<<Come vi siete trovati con queste condizioni della pista?>> si sporge in avanti Fabio Quartararo, per farsi sentire da tutti. Mi siedo sulla panca, vicino a Pecco, all'estrema destra di essa. <<Ad essere sincero, ho avuto qualche problema con il setting della moto.>> afferma Francesco, sospirando, apparentemente affranto dalla cosa. Per fortuna ha evitato di aprire il discorso delle gomme, dato che abbiamo già discusso animatamente noi due – questa mattina – su quale gomma sarebbe meglio usare. Come i vecchi tempi, del resto, per non dimenticarci le origini del nostro rapporto. Mi sorride, proprio Pecchino, voltando lo sguardo verso di me. Ricambio, cercando di farlo sembrare il meno sforzato possibile, ma – purtroppo – mi è partita una fitta alla testa. Sta per scoppiarmi da un momento all'altro, me lo sento. Mi appoggio con lentezza sulla spalla di Celestino, con l'unica parte della mia testa che non è indolenzita. Lo sento spostarsi leggermente e, pochi secondi dopo, sento la sua mano accarezzarmi la guancia. Qualche volta – e di solito succede in questi casi – il Cele si concede l'onore di compiere questi gesti affettuosi, quando vede che sono agitata, per tentare di distrarmi e tranquillizzarmi. Ci riesce la maggior parte delle volte. <<Non stressarti troppo, altrimenti ti aumenterà il dolore dell'emicrania. Concentrati solo su cose belle che dobbiamo diminuirlo!>> mi sussurra, per non provocarmi altro dolore con un tono della voce troppo alto. Mi massaggia la tempia dolorante, con due dita, delicatamente, senza fare troppa pressione. <<Posso fare qualcosa per aiutarti? Magari possiamo provare con il rimedio della nonna! Ordiniamo un caffè e un pezzo di limone?>> mi chiede, usando un tono di voce moderato, con fare preoccupato Francesco, accarezzandomi la schiena. Lo sento poi borbottare qualcosa con Celestino, che pochi istanti dopo mi alza il viso con una mano, facendo incontrare i nostri occhi. <<Il rimedio della nonna ti ha sempre aiutata, tentar non nuoce più di così. Le medicine non le puoi prendere, dato che dobbiamo guidare ancora e ti provocano sonnolenza.>> prova a convincermi con delle valide tesi, con il sostegno morale degli altri piloti che annuiscono dietro di lui. Il fatto che io soffra di emicrania, ormai, è noto a tutti nel paddock, per precauzione. Perché, se mi succede qualcosa, la gente sa che sto male per quel motivo il novanta percento dei casi è da cosa fare. <<Milla, l'unica cosa che potresti distruggere sono le tue papille gustative, tanto vale provarci, no?>> cerca di buttarla sul ridere, Migno, strappandomi un sorriso. <<Vorrei poterti dire che ti faccio compagnia prendendolo anche io, ma l'ho già fatto una volta ed è stato un calcio nelle palle al mio gusto. Ci tengo a tutti i miei cinque sensi.>> ridacchia Jorge, Martin intendo, con quel suo italiano "spagnoleggiante" che adoro. Celestino alza una la mano in direzione della cameriera per ordinare il mio miscuglio della morte. <<Quanto è forte il dolore?>> chiede Pecco, avvicinandosi di poco a me, posando la mano sinistra sulla mia fronte per misurare la mia temperatura. <<Mh. Sei caldina. Direi un otto.>> fa le sue considerazioni, facendomi appoggiare ancora sulla spalla di Cele, che è tanto comoda. Francesco il termometro, lo chiamavano. <<Il dolore è forte, ma ce la faccio a salire di nuovo sulla moto questo pomeriggio, non vi preoccupate.>> li rassicuro – o almeno ci provo – con un piccolo sorriso, ma non sembrano convincerli molto le mie parole. <<Questo lo decideremo dopo il caffè, se sarai in grado di sostenere quarantacinque minuti di prove libere.>> ribatte Pecchino, con tono autoritario, ringraziando la cameriera per averci portato la mia pozione magica. Non mi metto a controbattere, perché tanto so che sarebbe una nuova gara su chi è più testardo fra noi due, ed al momento, non ho le forze. Basta con le operazioni autodistruttive, abbiamo già dato per oggi. <<Forza. Butta già il veleno in un solo sorso e dimostraci che il gusto intenso del caffè amaro con il limone ti sta massacrando il palato.>> mi prende in giro Mig, bonariamente ovviamente. Prendo la tazzina in mano, con fare riluttante, e dopo qualche secondo ad immaginare momenti peggiori di questo – anche se ho faticato a trovarne – faccio come mi è stato suggerito e bevo il contenuto in un sorso solo. "Fuori il dente, fuori il dolore" dicono. Mi concedo una sola smorfia di disapprovazione, ma già sento un leggero sollievo alla testa. Mi riappoggio sulla spalla del mio diciannovenne preferito e mi godo gli ultimi istanti di chiacchiere e di tranquillità prima di tornare in pista per la seconda prova libera di oggi.
