La serata procedeva tranquilla da Genzo e Kojiro, avvolti nella notte a concludere quella cena.
Non avevano smesso di parlare dall'inizio delle portate, anche a bocca piena si continuavano a pizzicare e ad interrogare a vicenda.
<< E quindi un po' ti sono sempre piaciuto >> concluse Kojiro, leccandosi le labbra finendo la sua portata.
Genzo stava ancora mangiando, con le guance piene.
<< Può darsi... Ma solo come persona, mi sembravi molto simpatico. Provavo ad attirare la tua attenzione, ma non ti interessava mai, litigare era l'unica cosa che facevamo insieme! >> replicò Genzo, serrando le labbra.
<< Così alla fine mi hai odiato davvero >> mormorò Kojiro.
<< Solo quando ho incontrato Schneider, avevo intenzione di dimenticarmi completamente di te e delle tue stupide frecciatine >> commentò Genzo, ingoiando quello che aveva in bocca.
<< E non ce l'hai fatta molto bene >> lo prese in giro Kojiro.
<< Mh direi di no, eccomi qua, tre anni dopo a quando avevo giurato di non tornare più... Beh, è andata bene, non trovi? >> ammise Genzo, sorridendo.
<< Se avessi saputo che volevi solo parlare con me mi sarei risparmiato quei commenti su tua madre >> replicò Kojiro, immerso nei ricordi.
<< Ti trovavo molto divertente quando parlavi con i tuoi amici, poi ti giravi verso di me e mi fissavi con odio. Non sarei mai stato uno dei tuoi amici, lo sapevo già, ma di certo non mi aspettavo di essere questo per te >> borbottò Genzo, con una piccola risata.
<< Perché? Cosa sei ora? >> chiese Kojiro, sorprendendosi di quella stessa domanda, come se ce ne fosse bisogno.
<< Non lo so. Cosa sono, perché non me lo dici tu? Cosa vuoi che io sia? >> chiese Genzo a sua volta, incrociando le braccia.
Kojiro si alzò da tavola, leggermente scuro in volto, la piega che stava prendendo quel discorso lo stava leggermente preoccupando.
Dopo avere ascoltato le motivazioni di Genzo su tutti quei litigi sentiva come se la sua presunta vendetta non avesse senso.
Alla fine lo sapeva benissimo perché lo stava facendo, ma non voleva credere nemmeno a sé stesso.
La vendetta era solo una scusa per giustificare il vedersi con Genzo, il parlargli, senza ammettere che forse era per puro piacere che voleva farlo.
Quel pensiero lo rifiutava come una malattia contagiosa, non lo sopportava proprio, era troppo gay ed era una cosa che non tollerava.
Così si ripeté almeno dieci volte nella testa che stava uscendo con Genzo per vendicarsi, che non provava alcun piacere a vederlo.
<< Allora Kojiro, dove andiamo ora? >> domandò Genzo, incrociando le braccia e avvicinandosi a lui.
<< Dove vuoi andare tu >> rispose lui, ancora imbarazzato per quello che aveva quasi ammesso.
Genzo ci rifletté qualche secondo.
<< Facciamo solo una passeggiata, non ha importanza dove >> decretò alla fine il portiere, tentando di prendere Kojiro sottobraccio.
Kojiro si sottrasse alla sua presa, solo perché quei pensieri lo avevano preoccupato e non voleva dargli ragione in nessun modo, con nessun'azione troppo ambigua.
<< Tutto bene? >> domandò Genzo, incrociando lo sguardo di Kojiro.
Il pensiero di sembrare gay fece distogliere lo sguardo a Kojiro, poi si convinse che era solo una vendetta, nulla di più.
STAI LEGGENDO
Soulmates - Anime Gemelle
FanficUn ragazzo. Una ragazza. C'è bisogno di aggiungere altro? Lui: Sveglio, positivo, perennemente convinto che nonostante tutto quello che gli succede la vita andrà meglio. Solare di giorno, disperato di notte, un ragazzo con due volti e una sola ragio...