Ad essere sincera, non so se ho fatto bene a chiedere una mano proprio a Pecco, ma a chi se no? Devo fare i miei esercizi di visualizzazione, e il mio terapista mi ha suggerito di farmi guidare da una persona agli inizi. <<Sei pronta?>> mi chiede Francesco, con in mano i fogli che ho stampato prima di partire. Questa è la seconda volta che lo faccio, ma la prima volta ero seguita da Francesca, la fidanzata di Vale, che è tornata in Italia. Era andato bene con lei, spero vivamente che abbia lo stesso effetto anche con Pecco. Stendo il mio tappetino da yoga e mi ci distendo sopra, mentre il mio ragazzo prende una sedia e si avvicina a me. Lo vedo accomodarsi e guardare velocemente le pagine che ha in mano. <<Dovresti leggere quello che c'è scritto senza interromperti e con lo stesso tono dall'inizio alla fine.>> gli spiego, e intanto attendo che abbia finito di controllare i fogli. <<Quale hai detto che devi fare? Il numero cinque? La "visualizzazione degli obiettivi"?>> mi domanda, alzando gli occhi verso di me. Annuisco e si schiarisce la gola. <<La visualizzazione degli obiettivi funziona in maniera simile al modo delle immagini guidate. Invece di creare una scena nella tua mente, vai a visualizzare il momento specifico di quando andrai a raggiungere il tuo obiettivo.>> e stringe le labbra. <<Ma devi per forza stare distesa? Non vedo scritto niente.>> borbotta, Pecco, guardandomi con fare insistente. Mi viene già da ridere e non abbiamo ancora cominciato. Sbuffo e mi giro verso di lui, sedendomi. <<Preferisci che io stia seduta?>> chiedo, scocciata, aprendo le braccia con fare teatrale. Lui annuisce e osserva attentamente la pagina che tiene stretta nella mano. <<Pensa all'obiettivo che vuoi raggiungere e tienilo fortemente nella tua mente.>> afferma, con il tono della voce basso e sicuro. <<Potrebbe trattarsi di vincere una competizione sportiva, piuttosto che apprendere una nuova abilità o migliorare un particolare comportamento. Qualsiasi obiettivo che vuoi raggiugere va bene.>> e rimane in silenzio, dandomi il tempo necessario per visualizzare il mio proposito. Respiro a fondo e chiudo gli occhi, per isolarmi dal mondo esterno e potermi concentrare solo sui miei pensieri e su me stessa. Il mio obiettivo è vincere nel mio Gran Premio di casa. <<Immagina di riuscire in questo obiettivo. Concentrati sulla tua posizione, sulle altre persone presenti intorno a te e sui tuoi sentimenti nel momento in cui raggiungi il traguardo desiderato.>> dice, poco dopo. <<Aggiungi quanti più dettagli possibili per rendere la scena realistica.>> Mi vedo sul podio, a Misano, con il trofeo del primo posto in mano. La bandiera dell'Italia sventola dietro di me e una marea di persone rosse mi guardano, da sotto la balconata, felici. Il pubblico urla il mio nome e mi diverto a fare una doccia con lo spumante alla mia scuderia. Bevo un sorso di Prosecco e alzo il trofeo sorridendo al fotografo che ci sta scattando delle foto. Divento nervosa, mi trema la coppa nelle mani. <<Se ti vengono in mente pensieri negativi, ad esempio "Non posso farlo" o "Questo non funzionerà", combattili con un mantra positivo. Pensa a qualcosa come "Posso farlo" o "Ho fiducia in me stessa" oppure "Ho la forza di continuare a provare">> parla ancora Francesco, dopo qualche secondo di silenzio. Mi invade la mente un'immagine ricorrente nei miei incubi. Rivedo la mia caduta, rivedo il mio disarcionamento dalla moto e mi vedo rotolare a terra dopo il volo che ho fatto. Mi vedo stesa, con il respiro corto e il corpo dolorante. Riesco ancora a percepire il dolore nelle mie ossa. Le nostre ossa memorizzano i ricordi dolorosi. Sembra che nel nostro corpo risiedano ventiquattro coppie di punti, o placche cutanee, che "memorizzano" gli eventi che ci hanno traumatizzato. Mi scuoto, sentendo un brivido che percorre rapido la mia spina dorsale. Sento Pecco muoversi e avvicinarsi verso di me. Percepisco l'aria spostarsi. <<Concentrati sul tuo respiro e sul mantra positivo mentre visualizzi la scena del tuo successo.