CAPITOLO 14

228 12 2
                                    

Giro le piccole forbicine tra le mie mani,come se aspettassi il consenso di qualcuno. La mia mente naviga in milioni di posti,non é più in se.
'Solo un piccolo taglio.' Pensai.
Così feci,avvicinai le forbicine al mio polso destro e le affondai nella mia pelle. Il sangue colava sul mio braccio e io caddi a terra piangendo.
Urlavo,piangevo,sanguinavo e mi odiavo. Avevo fatto bene a crearmi un muro che per lui avevo voluto abbattere pensando che sarei stata abbastanza forte,ma chi voglio prendere in giro,io mi circondo di spine solo per nascondere la mia fragilità.
Mi accesi una sigaretta e la consumai come fossi io. Poi un'altra e un'altra ancora.
Mi infilai nella vasca e aprii l'acqua non mi interessava fosse fredda come il marmo intorno a me. Continui a passare le forbicine sul mio corpo e a piangere. Mi odiavo. Ero già stata male in passato,avevo sofferto di bullismo, mi picchiavano e mi insultavano,ma poi crescendo sono diventata "bella" come dicono tutti e allora sono riapparsi,chiedendomi scusa,chiedendomi di uscire o di entrare nel loro gruppo. Tutti falsi e storni insomma. Mio padre non c'è più e mia mamma vive nel suo mondo di lavoro. L'acqua stava diventando rossa e io piangevo sempre di più.
Iniziai a perdere i sensi,non sentivo più nulla e ero felice.
"Ale! Ale!" Sentivo quasi dei sussurri intorno a me,ma non capivo e non riconoscevo la sagoma difronte a me.
***
POV DAVIDE
"Ciao Niccoló! Ci sentiamo!" Salutai il mio migliore amico per tornare a casa.
"Ciao bro salutami Ale!" Mi rispose lui e io annuii.
Arrivai a casa e parcheggiai il mio motorino,mia mamma non c'era era a fare la spesa. Mia sorella non so.
Salii al piano di sopra e mi resi conto che in bagno c'era qualcuno.
"Ale?" Nessuna risposta.
"Ale?!" Entrai e la vidi.
***
Ora sono qui in questo fottuto ospedale a raccontare tutto ad un dottore e ad aspettare mia mamma,mentre lei è in sala operatoria forse a rischio di vita.
Ho mandato un messaggio a i suoi migliori amici.
"Davide!" Vedo mia mamma venirmi incontro con le lacrime agli occhi.
"Mamma." La stringo a me.
"Dottore si sa qualcosa?" Chiede mia mamma all'uomo alto difronte a noi.
"Signora sua figlia è a rischio di vita,probabilmente andrà in come è dopo sarà solo il tempo a decidere per lei." A queste precise parole mia mamma andò in frantumi lo leggevo dai suoi occhi.
"Vado a prendermi un caffè." Mi dice.
Io cerco di tenere la mia posizione,fingo di stare bene e di essere forte per non farla stare ancora più male. Vado in bagno e crollo,non sono così forte,lei è la mia sorellina,la mia piccola stella,la mia forza,la mia piccola scema ed io avrei dovuto proteggerla.
Devo starle accanto adesso,non può morire non ora.
***
"Mi sa che quando guarirà e sarà apposto la manderò da tua zia." Mi dice mia mamma con aria fredda.
"Cosa? Vuoi mandarla da zia Mary?" Sono allibito non può farlo.
"Si le farà bene cambiare aria e stare un po' lontano da qui."
Cosa? Mia zia vive in California a chilometri da qui. Nemmeno chilometri quasi altra parte del mondo.
"Mamma non puoi farle questo è troppo." Dico.
"Allora ci trasferiremo tutti e tre in un'altra parte d'Italia." Dice.
Ecco. Forse ancora peggio.
"Vabbè ci penseremo ora non farti paranoie." Continua poco dopo.
"Signora sua figlia é appena uscita dalla sala operatoria,é in coma." Mia mamma scoppia in lacrime e i miei occhi iniziano a bagnarsi.
"Possiamo vederla?" Chiede.
"Si ma solo uno." Ecco proprio la parola che non volevo.
"Vai tu." Mi dice mia mamma prendendomi una mano.
Annuisco ed entro.
È lì distesa su quel letto di ospedale,bianca,piena di fasce e con quella flebo attaccata. Oddio non ce la faccio,scoppio in lacrime sapendo che non può sentirmi.
"Sorellina ma perché lo hai fatto? Perché non mi hai mai detto niente,non dovevi. Guardati ora,qui su questo letto di ospedale,non hai più la tua anima colorata e la tua aria solare,sei cupa grigia e questa non sei tu. Tu sei la mia piccola stella e devi splendere,ti prego combatti da dove sei,per la tua vita e per chi ti ama." Le tenevo la mano e piangevo.
"Scusi ma deve lasciare la stanza." La voce del dottore alle mie spalle mi fa sussultare,mi asciugo le lacrime e mi ricompongo per tornare da mia mamma.
"Davide!" Una voce alle mie spalle mi fa saltare.
"Marco! Serena!" Vado ad abbracciarli.
"Come sta?" Mi chiede Marco,capisco che é preoccupato.
"In coma..." I miei occhi iniziano a bagnarsi di nuovo. Serena è già in lacrime fra le braccia di mia mamma e io e Marco pur volendo fare i forti crolliamo in lacrime anche noi.
***
Mi siedo al tavolino del bar e fisso il vuoto.
"Che mi dovevi dire?" Niccolò mi guarda preoccupato.
"Mia...mi...a.." Balbetto. "S-sorella...è in coma." Riesco a dire.
Vedo Niccolò perdere colore. So che lui prova qualcosa per lei,non come i miei amici cazzoni che se la vogliono portare a letto,lui la ama.
"C-cosa? Non...no. Cazzo!" Sbatte le mani sul tavolino e si alza. Si mette le mani nei capelli e esce fuori.
"Ei amico." Lo raggiungo appoggiando la mano sulla sua spalla.
Sta piangendo.
"Non può succedere ora,non può andarsene,devo ancora dirli tutto ciò che provo per lei,quanto la amo."
Lo abbraccio forte. É il mio migliore amico e non ho paura che la gente pensa che siamo gay o altro.
"La amo."
"Lo so."

----------
Spazio autrice:
Ciao a tutti❤️vi ringrazio per le visualizzazioni. Spero che la storia vi piaccia,scusate se questo capitolo è un po' corto,ma volevo lasciarvi sul punto un po' interrogativo. Ho tantissime idee in mente.
Commentate anche se vi va mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate!
❤️baci.

Resta anche domaniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora