sei sicura che non ti abbia disturbata, non devi lavorare?»
«No, oggi è il mio giorno di riposo, sono a tua disposizione. Di cosa volevi parlarmi?»

«Mi imbarazza un po' dirlo, ed è la prima volta che mi confido con qualcuno, ma ho bisogno di dire la verità. Io e mio marito, beh è complicato, ma la verità è che non ci siamo sposati perché lo volevamo, ma siamo stato obbligati. Mio padre, per ottenere un vantaggio in un'offerta ha accettato una clausola, questa clausola comprendeva che io sposassi una persona che non ho mai conosciuto, questa persona è mio marito, Nathan, non so per quale motivo, oppure chi ha messo questa clausola, se Nathan o il padre, ma questa clausola c'era. Ovviamente mio padre ha preferito mandar via la figlia che non voleva invece di rinunciare all'offerta. Ho provato a fuggire, ci ho provato, ma è stato tutto inutile, mia sorella ha detto a mio padre il piano che avevo escogitato e il matrimonio è stato anticipato, per impedire un'altra mia ipotetica fuga. Le cose con la mia famiglia non vanno per niente bene, i miei contatti con loro sono quasi nulli. Nathan non vuole avere nulla a che fare con me, mi evita come se fossi peste. Mi sono trovata improvvisamente sola, non che prima non lo fossi, ma questa volta è diverso, mi ritrovo in un posto nuovo senza saper fare nulla» prendo fiato, parlando mi si sta alleviando il peso che portavo sulle spalle.

«Mi dispiace così tanto Rachel, Nathan e Mike mi avevano accennato qualcosa, ma non conoscevo la tua versione dei fatti, sei stata messa all'angolo più di quanto lo sia stato Nathan. È orribile»
«Purtroppo non è finita qua, due giorni fa c'è stato una sorta di avvicinamento tra me e Nathan, per sbaglio, pensando che fosse un ladro l'ho colpito con la padella sul braccio. Lui torna sempre molto tardi da lavoro, proprio perché cerca di limitare i nostri incontri. C'è stato un momento in cui lui stava per baciarmi, ma io mi sono allontanata e sono andata via. Avevo paura perché in quel momento io ero attratta da lui, non pensavo ad altro che a quel momento, ma sono comunque andata via. Non ne abbiamo mai parlato, e sinceramente non so cosa fare»
«Rachel da quel che ho capito voi due non siete in ottimi termini, ma c'è sicuramente qualcosa tra di voi ne sono certa. Lui ti piace?» inclina leggermente la testa quando mi fa questa domanda.
«Io non lo so, quando lui ha detto che dovremo restare due sconosciuti mi ha ferita molto»
«Riformulo la domanda, se, ipoteticamente, lo vedessi con un'altra ragazza, saresti gelosa?»
«Non lo so, non mi è mai capitato, però credo di sì, sarei gelosa credo»
«Devi farlo ingelosire» batte le mani sul tavolino, sobbalzo a quel gesto imprevisto.
«Cosa?» spero di aver sentito male, avrò sicuramente sbagliato a sentire.
«Devi farlo ingelosire, sfrutta bene le tue carte, ne hai tante nel tuo mazzo fidati» mi fa un occhiolino.
«Ma non so come si fa, non credo di riuscirci» deglutisco, non pensavo che Sasha avesse delle idee orribili.
«È a questo che servono le amiche»
«Non capisco»
«Mia cara, io e te faremo ingelosire tuo marito, gli faremo vedere cosa potrebbe perdere. E poi finalmente ho l'occasione di vedere Nathan con le spalle al muro, è il mio sogno da anni, non lo posso perdere»

***

Poso il mazzo di chiavi sul mobiletto. Non posso ancora credere a quello che ha detto Sasha, non so se voglio farlo davvero. E allora perché ho accettato? Sono una persona stupida, disperata, se davvero non voglio farlo allora perché non faccio altro che pensarci? Rachel devi vivere un po', goditi la vita, hai solo 24 anni, ma hai mai vissuto veramente?

Se dovessi rispondere a questa domanda, la risposta è sicuramente no, non ho mai vissuto veramente. Sono sempre stata come una bambola di pezza, una di quelle poste in vetrina, intoccabile, ignorata, quella bambola non ha mai potuto avere una bambina con cui giocare, e con il tempo è stata completamente dimenticata, solo che adesso le cuciture si sono rotte, e se quella bambola sentisse dolore adesso soffrirebbe davvero tanto, più di prima quando veniva semplicemente ignorata.

Ora sto vedendo il mondo per la prima volta, è come se quel velo di Maya si fosse squarciato, e fa male, fa davvero male scoprire tutta la verità, sapere che quella che tu credevi vita non lo era, che non hai fatto altro che sopravvivere in una famiglia che non ti ha mai considerata, che ti ha privato di farti delle amicizie. E se l'uscita di questa sera può aiutarmi a cominciare a vivere, lo farò, non perché voglio far ingelosire Nathan, ma semplicemente perché voglio essere come tutte le altre ragazze della mia età.

Il cellulare suona, lo estraggo dalla borsa, un numero che non ho registrato, decido di rispondere comunque.

«Rachel Johnson?» non riconosco la voce dall'altro capo del telefono.
«Si sono io»
«Salve signora, sono l'assistente della direttrice Victoria Brown, volevo informarla della sua assunzione. Lunedì prossimo si presenti alle ore 8:30 a.m. al museo, le daremo le turnazioni e cosa dovrà dire ai visitatori»
«Certo, grazie mille per avermi informata» non ci credo, sono troppo contenta. Sono stata assunta.
«A lunedì allora, buona giornata»
«Buona giornata» poso il telefono. Mi siedo sul divano cercando di realizzare davvero quello che mi è stato riferito durante la chiamata. Sto davvero iniziando a vivere. Questo sì che è un motivo per cui festeggiare.

***

Vado al piano di sopra, un sorriso si è impossessato delle mie labbra e non andrà via facilmente. Apro le ante del mio armadio, cerco un vestitino che posso indossare per questa sera, cerco attentamente scartando quelli che meno mi convincono. Ne trovo un viola molto carino, lo prendo e lo rimuovo dalla gruccia, prendo le scarpe abbinate e vado a farmi un bagno prima di prepararmi. Dopo un'ora e mezza sono pronta per uscire. Prendo un giacchetto ed esco di casa, dopo aver chiuso a chiave la porta di casa percorro il vialetto poco illuminato. Proprio furi la strada trovo Sasha ad attendermi. Faccio un profondo respiro e mi avvicino a lei. Non posso più tornare indietro, e non sarà di certo questa serata a togliere il sorriso dalle mie labbra.  

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