~21: Ricorda le tue radici

1.7K 58 1
                                    

Ci sono dei piccoli squarci di felicità, quei rari momenti che non fanno altro, al loro termine, di aumentare il dolore. Perché è questa la vita, un giro infinito di sofferenza, di tipi diversi, ma alla fine si ritorna sempre al dolore. Ed è proprio così per me. Nella mia vita il dolore è stato una costante, e io mi sono semplicemente illusa che non fosse così, che quest'anno trascorso potesse essere la mia costante, la mia rivincita. Ma ecco che quest'illusione viene infranta e io ritorno, inevitabilmente, nel dolore.

Il culmine è arrivato al cimitero, vedere la bara di mia madre lentamente riempita di terra, mi ha lasciata completamente distrutta. Solo allora ho realizzato che mia madre davvero era morta, che quello che credevo fosse un incubo, in realtà, era soltanto la cruda e dolorosa verità. Ogni volta che qualcuno mette la terra sulla bara, non è altro per me, che una pugnalata nel cuore. Lo sento farsi sempre più piccolo nel mio petto, sento il dolore che mi provoca questa visione eppure resto lì, ferma, immobile. Nutro i miei occhi di questa visione troppo dolorosa. Imprimo nella mente ogni secondo, ogni gesto, perché devo ricordarmi che tutto questo è reale e non posso combatterlo o cambiarlo, non è così che funzione con la realtà.

Dire addio non è mai semplice, dover rassegnarsi all'idea di non vedere mai più una persona che conosci da sempre non è per niente semplice. Ti chiedi sempre "riuscirò mai ad accettare tutto questo?" e io già ho la risposta: no, non riuscirò ad accettare e superare tutto questo molto facilmente. E mentre tutti sono andati a casa della mia famiglia per il piccolo ricevimento, io sono rimasta seduta accanto la tomba di mia madre, ma questa volta neanche una lacrima scalfisce il mio viso. Ho indossato la maschera della neutralità e dell'indifferenza, spero solo che regga per tutta la giornata.

Lo sguardo è fisso sul marmo della lapide.

"Hanna Thompson in Smith
Vogliamo ricordarla con la sua citazione preferita di Virginia Woolf:

La felicità è avere un filo a cui appendere le cose. Filo che, immerso nel tesoro di un'onda, tornerebbe in superficie ricoperto di perle."

Tocco leggermente il marmo freddo e passo le dita tra le lettere. Mi fermo solo quando arrivo alla foto, chiudo gli occhi e faccio un profondo respiro.

«Mi dispiace così tanto» sussurro, ed è la verità. Mi dispiace per tutto il male che le ho fatto, mi dispiace per non essere stata abbastanza, e soprattutto mi dispiace di essere stata la causa della sua morte. Ed è proprio per l'ultimo motivo che non riuscirò mai a perdonarmi. Le ho causato troppo dolore, la mia distanza, il mio non volerle parlare. Se potessi tornare indietro, farei tutto diversamente. E per mia sfortuna non posso farlo.

Una mano si posa sulla mia spalla, mi irrigidisco di colpo e mi alzo.

«Scusa non volevo farti spaventare»
«Mio Dio Nathan, ma che ti prende?» domando portando una mano al petto cercando di calmarmi.
«Volevo accertarmi che tu stessi bene. So che stai soffrendo, solo non volevo lasciarti sola» lo vedo, i suoi occhi sono sinceri.
«Grazie per la premura, se vuoi puoi sederti qui vicino a me» indico la panchina dove sono seduta.
«Certo, perché no. Andremo al ricevimento?» mi volto verso di lui.
«Si ci andremo, solo non ora. Voglio restare qui ancora un po'» affermo appoggiando la testa sulla sua spalla. Chiudo gli occhi, il suo profumo mi entra nelle narici e subito riesco a calmarmi. Adesso sto bene. Con lui sto bene, mi sento sempre al posto giusto quando gli sono vicina.

***

Se c'è una cosa che odio dei funerali è il ricevimento. Mi sono sempre chiesta come possono far finta di essere tutti felici quando è appena morta una persona. Esito ad entrare, non solo per quello che mi aspetta lì dentro, ma anche perché mi ero ripromessa di non tornare più qui, in questa casa. Dovrei affrontare altro dolore, altri ricordi, e il mio cuore non ce la fa, non può reggere ancora.

Legata a teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora