CAPITOLO 27

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MAGGIE’S POV

We are all in the gutter, 
but some of us 
are looking at the stars.

Remy è ripartito ieri per tornare a Madrid, e io oggi mi sono presa una giornata solo per me, per pensare a tutto quello che è successo ieri, alla telefonata e all’effetto della sua voce.
Solo in questo momento mi sono resa conto che tutta la tempesta che c’era dentro di me si è calmata in un istante.
Non so come io abbia fatto, ma dentro di me il mare ora è calmo.
E devo ammettere che questa cosa mi fa un po’ paura.
Mi fa paura il non provare niente.
Ho sempre pensato che chi non avesse emozioni, chi fosse indifferente alla vita non stesse vivendo per davvero.
E non voglio che mi succeda lo stesso.
O forse sto vivendo troppo tutto contemporaneamente.
Non so cosa pensare davvero.
Continuo ad ammirare le stelle che si stagliano nel cielo scuro.
Mi chiedo se le sia mai capitato di pensarmi guardando le stelle, esattamente come sto facendo io.
So bene che preferisce il giorno alla notte, ma so anche molto bene come non riesca a resistere al fascino delle stelle.
Assurdo l’amore, la tua persona ti sbatte in faccia la peggiore delle verità, e tu non puoi far altro che continuare a viverla di nascosto, immersa nel silenzio e nel dolore.
Senza nessun’altra via di uscita possibile se non il tempo. 
Nankurunaisa. 
E’ giapponese.
Significa che con il tempo prima o poi si sistema tutto.
Ha un doppio sapore questa parola, come una medaglia con due facce. 
Da una parte sa di libertà, ti futuro, di felicità, di promesse. 
Dall’altra sa di dolore, di oblio, di cambiamento, di dover dimenticare qualcuno o qualcosa.
E’ come se ti aspettassi che il tempo ti prenda per mano e ti porti lontano, quando invece scopri che sei tu il pilota, tu che decidi la destinazione e tu che decidi anche quanto tempo metterci, nonostante spesso non te ne renda conto. 
Mi accorgo che, mentre ero persa nei miei pensieri, ho riportato la parola giapponese scritta sulla sabbia.
Continuo a ricalcarla, mentre il mio sguardo è fisso nel cielo, in quella massa oscura sopra la mia testa, la quale è punteggiata da miliardi di piccole lucine, alcune quasi invisibili.
Mi ricorda la vita.
Ci sembra sempre che la vita sia perennemente in salita, al buio.
Ci sembra forse perchè siamo troppo presi dal demoralizzarsi che non ci rendiamo conto che in realtà, se solo guardassimo con più attenzione, noteremmo tutte quelle miliardi di lucine semi-nascoste.
Bisogna solo avere la giusta prospettiva.

“Nankurunaisa, il tempo aggiusta tutto. E’ questo che aspetti, Bionda?”
Questa voce...no non può essere davvero.
Deve solo uno scherzo della mia mente.
Forse sono solo stressata.
Faccio silenzio tra i miei pensieri, cullandomi con il rumore delle onde che si infrangono contro la costa, mentre con una mano faccio il gesto di scacciare via qualcosa nell’aria. 
“Quale clemenza chiedi al tempo, mh?” 
Non posso più ignorare questa voce, la stessa che mi perseguita da ieri pomeriggio.
Una nuova certezza si fa strada in me, mentre terrorizzata, rimango bloccata dove sono, incapace di muovermi.
Sento il suo respiro ritmico dietro di me, o forse è solo una mia impressione.
Quello che però di sicuro non sto sognando, sono le sue mani che mi afferrano dolcemente per i fianchi e che mi tirano leggermente verso di sè.
Per qualche secondo, lascio che la mia schiena aderisca al suo petto, e che le sue mani mi avvolgano in uno strano abbraccio, che sinceramente non so come interpretare.
Sento il suo viso immerso nei miei capelli, come se volesse sentirne il profumo.
Ma all’improvviso, tutto ciò che mi ha perseguitato in questi giorni scorre come un fiume in piena nella mia mente.
Instintivamente, anche se con molta difficoltà, mi stacco bruscamente da lei, sorpresa dalla sua audacia nel venire fino a qua dopo tutto quello che mi ha fatto.
Mi giro di scatto e senza poterli fermare, i miei occhi si fissano nei suoi, così belli e profondi, che ora sono rivestiti di un’unica emozione: il sollievo.
Mi perdo nella loro infinita, mentre io e la donna davanti a me entriamo in un’altra dimensione, nella quale esistiamo solo io e lei.
Ci fissiamo per secondi interminabili, mentre io non ho la forza, e forse non voglio rompere il contatto, rapita da lei. 
“Forse non è meglio se sei tu ad agire, a cercare quello che vuoi, al posto di aspettare passivamente?” continua lei interrompendo questa magia che si era creata, e richiamando a me la lucidità che sembrava perduta. 
Una rabbia improvvisa si innalza in me al sentire queste ultime parole, come cazzo si permette di venire qui e pretendere di avere il diritto di dirmi quel cazzo che devo fare.
E' assolutamente assurdo.
Fa per parlare di nuovo, ma alzo immediatamente una mano cercando di zittirla, mentre i miei occhi scivolano via dai suoi e si fissano sulla parola, che ormai leggo al contrario.
Eppure lei continua.
“Sai Rubia, penso che questa parola sia una stronzata. Il tempo da solo non farà un cazzo sappilo. Dovresti essere a Madrid invece, a combattere per ciò che vuoi”
Nel sentire queste parole, rialzo gli occhi pieni di sofferenza e li fisso nei suoi, terribilmente scherzosi. 
Questa cosa mi ferisce più del dovuto.
Fa male sapere che non stia prendendo la cosa sul serio. 
“E tu invece non dovresti essere qua”
Senza che me ne renda conto, mi fiondo immediatamente verso di lei, mentre le lacrime iniziano a scendere lungo le me guance. 
Presa dall’ira, accorcio immediatamente le distanze, e inizio a colpirla sul petto, sulle braccia, sulle spalle per ogni parola che sputo.
“Tu” sussurro
Colpo.
“Non sai” 
Altro colpo.
“Cosa cazzo” 
Terzo colpo, più potente dei precedenti.
“Sto passando”
Quarto colpo, mentre mi sorprende il fatto che ancora non mi abbia fermata.
“Per colpa tua” 
Ora sto urlando.
E proprio mentre sto per colpirla una quinta volta, mi prende delicatamente i polsi, mentre io mi accascio senza forze contro il suo petto, indilando la testa nell'incavo del suo collo ed inizio a singhiozzare, stanca di combattere, mentre le mie mano si aggrappano con tutte le forze alla camicia leggera che indossa. 

