FEDERICO CHIESA
Non saprei definire ciò che ho provato quando l'ho rivista a cena. Mi sono rifiutato di guardare i suoi profili social, mi sono rifiutato di guardare gli articoli di giornale online, ma non sono riuscito a non guardarla l'altra sera. Era fottutamente bella. Toglieva il fiato, senza aver fatto niente. Era la perfezione, com'è sempre stata, con quel sorriso raggiante un po' imbarazzato. Era divina. Meravigliosa. Stupenda. Mozzafiato. Anche con i capelli in disordine, in pigiama, seduta sul divano mentre si mangia un gelato, quella ragazza riesce ad essere bellissima. Sorrido nostalgico al ricordo di lei nella casa vacanze che condividevano le nostre famiglie ogni estate. La sentivo ridere, qualche tavolo lontano dal mio, e il mio cuore perdeva un battito. Letteralmente. Il suo modo di fare, il suo modo di scherzare, come si rapporta con gli altri, la sua scioltezza nel parlare, non è cambiata di una virgola. È rimasta la stessa. Lei è estroversa, simpatica, dolce. Non ci sono parole per descriverla perfettamente. Anche due anni fa era lo stesso spettacolo che è adesso, ma finalmente è diventata una donna. Non sarà stata una decisione facile da prendere quella di trasferirsi in Germania. Nonostante io non abbia capito perché abbia deciso di farlo, sono felice che sia tornata in Italia. Anche se il nostro distacco non è stato semplice da superare. Mi domando perché sia partita senza annunciarmelo in anticipo, senza nemmeno salutarmi. Credevo che l'avrei rivista la mattina dopo, e invece, dopo averla cercata per tutta la casa, mia madre mi ha detto che era partita. Nessun massaggio. Nessuna chiamata. Nessuna mail. Niente. Niente di niente. Solo quando l'ho rivista, alla cena, una sorta di rabbia che avevo all'inizio nei suoi confronti si è ripresentata, affievolendosi pian piano sentendola parlare, quasi scomparendo. <<Fede, tutto bene?>> domanda Nicolò Barella, mio compagno di squadra, mentre mi guarda con una leggera preoccupazione, in piedi, davanti alla porta del nostro bagno. Siamo capitati in camera insieme e non posso lamentarmi più di tanto. Faccio cenno di sì con la testa, come risposta, e ritorno a fissare il soffitto sopra di me disteso sul letto. <<Sembri pensieroso.>> afferma, borbottando poi qualcosa in dialetto che non riesco a capire. Sospiro consapevole che ormai non posso più evitare l'argomento. <<Cosa te lo fa pensare?>> cerco, comunque, di sviare il discorso o di confonderlo. Cerco di non farmi intimidire dal suo sguardo indagatore, mentre percorre il piccolo tragitto dalla porta del bagno fino al letto. <<Perché non le hai parlato quella sera? Adesso ti stai praticamente mangiando le mani!>> ignora del tutto la mia domanda, e arriva subito al punto. Giro la testa verso di lui, per poterlo guardare negli occhi. <<Non lo so.>> dico, sinceramente, sospirando a fondo. Ma perché diavolo non le ho parlato? Cosa me lo ha impedito? Stringo le labbra consapevole del mio fallimento nel tentativo di sorvolare questa conversazione. <<Hai il suo numero?>> mi domanda, dopo qualche istante di silenzio. Lo guardo corrugando la fronte. Non avevo mai accolto l'idea di scriverle io per primo. Non che ci sia qualcosa di male, però mi aspettavo che fosse lei ad essere la prima, soprattutto per darmi qualche spiegazione. Annuisco, ma rimango in silenzio. <<Non le scrivi?>> mi chiede ancora, cercando di prendermi il telefono dal comodino, ma lo sposto prontamente sul lato più lontano del letto rispetto a lui e lo fulmino con lo sguardo. <<Perché dovrei scriverle?>> domando scettico, inarcando il sopracciglio, mettendomi sulla difensiva. Tirerà sicuramente fuori il mio discorso di un paio di sere fa. <<Hai detto tu che hai tante domande da farle. Alla cena non le hai minimamente parlato, quando vorresti fargliele? Nei sogni?>> ironizza, aprendo le mani esasperato. Sbuffo rumorosamente e prendo in mano il mio telefono, non sapendo bene cosa fare. Tanto so già che me ne pentirò. <<Che cosa le scrivo?>> domando, con la nostra chat aperta sul telefono. Mi guarda, inarcando entrambe le sopracciglia, battendosi le mani sulle cosce. <<Beh, allora. Vediamo. Magari un "mi era mancata la tua risata"? Non lo so, è un cliché, vai sul sicuro.>> risponde, scrollando le spalle, mentre si distende anche lui sul suo letto. Digito velocemente la frase appena dettatami sulla tastiera e gli mostro lo schermo per farlo controllare. Nicolò si avvicina al telefono per leggere e annuisce. <<Può andare bene.>> afferma, dandomi il suo consenso, e rigiro il cellulare verso di me. Sgrano gli occhi, maledicendomi mentalmente per la mia ingenuità. Sto bastardo ha inviato il messaggio. <<Ma che sei pazzo?!>> esclamo, provocando una risata al mio compagno di stanza. Mi osserva con sguardo compiaciuto, mentre prende in mano il suo di telefono. <<Dovresti ringraziarmi, almeno non hai avuto il tempo si esitare, mi ringrazierai a tempo debito. Tranquillo, per ora non mi aspetto niente.>> mi spiega, facendomi l'occhiolino alla fine. Esco velocemente dalla chat e blocco lo schermo del telefono, sospirando. Mi alzo dal letto per cambiarmi, prendo una maglietta pulita e indosso i primi pantaloncini che mi passano sotto mano. Mi stendo di nuovo sul letto e controllo il telefono per vedere se mi ha già risposto. Ovviamente non l'ha fatto. Cosa mi aspettavo? Un verso che esprime tutta la sua disapprovazione proviene da Nicolò, che mi osserva visibilmente deluso. <<Adesso non controllerai il telefono finché non leggerà il messaggio, giusto? Io voglio dormire e mi viene difficile con quella luminosità accecante che tieni!>> brontola, schiacciandosi – teatralmente, aggiungerei – il cuscino sulla faccia per non vedere la luce del mio schermo. <<Non serve lamentarsi. Ha visualizzato.>> dico, ritrovandomi a pochi millimetri il viso dell'altro dal mio. <<Non ha scritto nulla.>> dico ancora e un verso deluso esce dalle sue labbra. Appare un messaggio sul mio schermo e intravedo il nome di Benedetta. Nicolò legge il suo nome e sgrana gli occhi. <<Che tempismo.>> commenta, andando a stendersi di nuovo sul suo letto, <<Io sto crollando, vado a dormire. Dovresti farlo anche tu.>> mi suggerisce, voltandosi di schiena. Le rispondo velocemente, augurandole la buonanotte e spengo il telefono per oggi. <<Buonanotte.>> diciamo all'unisono e finalmente posso spegnere la testa.
STAI LEGGENDO
La corsa per la vittoria
FanfictionQual è il problema di essere Camilla Mancini? Apparentemente nessuno, è una semplicissima ragazza di ventun anni. Si considera una persona molto semplice, che si gode ogni cosa che la vita le propone. Non si ritiene speciale, solo fortunata: non tut...