~3: È una follia Rachel

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Rachel

Non riesco ancora a crederci, mio padre vuole farmi sposare uno sconosciuto, non siamo mica nel XVII secolo, per di più per un affare, non sono merce di scambio. Quello che non capisco è il motivo per cui ha accettato questo affare, ci sono tanti affari e non credo che questi siano più importanti di me, sua figlia. Ho sempre fatto quello che volevano loro, ma non posso accettare tutto questo è impossibile. Come può dirmi di non obiettare, ho tutto il diritto di farlo. Ho accettato tante cose, ma questa, non posso farlo, devo trovare un modo per fuggire da tutto questo.

«Che vuol dire mi devo sposare, io non conosco questa persona, e non ho intenzione di conoscerla, non mi sposerò con uno sconosciuto, mi stai vendendo, scambiando per un affare, ti rendi conto, sono tua figlia non merce di scambio» sono a dir poco furiosa. Non mi importa se sto urlando e se vedo mio padre perdere il controllo per questo mio atteggiamento. Ho sempre detto che non credevo nell'amore, ma questo non vuol dire che mi sarei sposata con uno sconosciuto. Anzi non mi sarei sposata affatto. Preferirei la solitudine ad una cosa del genere.
«Cerca di capirmi Rachel, questo affare è troppo importante per me» mantiene il tono di voce impassibile, tono che l'ha sempre contraddistinto, e che adesso non riesco a tollerare.
«Più di tua figlia? Ho sempre fatto quello che volevate senza fare domande né discussioni, ma non accetterò una cosa del genere, puoi scordarlo»
«Tu farai ciò che vuole tuo padre, e poi non hai sempre detto che non credevi nell'amore?» domanda sarcastico.
«Si ho detto che non credo nell'amore, ma questo non significa che mi sposi per convenienza, non sono una merce di scambio. Sono maggiorenne posso decidere da sola della mia vita, e no questa volta non farò ciò che dici tu» sento il sangue pulsare nelle vene, è la prima volta che mi sento senza controllo, potrei fare di tutto in questo momento e resterei sbalordita dalle mie azioni.
«Rachel non te lo sto chiedendo, tu sposerai quella persona» non riesco a crederci, ma sta dicendo sul serio.
«Non puoi dirlo sul serio» scoto la testa «Non posso crederci, mi stai cedendo per un affare, perché me, perché non Kimberlee?»
«Rachel non peggiorare le cose» mi guarda duro.
«Peggiorare cosa esattamente? Peggio di così non c'è niente» mi alzo di scatto dalla sedia «La mamma lo sa?» chiedo cercando di tornare calma anche se mi è impossibile, un padre che obbliga la figlia a sposare uno sconosciuto nel XXI secolo. Tutto questo è assurdo.
«Lo sa, e non è molto felice di ciò, ma a te non deve importare, e ora va. Devo lavorare, presto tua sorella sarà qui e si celebreranno le nozze. Chiaro?»
«Non ho scelta?» chiedo per sicurezza, mi allontano sempre di più dalla scrivania di mio padre, avvicinandomi alla porta, voglio andarmene da qui il prima possibile.
«Non hai scelta Rachel, non ne hai mai avuta una. Lo sposo ha chiesto di non incontrarti, anche lui non è molto entusiasta di questo matrimonio» come se me ne importasse qualcosa di quello che pensa quell'uomo che intende sposarmi per contratto.

Lo guardo indignata e me ne vado dal suo studio sbattendo la porta alle mie spalle. Le sue parole continuano a ripetersi nella mia mente, non hai scelta Rachel non ne hai mai avuta una. Io sono una persona, ho dei sentimenti. Invece per mio padre sono solo una merce di scambio, un affare. Come ha detto prima un intoppo in una grandissima offerta. Ma se pensa che questa cosa mi stia bene si sbaglia di grosso. Questa volta non sarò accondiscendente, gli farò vedere io chi non ha scelta. Poi lo sposo non vuole vederti fino al matrimonio, io non voglio vederlo affatto, non ci tengo minimamente a conoscerlo. Ho sempre saputo che Kimberlee fosse la sua preferita, ma che io per lui sia così insignificante da darmi ad uno sconosciuto, non lo avrei mai immaginato. Vado in camera mia e sento tutto ciò che ho mangiato prima salirmi in gola. Matrimonio, questa parola non era proprio nei miei piani come non lo è ora. Farò di tutto per impedirlo, io non sposerò uno sconosciuto.