<<Non riesco a capire perché faccio fatica a trovare una costanza con la moto!>> si lamenta Francesco, che esce dal bagno, con solo un asciugamano legato in vita. Giro lo sguardo su di lui e arriccio il naso per evitare di starnutire. Evito di farela battuta "Sono allergica a te" perché so che lo provocherei e basta in questo momento. Io ho fatto la doccia prima e, per fortuna, mi ha aiutato ad alleviare il dolore della testa che mi tormentava da questa mattina. Speriamo che domani non ritorni, non voglio dovermi avvelenare di nuovo con quel miscuglio maledetto. <<Faccio fatica prendere il passo giusto e faccio fatica a guidare la moto.>> mi rivela, sedendosi sul bordo del letto matrimoniale. Sento il suo sguardo penetrarmi, perciò infilo il segnalibro fra le pagine del mio povero libro – che dovrà aspettare ancora molto – e lo chiudo per concentrarmi totalmente sul mio ragazzo. <<Che sensazioni hai sulla moto?>> gli domando, battendo una mano sul letto, vicino a me, per farlo avvicinare. <<Sei sicuro che tutti nel garage comprendano bene quello che spieghi loro, quando c'è qualcosa che non va?>> mi sorge questo dubbio, e glielo pongo. Lui mi guarda negli occhi, con fare pensieroso, e storce la bocca. <<Dici che è quello il problema?>> chiede, titubante, con il viso teso. <<Io non so come spieghi le cose ai tuoi meccanici, sono dall'altraparte del divisorio e non ti sento parlare.>> gli rispondo, prendendogli la mano per accarezzarne il dorso con il mio pollice. <<Però potrebbe esserci un problema di comunicazione, e quindi di comprensione, che si unisce al secondo problema.>> mi schiarisco la gola. <<Se il Team noncapisce quello che non va sulla moto, devi cambiare metodo di comunicazione. In più, secondo me, dovresti imparare ad adattare un po' di più il tuo modo di guidare alla situazione.>> Francesco sposta lo sguardo verso il muro per qualche istante, e lo riporta, poco dopo, di nuovo su di me. Mi sorride e io ricambio immediatamente il gesto, aprendo le braccia per invitarlo in un abbraccio. E nel mentre che lo stringo forte, tenendolo stretto a me, percepisco il suo corpo abbandonarsi al mio, facendomi venire le "cosiddette" farfalle nello stomaco. <<Non so cosa farei senza di te. Tu sai sempre ciò che devi dire, al momento giusto e nel modo giusto, in modo che tutti riescano a comprenderti al meglio.>> dichiara, sciogliendo il nostro abbraccio. Con il viso si avvicina all'incavo del mio collo e il tocco delle sue labbra con la mia pelle, mi provoca dei brividi lungo la schiena. Le sue mani si posano sui miei fianchi e mi tirano più vicino al suo corpo. <<Francesco.>> dico il suo nome, facendo scappare un piccolo sospiro dalle mie labbra, provocando un sorriso compiaciuto dell'altro. <<Mi vesto e ci guardiamo Netflix?>>si interrompe, alzando la testa per incontrare i miei occhi. Annuisco e gli sorrido, sospirando, mentre vedo che si muove per la stanza, da una valigia all'altra per recuperare tutti gli indumenti che gli servono. Posso essere sincera? Farò una rivelazione che farà il giro di tutto il web, probabilmente. Pecco ha una valigia in più di me. Lo so! Assurdo, vero? E poi si lamentano di me che porto troppe cose in giro. Rendetevi conto con che ipocriti vivo. Sono campioni mondiali di ipocrisia, altro che. Il motomondiale? Per loro passa totalmente in secondo piano! E lo so, mi direte "Milla! Ma fregatene di loro!" e vi darei anche ragione, se non fosse per il piccolo dettaglio che loro hanno anche il coraggio di lamentarsi di me. <<Sai, ho un buon presentimento per la gara.>> mi dice, mentre indossa la maglietta, uscendo dal bagno. <<Ah sì? Che cosa credisuccederà?>> gli domando, curiosa. Lui mi guarda e tentenna. Ora non vuole più dirmelo? <<Ho fatto un sogno l'altra notte. Ti ho vista sul podio, qui ad Assen.>> mi rivela, sussurrando il tutto, probabilmente impaurito dalla mia reazione. Ho gli occhi sgranati. Che abbia fatto un sogno premonitore e il mio destino mi stia cercando di dirmi qualcosa? Dovrei crederci questa volta, oppure è meglio di no? Lo guardo sconcertata. <<Dai, vieni qui. Guardiamoci la televisione e poi andiamo a dormire. Dobbiamo essere in forma per domani!>> decido di ignorare ciò che mi ha appena rivelato e aspetto che si sistemi vicino a me per aprire Netflix e scegliere cosa guardarci.
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La corsa per la vittoria
FanficQual è il problema di essere Camilla Mancini? Apparentemente nessuno, è una semplicissima ragazza di ventun anni. Si considera una persona molto semplice, che si gode ogni cosa che la vita le propone. Non si ritiene speciale, solo fortunata: non tut...