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Di ritorno da una battuta di caccia, quella mattina Artù e Merlino stavano attraversando la fitta boscaglia, quando, una volta usciti, scorsero in lontananza quello che a primo sguardo sembrava essere un piccolo e isolato villaggio. Il principe era riuscito a procurarsi un paio di fagiani per l'infelicità interiore di Merlino e in quel momento non rinunciò a una breve sosta, considerando che si erano spinti parecchio lontano da Camelot.

《Sai cosa ci vuole dopo la caccia?》si rivolse al suo servitore.

《Una dormita...?》ipotizzò quest'ultimo.

Fin dal primo giorno che Merlino aveva seguito Artù nelle sue spedizioni mattutine, la caccia non gli era piaciuta e mai l'avrebbe apprezzata. D'altronde lui era cresciuto in un minuscolo villaggio dove si mangiava quello che si coltivava nella propria terra e senza bisogno di far del male alla selvaggina. Ma Camelot era un grande regno e sfamarsi solo di grano non era sufficiente per i suoi abitanti.

《Un bel boccale di idromele fresco》ribatté il nobile, incitando il suo cavallo a proseguire in direzione del paesello.

Il mago, seppur contrariato, lo seguì. Avrebbe preferito di gran lunga tornare a casa per lavarsi e recuperare le ore di sonno perdute, ma Artù non era del suo stesso parere. Scesero dai loro rispettivi destrieri e legarono le redini a un palo in legno. La taverna di ogni villaggio rappresentava il cuore del popolo, in quanto tutti si riunivano in quel posto, dai semplici lavoratori ai più rispettosi cavalieri, motivo per il quale il principe aveva raccomandato discrezione a Merlino. Non voleva far conoscere a nessuno la sua vera identità perché sapeva che per il suo ruolo tutti l'avrebbero trattato in modo diverso e speciale, quando lui, in realtà, voleva solo essere trattato senza alcuna distinzione di rango.

Varcarono la porta della locanda, già gremita di gente a quell'ora del mattino, e occuparono il primo tavolo libero che trovarono. Si guardarono intorno, sentendosi osservati da sguardi indagatori e curiosi. Non era neanche troppo strano sentirsi sotto il mirino di tutti i presenti, d'altronde quello era un piccolo paese dove tutti si conoscevano tra di loro.

《Ben arrivati! Cosa prendete?》li accolse una donna, mentre liberava il loro tavolo dalle precedenti ordinazioni.

《Due boccali di idromele, grazie》rispose Artù.

Vennero subito serviti e poco dopo la porta d'ingresso si spalancò al passaggio di un nuovo arrivato con una faccia decisamente poco raccomandabile tant'è che piombò il silenzio nel locale. Incuteva timore e sfrontatezza a ogni passo che faceva. Con una rapida manata lanciò all'aria un vassoio che una giovane cameriera teneva tra le mani, attirando immediatamente l'attenzione del principe. Lo sconosciuto si rivolse alla donna che poco prima aveva servito Artù e Merlino, scoprendo che era la proprietaria della taverna, e la minacciò per avere dei soldi. Nessuno dei presenti osò intervenire e Artù fu visibilmente contrariato in mezzo a tutto quel silenzio e indifferenza.

《Toglile le mani di dosso!》ordinò, quando l'uomo estrasse una lama per puntarla contro la padrona.

Lo sconosciuto, sentendosi interpellato alle spalle, si voltò con un ghigno beffardo sulle labbra. Chiunque fosse lui che osava contraddirlo, era solo un miserabile sciocco in cerca di guai. Subito lo attaccò, ma Artù chinò il busto per schivare il colpo e con una mano dietro la schiena del nemico lo spinse contro la parete, facendolo inginocchiare. Merlino assistette alla scena in silenzio, ma dentro di sé si sentiva quasi dispiaciuto per quell'uomo. Quando si trattava di risse, non era mai una situazione piacevole. Lui si rialzò in piedi con un'espressione rancorosa sul volto, mentre Artù lo osservava con le braccia incrociate al petto.

《Ve la farò pagare per questo!》inveì contro il nobile.

《Voglio proprio vedere》commentò Merlino con una risata divertita.

Come l'oscurità e la luceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora