Capitolo 36

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<<Innanzitutto, voglio congratularmi con te per il meraviglioso podio che hai ottenuto! Ho guardato la gara e sotto quel diluvio hai fatto una prestazione meravigliosa.>> afferma, il mio psicologo, sorridendo entusiasta del mio risultato. Sento le guance avvampare e i miei occhi scivolano verso il pavimento, non riuscendo a mantenere un contatto visivo. Ridacchia divertito, sapendo che i complimenti mi fanno questo effetto. Però sono egocentrica e un controsenso continuo. <<A cosa pensavi durante la gara?>> mi domanda, curioso, e accavalla le gambe per stare più comodo. Faccio un respiro profondo. <<In realtà, avevo una paura matta di scivolare. Ho guardato il video della gara e posso assicurarti che la televisione non rendeva la quantità di acqua in pista. Non scherzo, ci saranno stati tre centimetri d'acqua e quando ha cominciato a piovere sempre più forte non si vedeva quasi niente.>> ammetto, ridendo. Lui mi rivolge il suo sguardo, sgranando gli occhi, sorridendomi. <<Che strategia hai usato in pista?>> domanda, ancora, scrivendo qualcosa sul suo solito foglio, guardandomi di sottecchi. <<In realtà, nessuna. La gara è andata totalmente in modo diverso rispetto alle nostre aspettative. Sì, eravamo quasi tutti sicuri che avrebbe piovuto, ma nessuno si aspettava tanta acqua. Non avevamo nemmeno concordato di usufruire del flag-to-flag, ma in quel momento mi son detta che non avevo assolutamente niente da perdere e mi è sembrato il momento perfetto per "rischiare" un po' ed uscire dalla mia comfort zone. A due giri dalla fine è stata davvero una scelta azzardata la mia, e mi sono resa conto dopo che Pecco era rientrato con il gruppetto di testa e mi sono domandata che cosa stesse combinando. Io, non gareggiando per vincere il titolo quest'anno potevo permetterlo, ma lui invece? Ha fatto una follia, ma gli è andata bene.>> gli rispondo. Lui annuisce e ridacchia, sentendo le mie considerazioni. <<Hai detto che avevi paura di scivolare, mi sapresti identificare questa emozione? Era una paura uguale, simile, a quella che hai solitamente o era diversa?>> chiede, attendendo una mia replica. <<Era sicuramente diversa. La percepivo come una paura divertente. Non saprei come spiegare la sensazione, ma ero felice. Mi è sembrato di ritornare ai bei vecchi tempi.>> affermo, sorridendo genuinamente. <<Ho fatto tutti i compiti che mi hai assegnato nella nostra ultima seduta e hanno funzionato. La mattina della gara mi sono sentita tranquilla, quasi senza ansia durante il warm up e le gare delle due classi precedenti. Ho anche fatto la camminata serale da sola e devo ammettere che il giorno dopo avevo una consapevolezza diversa del circuito. Lo conoscevo meglio, in un certo senso.>> dico anche, facendogli presente che questa vittoria è soprattutto dovuta al lavoro che siamo facendo noi due insieme. <<Negli esercizi di visualizzazione invece, ho lavorato pensando a Misano, come avevamo pensato la scorsa volta. Penso di star facendo un buon lavoro, per ora, ma quello lo potremo vedere a tempo debito, penso.>> aggiungo poi, bevendo un sorso d'acqua dal bicchiere che mi ha offerto all'inizio. <<Il lavoro che ti ho assegnato è molto interessante. Il cervello non sempre riconosce la differenza tra qualcosa che hai immaginato e qualcosa che è realmente accaduto. Questo è uno dei motivi per i quali gli esercizi di visualizzazione mentale e la visualizzazione in generale funziona>> dice. <<Quando visualizzi te stessa mente raggiungi gli obiettivi, il tuo cervello potrebbe credere di aver fatto quelle cose. Questo può aiutarti a sentirti più sicura e rendere più facile raggiungere quegli obiettivi nella realtà.>> mi spiega, con tono tranquillo, muovendo con gesti circolari la mano con cui tiene la sua penna bic. <<La visualizzazione aiuta anche a creare nuovi percorsi nel cervello tramite un processo chiamato neuroplasticità. Supponiamo che ti visualizzi mentre ricevi una nuova offerta dalla Ducati e questo ti fa sentire entusiasta. Questa immagine può portare il tuo cervello ad associare l'ottimismo e degli altri sentimenti positivi al pensiero di un nuovo contratto con la Ducati.>> afferma, facendomi un esempio per intendere meglio tutto il suo discorso. <<Hai avuto qualche pensiero negativo riguardante Silverstone? Cosa provi quando ti chiedo di pensare al circuito in questione e alle emozioni che provi?>> continua a domandare lui, dopo qualche istante di silenzio in cui scriveva qualcosa, cambiando totalmente discorso. <<Pensieri negativi no. Diciamo che Silverstone mi ricorda un sacco la Formula 1, perché è stato il primo GP che ho visto dal vivo con mio padre. Non mi ha mai dato delle delusioni l'Inghilterra, quindi non ho dei pensieri tristi o che mi creano nervosismo.>> sostengo, facendo un sospiro. <<Se devo trovare un circuito, fra quelli che non abbiamo ancora percorso in questa stagione, che potrebbero rendermi nervosa è Austin, in America. Oltre ovviamente Misano.>> racconto, gesticolando – come mio solito – con le mani. Lui annuisce e mi guarda, ancora per qualche secondo, prima di togliersi gli occhiali e appoggiarli sul tavolino accanto alla sua poltrona. Oh, oh. <<Nella nostra scorsa seduta, mi avevi accennato al fatto che ci sarebbe stato tuo padre in Austria, insieme a qualche giocatore della Nazionale. Sono riusciti a venire?>> chiede, sorridendomi. Mi concedo un sospiro di sollievo, dato che ero già preoccupata che tirasse fuori qualche domanda complicata e su argomenti dolenti. <<Sì, sono riusciti a venire. Hanno detto che si sono divertiti un sacco e che vogliono venire ad un altro Gran Premio. Penso che prenderò loro i pass per Misano e, se si divertono ancora, anche per Misano 2.>> rispondo, ridacchiando. <<Come ha reagito tuo padre al tuo terzo posto?>> si incuriosisce, addolcendo il suo sguardo. Sorrido al ricordo di lui commosso che mi cammina incontro, a braccia aperte, per stringermi forte a sé. <<Mi hanno detto che si è messo a piangere quando ho tagliato il traguardo. Mi ha tirato uno scappellotto per averlo fatto preoccupare, però era orgoglioso della mia gara. Mi ha guardata sul podio con le lacrime agli occhi.>> rido, pensando a lui e a Gianluca Vialli abbracciati sotto il podio mentre mi guardavano ricevere il trofeo del Red Bull Ring. <<Papà mi incoraggia sempre, lo ha sempre fatto. E Gianluca, il suo collega, è sempre stato una figura importante nella mia carriera. Veniva spesso alle mie gare, accompagnando me e papà. E i ragazzi sono stati dolcissimi. Mi hanno fatto un sacco di complimenti, hanno esultato come dei pazzi e mi ha veramente fatto piacere averli lì con me.>> spiego, e questa volta tocca a me commuovermi. Mi asciugo velocemente una lacrima che ha solcato la mia guancia destra e sorrido al mio terapista. <<Cami, anche per oggi, la nostra seduta è finita. Non trascurare i compiti che ti ho assegnato e, mi raccomando, in bocca al lupo per Silverstone!>>

La corsa per la vittoriaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora