Capitolo 3

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Aeriel tornò in Paradiso, non so dirvi quanto tempo fosse passato, sentiva solo il bisogno di lavorare. Era strano per lei, i sentimenti che provava fino al giorno prima sembrano spariti , quasi non fossero mai esistiti.

Arrivata prese le poche cose che aveva lasciato in stanza da Michele e li portò alle Reggia dove avrebbe vissuto fino alla fine dei suoi giorni, lì ripose i vestiti dentro all'armadio, la spazzola in bagno, i suoi libri e le fotografie con i suoi fratelli nella libreria. Avvicinandosi al pianoforte la sua mente la portò indietro nel tempo ad un ricordo che non le apparteneva.

- Michele, fratello mio a cosa devo questa inaspettata visita? - chiese Lucifero con un leggero sorriso mentre suonava il pianoforte, in quel momento la sua corona era posata all'interno della teca motivo per cui Michele lo poteva chiaramente vedere in faccia.

- Lucifero che hai fatto? - gli chiese l'Arcangelo preoccupato

- Nulla di ché. - scrollò le spalle il serafino continuando la sua melodia e segnando le note sullo sparito.

- Non mi mentire. So che hai fatto qualcosa di sbagliato! - gli sbraitò contro Michele. Tanto da far smettere di suonare il suo principe

- Non osare alzare i toni con me! - gli urlò anche lui. - Non sei di certo nostro padre per poter commentare la mia condotta, né uno dei miei uomini più fedeli. Oh Michele, come ti compatisco. - rise lasciando perplesso l'altro angelo

- Che vuoi dire fratello? Perché dovresti compatirmi? -

- Semplice. Tu vuoi il mio posto.
Ma non ti preoccupare! Presto me né andrò, non voglio passare altro tempo sotto il regime di nostro padre. Io non sono come lui e non continuerò a sottostare alle sue regole! - Lucifero era pressoché furioso, prese gli spartiti li sistemo in un cassetto. -Adesso fratello gradirei rimanere da solo. -

- Non ti lascerò. Non voglio che tu faccia errori. Tu non puoi fare errori Lucifero! Sei la nostra guida. - Michele divenne improvvisamente triste, come poteva suo fratello pensare che lui volesse il posto? Eppure qualcosa nell'Arcangelo  si smosse non appena Lucifero gli disse che se né sarebbe andato, che significava?

- Io non devo fare errori. Ovviamente. - sorrise amaramente il primo, lui era l'essere perfetto, lui doveva essere la creature perfetta.

- Cosa significa che te né andrai? - chiese più calmo il biondo

- Non voglio restare qui, soprattutto dopo che nostro Padre ha parlato di quelle creature, come si chiamavano? Ah sì! Gli umani! Che sciocchi individui... Per lo meno sono immortali. - ragionò nervosamente mentre si sedeva su una poltrona presente nella stanza accavallando le gambe.

- Fratello mio, vuole solo che noi abbiamo un vero scopo. Solo perché son diversi non vuol dire che sia sbagliato. - gli sorrise avvicinandosi

- Resta lì grazie. - lo bloccò in modo scorbutico. - Adesso va Michele. Davvero vorrei rimanere da solo. - Michele senza dire nulla uscì sconsolato.

- Che fastidio. Non odio il fatto che siano diversi, semplicemente che gli debba fare da babysitter. - sbuffò parlando da solo. - Ma come sempre devo parlare con me stesso, sono l'unico che mi ascolta. Diventerò pazzo, me lo sento. -

La piccola rimuginò per un secondo al breve ricordo che aveva appena avuto, si avvicinò al cassetto dove il primo Serafino aveva messo gli spartiti secoli prima e li trovò esattamente come gli aveva lasciati. Si rese conto che l'anima del primo Serafino fosse inquinata da molto tempo prima di cadere.
Posizionò gli spariti sul pianoforte si sedette e iniziò la melodia che il mio portatore della Corona di Venere aveva lasciato incompleta. Le note uscirono da sole, amava suonare e questo la rendeva sempre più simile e lui, aveva compreso abbastanza bene chi fosse l'attuale Re degli Inferi; le sarebbe piaciuto incontrarlo, nonostante fosse impossibile. Ci mise circa due ore ma riuscì a finire la melodia, dunque la suonò da capo, per vedere se avesse fatto tutto nel modo corretto. Purtroppo venne interrotta da Michele.

𝑳'𝒊𝒏𝒇𝒆𝒓𝒏𝒐 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒂 𝑹𝒆𝒈𝒊𝒏𝒂 𝑰Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora