LVI

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Il giorno dopo....

Al mattino Merlino iniziò il suo solito orario di lavoro, recandosi nelle stanze del principe per consegnare la colazione.

《Scusate, sono in ritardo》disse, notando che Artù era già sveglio e vestito.

Solitamente, quando portava la colazione in camera, il nobile era ancora sotto le coperte e ogni volta doveva tirarlo giù dal letto per costringerlo ad alzarsi.

《Niente affatto》fu la risposta del principe, mentre Merlino posava il vassoio sulla scrivania già colma di documenti e pergamene.

《Ah, meglio!》borbottò il servo, dedicandosi ad altre faccende.

《Sei sicuro di sentirti bene? Cammini barcollando, hai voglia di cantare?》lo interrogò il biondo, fissandolo accigliato.

Merlino non capì.《No, perché?》.

Artù afferrò un foglio da sopra il ripiano della scrivania e iniziò a leggerlo.

《Quattordici litri di idromele, tre brocche di vino, cinque litri di sidro, quattro dozzine di uova sottaceto...》.

Il mago realizzò che si trattava del conto di Galvano che aveva spedito ad Artù l'altra sera per poter essere saldato. Era l'unica soluzione che gli era venuto in mente in quel contesto con il locandiere tutto energumeno che aveva davanti e che lo fissava arrabbiato. Smise di sistemare il letto e si avvicinò all'amico per giustificarsi.

《Posso spiegare: è stato Galvano. È andato alla taverna e non poteva pagare》.

《Così tu hai detto che l'avrei fatto io》presagì Artù e Merlino annuì con un cenno del capo.

《Se non l'avessi fatto, il locandiere ci avrebbe fatto impiccare entrambi》cercò di difendersi.

《Non vedo il lato negativo》lo beffeggiò il nobile, scrutandolo in malo modo.

《Mi dispiace, ma... Bene, pago io》si arrese il servo.

《Oh sì, lo farai sicuramente》affermò Artù.

Poco dopo...

《Artù è uno sbruffone purosangue》criticò Galvano.

《Perché?》gli chiese Merlino, seduto al suo fianco.

《Perché ci fa fare questo》illustrò lui, indicando lo stivale che teneva in mano.

《Credo che sia giusto》parlottò il servitore, impegnato nel suo compito.

《Per tutto l'esercito?》controbatté l'altro, mostrandogli la fila di scarpe che arrivava fino alle porte della sala del trono dove si trovavano.

Come punizione, infatti, il principe aveva deciso di vendicarsi dei due, incaricandoli di pulire e lucidare gli stivali di tutti i cavalieri al servizio di Camelot. Il servo non era neanche troppo sorpreso di quella sua rivincita perché era nella sua indole fargliela pagare per i torti subiti, ma per Galvano era la prima volta che si trovava in quella determinata situazione e il suo odio per i nobili non era ancora cambiato, neanche nei confronti di Artù.

《Potevi dire che tuo padre era un cavaliere》ribadì Merlino.

《È vero, ma non ripeterò i suoi stessi errori》asserì Galvano.

Poi aggiunse.《E tuo padre?》.

《Non aveva alcun servitore, non aveva... nessuno》ammise il mago, iniziando a pensare a lui.

《Quando è morto?》gli chiese l'amico, notando la sua distrazione.

《Un anno fa. Avrei voluto avere la possibilità di conoscerlo meglio, poteva insegnarmi molto》ammise lui.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 24 ⏰

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