LXIII

82 5 49
                                    

Le porte si aprirono, rivelando la sala del trono, gremita di popolani e cavalieri. Una figura di spalle si accinse a raggiungere il fondo del salone, dove vi era Artù sui primi gradini che precedevano i due troni reali. La figura, che dalla sua conformazione fisica e dall'abbigliamento, appariva una donna e indossava un abito pregiato per l'occasione, ma allo stesso tempo semplice per la sua indole. I capelli ricci erano sciolti e lunghi sulle spalle e sulla schiena. Sembrava una persona famigliare, infatti, era Gwen.

Quando ella si avvicinò ad Artù, si inginocchiò sui gradini, mentre il principe allungava la mano per prendere la corona dal cuscino che stava tenendo in mano un servitore. La donna sfoggiava un trucco sul viso più elegante e una collana vistosa sul collo. La corte assisteva in silenzio e tra le prime file vi erano anche Gaius e Merlino. Quest'ultimo stava sorridendo, felice e orgoglioso della loro unione. Il nuovo sovrano di Camelot afferrò la corona e prese parola.

《Grazie ai sacri poteri conferitimi io dichiaro te, Ginevra, regina di Camelot》annunciò, posando l'ornamento in metallo prezioso, simbolo della sua nuova condizione sociale, sul capo della sua amata.

Artù la aiutò a rialzarsi dagli scalini e a presentarsi all'intero popolo come consorti ufficiali. Come un fulmine a ciel sereno, Morgana si ridestò bruscamente, ansimando più volte per cercare di calmarsi. Si trovava nel suo letto a baldacchino ed era ancora notte, a giudicare dall'oscurità che incombeva nella sua camera. Era solo un incubo, non ne faceva più uno da quando aveva il suo bracciale guaritore. Allungò la mano sul cimelio della sua vera famiglia materna, osservandone i dettagli dorati, e aggrottò le sopracciglia.

Perché aveva fatto quel sogno? Non era la prima volta che lo faceva, in realtà era da un po' di tempo che non riusciva più a dormire con tranquillità, nonostante avesse il bracciale al polso. Ogni volta che riusciva finalmente ad appisolarsi quell'incubo tornava a tormentarla. Sembrava che di fronte a quel sogno, il monile perdesse ogni sua magia guaritrice e Morgana non ne capiva il motivo. Scese dal letto e si affacciò alla finestra. Fuori era buio e il cortile centrale era deserto. La fronte era leggermente madida di sudore e cercò di tranquillizzarsi.

《Tutto bene, Mia Signora?》.

La voce della sua serva la ridestò e lei si voltò indietro, notando che l'amica la stava fissando con sguardo preoccupato. La candela accesa che teneva in mano illuminava fiocamente la stanza. La principessa non pensava che Gwen fosse ancora lì, nei paraggi. Ormai il suo orario di lavoro si era concluso già da tempo e lei avrebbe dovuto essere a casa sua a dormire. Aveva notato che, ultimamente, Gwen le era vicina più del dovuto. Forse sospettava della sua nuova condizione, dato che il suo sangue mensile era cessato già da parecchi giorni.

Non voleva che nessuno lo dubitasse, ma ormai non aveva più dubbi neanche lei stessa: era incinta. Le mestruazioni continuavano a non arrivare da dodici giorni e si era subito insospettita del ritardo. Normalmente il suo sangue mensile era preciso e ogni ventotto giorni arrivava. Quando era rientrata dalla missione con Ginevra, Artù e Merlino per salvare il fratello della serva, si era accorta che quel giorno avrebbe dovuto essere il primo del suo periodo, ma non era stato così.

Con il trascorrere dei giorni aveva continuato ad attendere e a sperare che non fosse veramente quello che temeva, ma invano. Il suo corpo le aveva lanciato segnali nascosti per avvertirla e ora non poteva più non coglierli: i sensi di nausea, il declino nei confronti del vino, il manifestarsi della sua magia, l'improvvisa spossatezza e ora la difficoltà a dormire durante la notte. Sbatté le palpebre e si riprese dalle sue riflessioni, dato che Ginevra continuava ad attendere in silenzio una sua risposta.

《Sto bene. È tardi, dovresti andare a letto》.

《Buonanotte》le augurò l'amica con un sorriso tirato.

Come l'oscurità e la luceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora