Capitolo 2

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Siamo stati davvero fantastici. Non abbiamo mai fatto una spesa tanto veloce, senza fermarci per ogni reparto valutando se comprare qualcosa che sicuramente non ci serve. Ci siamo esibiti in un concerto live improvvisato in macchina, durante il ritorno verso casa, cantando a squarciagola le canzoni delle hit estive in voga passate per radio, con i finestrini della macchina rigorosamente abbassati. Chi siamo noi per privare l'ascolto di due cantanti mancati ad un povero, poverissimo, passante? Fortunatamente, la nostra carriera musicale non è mai decollata. Appena scesa dalla macchina, quasi non capisco cosa mi stia cercando di dire Francesco. Si avvicina a me e al mio povero orecchio, e con la musica ancora nella testa, mi urla: <<Patti chiari e convivenza lunga>> è un nostro modo di dire, <<ti voglio vedere preparata, pronta per andare, in soggiorno, alle 19.30. Devi essere puntuale. Non 19.33, chiaro? Giuro che questa volta ti trascino fuori anche con due scarpe diverse e struccata!>> mi "minaccia", chiarendo la situazione.  Dobbiamo ancora pranzare e lui pensa già a quando dovremo uscire. Sbuffo e giro gli occhi al cielo, avanzando frettolosa verso la porta del nostro condominio con una borsa della spesa – e ovviamente ho preso quella più pesante delle due – per aprire la porta di casa. Inutile che vi racconti che abbiamo sistemato la spesa, che ci siamo preparati una pasta per pranzo e che ci siamo guardati Netflix tutto il pomeriggio. <<Sono le 17.15, se mi lasci il bagno vado a farmi una doccia.>> e senza nessun tipo di polemica mi dirigo verso il mio piccolo regno con l'idea di prendermi tutto il tempo necessario per prepararmi. Tanto lui ci mette massimo dieci minuti a lavarsi e non si deve neanche aggiustare la barba! Mi chiudo la porta del bagno alle spalle e il mio sguardo scivola sullo specchio appeso sopra il lavandino. <<Oh, santo cielo!>> sussurro, sgranando gli occhi. Prima di spogliarmi per entrare nella doccia, mi stiracchio per svegliarmi dal mio stato catatonico, raggiunto prima sul divano. <<Facciamo le cose per ordine.>> mi incoraggio, lasciando poi i vestiti appallottolati sul ripiano del lavandino. Allungo un braccio all'interno del box doccia per aprire l'acqua e farla scorrere qualche secondo per scaldarla quel minimo necessario per non farmi congelare. Misuro la temperatura con la mano destra e decido di farmi coraggio ed entrare, abbandonandomi totalmente al getto rilassante. Mi concentro sull'acqua che mi scorre lungo i capelli, le spalle e la schiena. Mi insapono, e per i miei fan più intimi – shampoo, balsamo, sapone per il corpo – mi esibisco ancora, canticchiando qualche parola della mia canzone preferita. <<Dancin' in the moonlight, everybody's feelin' warm and bright.>> cinguetto in un falsetto stonato, allungandomi verso il balsamo per versarmene una noce sul palmo della mano sinistra. <<It's such a fine and natural sight, everybody's dancin' in the moonlight.>> canto, sciacquandomi un'ultima volta, poi chiudendola. Prendo veloce l'asciugamano, appeso su un apposito gancetto posto appena fuori dalla doccia, e un brivido mi percorre la spina dorsale. Mi osservo allo specchio prima di uscire, dato che mi si intravede dalle porte trasparenti del box che cominciano a snebbiarsi. Giuro che non so decidermi: le lentiggini su di me stanno bene o no? Non ne sono tanto convinta. <<We like our fun and we never fight, you can't dance and stay uptight.>> sussurro, continuando la canzone. Raccolgo le mie cose ed esco dal bagno, correndo verso la mia camera, chiudendomi la porta alle spalle. Mi avvicino alla valigia e mi rendo conto di non aver portato qualcosa di appropriato alla serata. Come dovrei vestirmi? Da quel che ho capito, non andiamo in un ristorante, quindi non ho il problema di scoprire se ci sia bisogno di qualcosa di elegante, ma siamo ospiti della Nazionale, perciò questo implica qualche ragione per cui dovrei vestirmi in un determinato modo a me ignoto? Con una mano adibita a sorreggere il mio asciugamano, con l'altra mi "diverto" – spero che la mia ironia si capisca – a svuotare il mio bagaglio per trovare un abbinamento che mi soddisfi. <<Francesco!>> urlo. <<Vieni qui un attimo, per favore!>> esclamo con tono disperato. Sto cominciando ad innervosirmi. <<Dica, capo.>> mi prende in giro, appoggiandosi con la spalla sullo stipite della mia porta, aprendo quest'ultima di scatto. Se fossi stata nei paraggi mi avrebbe rotto il naso, sicuro. <<Hai qualcosa da prestarmi? Non ho idea di come vestirmi! E prima che tu comincia con la solita tua cantilena del "dovresti smetterla di comprarti dei vestiti a caso, senza tener conto del fatto che se non hai niente con cui abbinarli e poi rimarranno nel tuo armadio" ti prego, sei la mia unica salvezza.>> lo supplico, arricciando il labbro inferiore con il fine di fargli tanta pena da concedermi l'onore di indossare qualche suo vestito. Prima di rispondere, osserva la mia camera – e precisamente la bomba di vestiti sparsa sul pavimento – per poi alzare lo sguardo su di me, e finalmente, mi fa cenno con il capo di seguirlo. <<Puoi prendere quello che vuoi, ma non quella maglia.>> me ne indica una nera, appoggiata sul letto. <<Hai ancora quindici minuti.>> mi avverte, la mia ansia personificata. Non mi faccio "colpire" dalle sue parole e lo ignoro palesemente. Finalmente, dopo aver rovistato nella sua valigia trovo la maglia perfetta per la serata. La prendo fra le mani e corro verso camera mia per finire di prepararmi, perché non voglio che mi trascini fuori di casa mezza truccata, dato che so che lo farebbe. Ormai l'ho portato al limite della sopportazione, povero uomo. Usciamo di casa – addirittura – due minuti prima. <<Ti sta bene questa maglietta.>> afferma Pecco, guardandomi di sottecchi, impegnato ad uscire dal posteggio di casa, con un sorrisino sulle labbra a me indecifrabile. <<Sta sicuramente meglio a te che a me, puoi tenerla se vuoi.>> continua a dire, con gli occhi puntati sulla strada. Gli sorrido, mentre allungo una mano per sistemargli un ricciolo totalmente fuori posto rispetto a tutti gli altri. <<E dell'outfit completo? Non mi dici niente?>> domando, continuando a fissare il suo profilo concentrato. <<Tu sei sempre bella Milla e questi jeans neri sono una favola.>> commenta lui, voltandosi un secondo per incontrare il mio sguardo baciato dal sole. Arrossisco per questa sua affermazione e non dico niente. Sorrido e basta.

La corsa per la vittoriaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora