Capitolo Cinque - Una Cotta

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La camera al terzo piano dell'appartamento di Yayoi e Genzo a Saitama era silenziosa, rotta solo dal battere ticchettante della pioggia sulle finestre e i sommessi singhiozzi di Genzo, che si stavano via via calmano a mano a mano che Kojiro attendeva seduto accanto a lui.

Nonostante fosse passato un anno il ricordo della sua relazione con Schneider era ancora livido nella memoria di Genzo e soffriva ogni volta che ci pensava.

<< I- io so che non dovrei essere triste, ma- >> Genzo non riuscì nemmeno a terminare la frase, mentre John gli leccava le mani, appoggiate sul viso per nascondere le lacrime a Kojiro.

Kojiro lo guardava, in pena per lui.

Non si aspettava di poter provare quel sentimento di dolore condiviso per Genzo, ma vederlo piangere per la prima volta gli fece un certo effetto.

<< Mi ha tradito... Dovrei odiarla... E invece continuo ad- ad amarla con tutto me stesso >> mormorò Genzo, ripensando a Schneider, attento ad usare il femminile quando parlava di lui.

Kojiro strinse la spalla di Genzo con la mano, avvicinandolo a sé.

<< Dai Wakabayashi, non piangere più, è strano quando piangi. Sembri avere un'anima! >> lo sgridò Kojiro, cercando di strappargli un sorriso.

<< E- e senza di lei di notte sento le voci, sempre. Mi proteggeva, era il mio cavaliere. Mi sento così patetico, ma senza di lei sono- non sono nulla. Aveva promesso di salvarmi, aiutarmi, proteggermi per sempre >> Genzo ormai stava perdendo il filo del discorso, biascicava parole sconnesse tra le lacrime.

Kojiro lo guarda, confuso.

<< Sai proteggerti da solo! Era solo una ragazza! >> lo ammonì Kojiro.

Poi ripensò alle parole pronunciate da Genzo, al modo disperato in cui aveva sentenziato che da solo non riusciva a proteggersi dalle voci.

Cavaliere.

Era quella la parola esatta usata da Genzo per descrivere la ragazza, un cavaliere con spada ed elmetto per proteggerlo da sé stesso.

<< ...Schneider era più che un amico per te, vero? >> le parole uscirono quasi spontanee dalla bocca di Kojiro.

Genzo a quell'affermazione si immobilizzò, come una statua, ansimando leggermente.

<< C-cosa stai dicendo? >> balbettò piano.

Kojiro aveva lo sguardo basso, spostò la mano dalla spalla di Genzo.

<< Wakabayashi tu- tu sei gay? >> lo chiese come se avesse qualche dubbio, ma ormai non ne aveva più molti.

Quelle voci che giravano su di lui, la foto di Schneider nell'orologio, l'amore platonico per Yayoi, tutto combaciava.

Genzo non rispose subito, teneva lo sguardo basso.

<< Mi stai chiedendo qualcosa di cui sai già la risposta >> sussurrò a fior di labbra Genzo.

Kojiro si guardò le mani, imbarazzato.

Improvvisamente tutti i discorsi sulla Germania di Genzo gli apparvero disgustosi.

<< ...E così sei gay sul serio. Pensavo fossero solo voci... >> mormorò ancora Kojiro.

Genzo improvvisamente si sentì preoccupato dal tono di voce di Kojiro.

<< T-tra noi non cambierò nulla, giusto? Insomma, vuoi ancora parlare con me? Mi trovi ancora stimolante? >> chiese Genzo, imbarazzato.

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