~2: Il tuo vecchio ti ha dato un ultimatum?

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Nathan

Non avrei mai immaginato che a questa ragazza piacesse così tanto parlare di sé. Le ho chiesto di uscire solo per un motivo, mi annoiavo, ero stanco di uscire con Mike e sua moglie, ogni volta che sua moglie parlava con me, l'unica cosa che mi diceva era, quando uscirai con qualcuno e smetterai di comportarti così? Cosa può importarle della mia vita? Pensasse alla sua e mi lasciasse in pace.

Perché legarsi a qualcuno, quando si è liberi e puoi fare ciò che vuoi? Ho sempre visto le relazioni e il matrimonio, in generale, come uno stupido vincolo che alla fine non fa altro che limitarti. E io non voglio né vincoli, né limiti.

«Come ti stavo dicendo, la mia amica non riesce ancora a crederci che sia riuscita ad uscire con te, ha sempre detto che non sei un uomo di impegni, e io invece» parole, parole, parole. Non fa altro che parlare senza sosta questa ragazza. Preferisce far raffreddare il cibo piuttosto che smettere di parlare, annuisco distrattamente anche se non sto ascoltando neanche una parola. Con la forchetta, afferro un po' della pasta che ho nel piatto e la mangio. Meglio tenere la bocca piena che dirle di tacere, eppure non vorrei dirle altro.

La ragazza, Megan, credo si chiami, non ricordo neanche più il suo nome tanto che le piace parlare di sé e di questa sua amica, sorride mentre agita le mani continuando a parlare. Sembra uno struzzo. Ancora non capisco perché l'abbia invitata a cena, fisicamente non è neanche il tipo di ragazza con cui uscirei di solito. Forse volevo dimostrare a Sasha che si sbaglia, che anche io posso uscire con una ragazza, che non sono così insensibile come crede. E, alla fine, tutto questo si è rivolto contro di me.

«Ma è vero che sei il figlio di Carl Johnson?» la fisso negli occhi. Stringo la forchetta nella mia mano.
«Perché lo chiedi se conosci già la risposta?» resto serio. È una cosa che non ho mai sopportato, essere paragonato direttamente a mio padre, abbiamo un bel rapporto, ma io non sono lui, e gli altri non vogliono crederci.
«Oh niente, era curiosità» arrossisce a disagio. La sua fortuna vuole che il mio cellulare inizi a squillare. Estraggo il cellulare dalla tasca dei pantaloni neri che ho indossato.
«Scusa devo rispondere, credo sia urgente»
«Si non preoccuparti, vai pure» mi alzo dalla sedia ed esco dal locale.

L'aria primaverile mi accoglie fuori dal locale. Accetto la chiamata facendo terminare la suoneria che spezzava il silenzio circostante. Porto il cellulare all'orecchio.

«Papà che c'è?» guardo la strada illuminata dai lampioni. Non c'è nessuno oltre me fuori.
«Nathan, ho bisogno di un tuo consiglio, che ne dici se vieni a casa e discutiamo di tutto?» osservo i boccioli che si stanno per schiudere su una pianta.
«Si papà, dammi una mezz'ora e arrivo» chiudo la chiamata, sospiro. Magari fosse sempre così, come questa calma che mi circonda, quel silenzio rilassante che ti fa sentire meno solo. Dovrei tornare dentro, dire alla ragazza che devo andarmene, ma questa tranquillità è quello che mi è più mancato. È come riavere Camila. Alzo la testa per guardare la luna, la natura e l'universo sono davvero affascinanti, non c'è niente da dire.

Torno dentro dopo cinque minuti passati nel più totale dei silenzi, mi dirigo a passo svelto verso il tavolo che avevo prenotato, gli occhi della ragazza si scontrano con i miei e subito un sorriso si forma sulle sue labbra.
«Senti, io devo proprio andare, tu resta pure qui, finisci di cenare con calma» prendo il portafoglio ed estraggo due banconote, una da cento e una da cinquanta dollari, le poggio sul tavolo per poi posare il portafoglio al suo posto. «Questi sono per la cena, se dovesse avanzare qualcosa tienili pure per farmi perdonare, e adesso scusami davvero ma devo andare» non le do modo di rispondere, ripercorro l'uscita. A passi svelti mi dirigo verso la mia auto, la apro e mi ci fiondo dentro. Prima parlerò con mio padre, prima potrò lasciarmi questa giornata alle spalle.

Arrivo a casa dei miei genitori una ventina di minuti dopo, scendo dalla macchina e percorro il vialetto che mi conduce alla porta di ingresso, estraggo le chiavi e ne inserisco una nella toppa della porta, è inutile bussare, i miei genitori sanno benissimo che gli avrei fatto visita.
«Papà di cosa volevi parlarmi?» domando una volta entrato nel salotto. Mia madre sussulta per lo spavento, mio padre, invece, non si scomoda dalla sua posizione.
«Nathan, è mai possibile che devi spaventarmi ogni volta con questi tuoi ingressi a sorpresa?» mia madre poggia una mano al petto cercando di rilassarsi.
«Pensavo aveste sentito la porta aprirsi» mi giustifico.
«Caroline rilassati, sai com'è nostro figlio, Nathan andiamo nello studio per favore, discuteremo di ciò che ti avevo accennato prima al telefono» annuisco seguendo mio padre nel suo studio. Non è la prima volta che mi chiede consiglio su qualche affare anche a tarda notte, non mi stupisco più di tanto, in fondo, la sua azienda presto sarà mia, ed è un bene che io inizi ad occuparmi di queste cose.

