Il pianto e la cascata.
Era passato un po' di tempo da tutto quel subbuglio, angeli che la cercavano, demoni che la cercavano e quel tipo strano Marte, che l'aveva quasi fatta sentire meglio di quando avrebbe potuto fare la sua famiglia.
Non resse la situazione e corse in bagno.
Il pranzo che aveva mangiato era lì nello stomaco ma non doveva vomitare.
Solo, lei voleva farlo, come se farlo avrebbe potuto in qualche modo alleviare qualche suo tipo di sofferenza, in fondo sapeva e sentiva che non sarebbe stato così... Ma voleva provarlo.- Perché? - sussurrò a sé stessa più volte piangendo silenziosamente. - Sono stanca di tutto questo. Non voglio più scappare, pensare a ciò che dovrò fare per sopravvivere all'imminente. Io voglio solo vivere. -
Aveva visto tanti film, di tante ragazze mortali che avevano fatto gesti "disperati". Alcune erano sopravvissute lottando contro sé stesse, altre né erano rimaste vittime.
Era a questo che pensava inginocchiata contro il water.
Se dovessi iniziare una volta, per soddisfarmi e poi volessi farlo ancora?
Lei odiava vomitare, ma in tutto quel dolore vomitare le sembrava la cosa più bella del mondo. Eppure non lo era.
Si sentiva vuota e sola, anche se effettivamente non lo era. Le sarebbe bastato chiamare uno dei suoi fratelli e in meno di pochi istanti sarebbe arrivato da lei, oppure avrebbe potuto chiamare Belzebù che era al locale il tempo di salire con l'ascensore e sarebbe arrivato.
Ma lei non voleva.
Continuava a contemplare la tazza del wc come se le potesse rivelare qualcosa, la realtà era che aveva paura. Non voleva sentirsi dipende da qualcosa o da qualcuno ce la voleva fare con le sue sole forze. Probabilmente era sbagliato aveva delle persone pronte a lottare per lei ma con la perdita di Nastia non voleva che nessun altro morisse per la sua stupidità.
Dovevo rimanere in Paradiso, dovevo rimanere in Paradiso. Dovevo purificare Belzebù.
Ma se davvero l'avesse fatto ora sarebbe stata ancora una volta chiusa, un guscio vuoto. Gli angeli dovevano imparare ancora molte cose, ad esempio come stava cercando di imparare Aurora, loro dovevano amare anche se stessi oltre che gli altri o sarebbero stati infelici per sempre. I demoni dovevano imparare ad amare anche gli altri oltre che sé stessi, se no la loro vita sarebbe stata triste.
Ed Aurora doveva imparare a lottare per sé stessa, per le persone che amava e per ogni creatura che non poteva farlo per sé.
Si guardò le dita, se fossero finite nella sua gola in profondità avrebbe sicuramente vomitato.
Non posso.
Allontanò la mano dalla sua visuale.
Vorrei qualcuno che entrasse da quella porta e mi dicesse: "Ehi ci sono qui io per te. Non ti preoccupare."
Ma non credo che ci sarà mai.Guardò il soffitto e respirò lentamente.
Prese il telefono e chiamò una sua amica, in realtà era una ragazzina umana che aveva conosciuto un giorno per sbaglio e in quel momento lei aveva bisogno di tranquillità, chi meglio di qualcuno ignaro della sua situazione poteva farlo?Uno squillo, due squilli, tre, quattro.
Al quinto la ragazza dall'altro lato del telefono le attaccò facendo partire la segreteria telefonica.
- merda. Ti prego rispondi. -
Riprovò ma di nuovo la ragazza le attaccò il telefono.
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𝑳'𝒊𝒏𝒇𝒆𝒓𝒏𝒐 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒂 𝑹𝒆𝒈𝒊𝒏𝒂 𝑰
FantasyPer la quadrilogia "La Regina" 1° Libro Aeriel, meglio conosciuta sulla Terra come Aurora, è un piccolo angelo dai capelli argentei e i magnetici occhi azzurri, con dei straordinari poteri che la renderanno Portatrice della Corona di Venere. Michele...