tell me how to be in this world
tell me how to breathe in and feel no hurt
tell me how could i belive in something
i belive in us

Rimaniamo in questa posizione per molto tempo, forse addirittura per 10 minuti.
10 minuti di inferno e paradiso allo stesso tempo, nei quali cerco in ogni modo di smettere di piangere, mentre la sua mano allenta progressivamente la presa sui miei polsi, per poi posarla lungo la mia schiena, come a volermi proteggere.
E’ questo gesto che riesce a farmi tranquillizzare, totalmente distante dalla persona che Najwa è.
Non riesco assolutamente a capire il suo comportamento, e non riesco a fidarmi di lei.
La mia testa, nonostante sia allo stremo delle forze, sta continuando a ragionare per capire quale sorta di doppio gioco stia facendo Najwa, ma non riesco a capirlo, perciò decido di arrendermi, per il momento, e godermi questa infinita pace che mi provoca averla qua, nonostante so che sia sbagliato, perchè dovrei dimenticarla.
Quando finalmente mi sono calmata, sento come delicatamente porta una mano sotto il mio mento, costringendomi a sollevare la testa.
Inevitabilmente, i nostri occhi si incontrano, e nei suoi non scorgo più lo stesso sguardo canzonatorio di prima, sostituito da qualcosa di diverso, qualcosa a cui non riesco a dare un nome, ma che inevitabilmente mi tranquillizza.
So benissimo che non dovremmo essere in questa posizione, così avvinghiate, non l’avevamo mai fatto prima, eppure mi sembra una cosa così naturale, così nostra che non riesco a farne a meno.
“Come ci sei arrivata qua?” le chiedo delicatamente, cercando di non rompere il precario equilibrio che si è formato.
Si stacca da me, giusto il minimo per poterci guardare in faccia, mentre io devo fare appello a tutto il mio autocontrollo per cercare di non fiondarmi immediatamente sulle sue labbra.
Lei mi mostra un bigliettino verde, con dei numeri scritti sopra.
“Coordinate” mormoro io.
“Già, deve essere stata Alba a farmelo avere, voleva che ci incontrassimo e io ho seguito il cuore per una volta, ma non so quanto durerà” sussurra lei delicatamente, mentre io sono sopraffatta dal suo profumo, da cui mi sento avvolta.
Sento che una sua mano mi accarezza il viso delicatamente, mentre i suoi occhi, non so per quale strano motivo, non accennano a staccarsi dai miei.
Solo quando riacquisto un po’ di consapevolezza, e mi rendo conto del casino che avrei fato se l’avessi baciata dopo tutto quello che ho sofferto e soprattutto dopo tutto quello che ho fatto proprio per dimenticarla, faccio per staccarmi.
La spintono leggermente, giusto per sfuggire alla sua presa leggera, mentre i miei occhi si riempiono nuovamente di lacrime.
Vedo un lampo nei suoi occhi, un lampo di indecisione, come se internamente si stesse chiedendo cosa fare.
E poi, il suo sguardo si fa immediatamente più deciso, e il colore dei suoi occhi più profondo.
Con uno scatto mi afferra il polso, e mi tira verso di se, facendo scontrare le nostre labbra.

RINASCITADove le storie prendono vita. Scoprilo ora