>> mi dice, sussurrando questa volta. Faccio un respiro profondo, cercando di tranquillizzarmi. Combatto i miei pensieri negativi e riporto, al centro della mia mente, ciò che avevo visualizzato all'inizio. Mi rivedo sul podio, ma questa volta, sto urlando qualcosa. "Posso farcela!" urlo, sbraito, dico a me stessa. È come se la me della mia visualizzazione e la me interiore si stessero parlando, si stessero guardando. Si studiano e si comprendono. Io ce la posso fare. Sono già salita su quel podio, sono già riuscita a fare quel "miracolo" e portarmi a casa un trofeo di Misano. <<Quando senti di essere pronta, puoi aprire i tuoi occhi lentamente, abbandonando la tua immagine con i tuoi ricordi.>> afferma, usando il tono di prima, Pecchino, stando poi in silenzio. Pian piano, riapro gli occhi e sbatto velocemente le palpebre per abituarmi di nuovo alla luce artificiale del Motorhome. <<Come ti senti?>> domanda, il mio ragazzo, inginocchiato vicino a me. Il suo sguardo è leggermente preoccupato. Sorrido, tentando di rassicurarlo e accarezzo con delicatezza la sua guancia. <<Sto bene. Non è così traumatico da fare.>> gli rivelo, ridacchiando. <<Credevo ti fossi addormentata ad un certo punto, sai? Eri immobile e respiravi piano. Poi tu ti addormenti ovunque, ti sei addormentata anche in piedi una volta!>> mi prende in giro, ridendo. <<A mia discolpa, era la mia solita sonnolenza post pranzo. Non puoi pretendere di ingozzarmi e poi farmi saltare il mio pisolino!>> dico, fingendomi offesa, voltando lo sguardo da un'altra parte. Lui scoppia a ridere e mi abbraccia forte a sé. <<Se vai forte come la scorsa domenica, devo preoccuparmi.>> sussurra, facendomi sorridere. Spero vivamente di andare forte come la scorsa domenica. Cascasse il mondo, io voglio essere di nuovo sul podio! Papà è qui, a guardarmi, dopo un sacco di tempo che non riusciva ad esserci alle mie gare. Non posso deludere le sue aspettative. Non posso deludere nemmeno le mie aspettative. <<Preparati, Bagnaia. Non avrai vita facile.>> affermo, con un tono finto minaccioso, abbandonandomi alle sue braccia. <<Quando mai ho avuto vita semplice con te? Sei un terremoto e hai una maledizione Cami. Tu appena vinci qualcosa, vinci di conseguenza tutto.>> è serio, mentre mi parla adesso. Volto la testa per poterlo guardare negli occhi. Lo osservo confusa e mi bacia la fronte. <<Tu sei l'atleta perfetta. Hai il carattere fatto a pennello per vincere. Ne parlavo l'altro giorno con Davide e Luigi. Ce la stai facendo, Milla. Stai tornando ad essere te stessa, credimi!>> esclama, scuotendomi leggermente. Mi viene da ridere e Pecco mi sorride. <<Non mollare! Per nessuna ragione al mondo.>> mi fa promettere, mantenendo uno sguardo serio su di me. <<Te lo prometto, non mollerò.>> sussurro. Io non voglio mollare. Non è nel mio stile mollare. <<Fai ancora un piccolo sforzo.>> e poi smette di parlare, appoggiando il suo mento sulla mia testa, rimanendo fermo in questa posizione per un tempo che non saprei quantificare. Mi godo il momento, respirando a fondo un paio di volte, assaporando la quiete prima della tempesta.
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La corsa per la vittoria
FanfictionQual è il problema di essere Camilla Mancini? Apparentemente nessuno, è una semplicissima ragazza di ventun anni. Si considera una persona molto semplice, che si gode ogni cosa che la vita le propone. Non si ritiene speciale, solo fortunata: non tut...