***

Sono rinchiusa in camera mia da ormai un giorno e non ho intenzione di uscirne. Mia madre e Martha sono venute tante volte a bussare la porta della mia camera nella speranza che io le facessi entrare, ma io non l'ho mai aperta quella porta. Cosa pensa di ottenere mia madre bussando alla porta? Che la accolga a braccia aperte? Ha sempre fatto finta di niente, e anche se non è d'accordo con mio padre, questo non la rende affatto una madre modello.

Questa situazione è insostenibile, per non parlare del mal di testa che mi è venuto dopo aver pianto e urlato. Non sono mai stata arrabbiata così tanto in tutta la mia vita. So di non aver mai vissuto una vita che posso definire davvero mia, sono sempre stata succube delle decisioni di mio padre, ma un matrimonio, è troppo anche per me da accettare. Vorrei che mi lasciasse libera come ha fatto con Kimberlee.

Ho trascorso una nottata in bianco, mi giravo e rigiravo tra le coperte, ma non riuscivo a prendere sonno, non potevo farlo, dovevo trovare una soluzione a tutto questo, ci ho riflettuto tanto e sono arrivata ad una drastica decisione, dovrò scappare di casa, è arrivato il momento che inizi a seguire le mie decisioni, mie e di nessun altro. Non posso restare in questo posto che è diventato la mia prigione. Mi dispiace per Martha che non vedrò più, e né assaggerò più le sue prelibatezze, ma non mi dispiace affatto per i mei genitori, non si meritano nulla se non questo. Ma se voglio vivere davvero la mia vita devo andarmene, lontana da mio padre, lontana da questo matrimonio, lontana da questa vita, perché questa non è mai stata la mia vita.

«Sorellona apri la porta ti prego, io e la mamma siamo preoccupate, ti prego fammi entrare» siccome conosco bene mia sorella mi alzo per andare ad aprire la porta. É davvero insistente se vuole, e non posso sentire altre persone che bussano alla porta, altrimenti mi scoppierà la testa. Appena Kimberlee entra chiudo subito la porta, poi mi rimetto a letto. Dubito che mia madre sia preoccupata, come dice lei, forse sarà solo una mossa per farmi sentire in colpa.
«Rachel so cosa è successo, appena l'ho saputo sono corsa qui. Mi dispiace tanto» mi abbraccia, mi scosto subito da lei.
«Kimberlee io non voglio sposarmi, tu hai la tua vita piena di sogni, tu vuoi l'amore. Questo non è mai stato nei miei piani, ma nei tuoi sì. Io a differenza tua non ho mai avuto una vita mia, non posso accettare anche questo lo capisci? Solo perché non credo nell'amore non vuol dire che debba sposare uno sconosciuto, e per di più per un affare. Stento ancora a credere che nostro padre abbia fatto una cosa del genere. Avrebbe dovuto strappare quel contratto, non firmarlo e darmi via come se non valessi nulla»
«Tu immagini come sarà? L'uomo che dovresti sposare intendo» cambia discorso, spero vivamente che stia scherzando se non vuole essere cacciata via dalla stanza.
«Non mi interessa, io non lo sposerò, e a te questo importa? Come sarà? Ma ti senti Kimberlee? Dovresti stare dalla mia parte, non a progettare il mio matrimonio» passo una mano tra i capelli.
«Papà ti ha praticamente obbligata a farlo, non possiamo fare altro se non assecondarlo, lo sai benissimo Rachel» mi alzo dal letto, mi accovaccio e le prendo le mani tra le mie, la guardo negli occhi.
«Kimberlee, promettimi una cosa, non dire a nessuno ciò che sto per dirti»
«Dici pure»
«Ho intenzione di scappare, non posso essere la merce di scambio di nostro padre, e la fuga mi sembra l'unica alternativa per non far celebrare queste nozze»
«Ma sei pazza? E poi dove andrai, non conosci nessuno che ti può aiutare, è una follia Rachel»
«Lontano da qui, forse in Canada, o in Europa. Basta che sia lontano da nostro padre» ribatto irremovibile. O è con me o contro di me, non accetto altro.
«Lascia almeno che ti accompagni all'aeroporto» afferma sospirando. Io annuisco stringendola forte a me, c'è ancora una speranza dopotutto. Queste nozze, se tutto andrà secondo i miei piani, non si svolgeranno mai e tutto questo sarà soltanto un brutto ricordo. 

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