«Di cosa volevi parlarmi?» chiedo senza girarci troppo intorno.
«Di un affare che mi hanno proposto» ghigna. Mi accomodo su una delle due sedie.
«Sono tutt'orecchi» incrocio le braccia al petto.
«Penso tu conosca la famiglia Smith, vedi il signor Smith mi ha proposto un accordo»
«E sarebbe?»
«Uno di quelli che facciamo sempre, Nathan, solo che sai benissimo quanto è potente quella famiglia in ambito lavorativo. Il signor Smith ha bisogno di noi, ci vuole come suoi soci in un affare, penso che dovremo accettare, ma»
«Ma cosa?» batto freneticamente il piede sul pavimento lucido.
«Vorrei proporgli una clausola»
«Non vedo cosa ci sia di male»
«Pensavo, se la nostra famiglia si unisse alla famiglia Smith, non avremo più rivali in ambito lavorativo, ma per farlo c'è bisogno di un matrimonio»
«Non capisco»
«Sposeresti una delle figlie del signor Smith per la nostra azienda?» mi alzo di scatto sentendo queste parole.
«Non puoi chiedermi una cosa del genere»
«Nathan, non ti sto dicendo di fingere di essere felice con lei o avere un matrimonio perfetto, ti sto chiedendo di avere un anello al dito per poi avere la metà degli averi di Smith a nostra disposizione»
«Se dovessi rifiutare?» chiedo cercando di calmarmi.
«Perderai il tuo posto in azienda che andrà a tuo cugino Jonathan»
«Sai perfettamente quanto me che Jonathan non è adatto a dirigere l'azienda»
«È per questo che confido nella tua capacità di riflettere attentamente sulle conseguenze»
«Dammi 24 ore per rifletterci»
«Te ne do 12 Nathan, spero che prenda la decisione giusta» annuisco ed esco dallo studio. Non saluto neanche mia madre, vado via di casa sbattendo il portone alle mie spalle. Non posso crederci, o mi sposo o sarò disoccupato e vedrò fallire l'azienda per cui ho dato tutto.

***

«E così il vecchio ti ha dato un ultimatum» annuisco prendendo un sorso dal mio bicchiere.
«Esattamente, ho ancora un'ora di tempo per rifletterci, o la mia vita o l'azienda»
«E tu cosa preferisci sacrificare?» Mike è sempre stato quello più riflessivo tra noi due, ed estremamente diretto.
«Non lo so, non voglio vedere l'azienda fallire, ma non voglio neanche portarmi una sconosciuta in casa mia per il resto della mia vita» passo una mano tra i capelli neri.
«Posso dirti che il matrimonio non è poi così male»
«Lo dici solo perché tu conosci tua moglie»
«Anche questo è vero, ma non devi per forza fingere con quella ragazza, puoi continuare la tua vita, come lei continuerà con la sua, non è detto che dovete per forza far funzionare le cose tra di voi»
«Hai ragione, ma sai benissimo come la penso, non voglio fare lo stesso errore di Camila, si è innamorata della persona sbagliata, e sappiamo entrambi come è andata a finire. Non voglio portare a casa una sconosciuta con il dubbio che possa accadere di nuovo, non posso permetterlo»
«Io penso, invece, che tu pensi anche troppo Nathan. Quello che è successo a Camila non succederà per forza anche a te, e lo sai benissimo anche tu»
«Lo so, devo rifletterci bene, è la mia vita di cui stiamo parlando, in ogni caso»
«Di cosa state discutendo voi due?» Sasha circonda le spalle di Mike con le sue braccia, seguita da quella peste di sua figlia Chloe.
«Del mio futuro»
«Spero che prenderai la decisione migliore» mi sorride.
«Zio, vuoi giocare con me?» Chloe si avvicina a me.
«Certo piccolina, tutte le volte che vuoi» mi sorride e prendendo la mia mano mi conduce dai suoi giochi, devo prendere la decisione migliore per me. Un matrimonio o il nulla?

***

«Ciao papà, ci ho pensato» entro in casa mia chiudendo la porta dietro di me. La chiacchierata con Mike è stata davvero illuminante, penso di aver preso la decisione giusta, spero vivamente di non pentirmene.
«E cosa hai deciso?»
«Farò come dici tu, sposerò la figlia di Smith, ma sappilo che lo faccio solo per l'azienda, non ho minimamente intenzione di fingere un matrimonio perfetto, sia chiaro» sospiro sedendomi sul divano.
«Sapevo che non mi avresti deluso Nathan, parlerò subito con Smith» chiude la chiamata. Mi porterò in casa una sconosciuta per il bene dell'azienda, posso fare questo piccolo sacrificio, non andrà poi così male, io la mia vita, lei la sua, può funzionare, deve funzionare. 

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