CAPITOLO 29

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MAGGIE'S POV
Mi sveglio di scatto, con il respiro affannoso, quasi come se avessi appena finito di avere un incubo.
La cosa brutta, però, è che la sensazione che mi rimane è negativa, e non è un buon segno.
Mi guardo intorno, leggermente spaesata, mentre il particolare che prima non avevo notato mi distrugge.
Sono sola.
Sola e nuda.
Non è stato un sogno allora.
Najwa era qui e se n'è andata.
Ancora.
Sono fottutamente sola coño.
Ancora una volta mi sono fatta manipolare come una fottuta stupida.
Delle grosse lacrime calde scivolano lungo le mie guance, mentre io, con lo sguardo perso nel vuote, cerco di assimilare il dolore acuto che mi sta crescendo nel petto, all'altezza del cuore.
Un cuore che lei si è presa inconsapevolmente, ma che ha usato sapendolo, come la peggiore delle figlie di puttane.
Un rumore improvviso mi risveglia da questi pensieri.
Con una nuova speranza, mi asciugo velocemente le lacrime, e mi alzo di scatto, prendendo i primi vestiti che trovo per coprirmi.
In un attimo sono in cucina, che trovo deserta, mentre ancora cerco di capire da dove proviene il rumore che ho sentito prima.
Poi capisco, capisco che mi sono fatta ingannare da una stupida speranza infondata.
O meglio, mi sono illusa.
Speranza e illusione.
Due parole con un significato così confondibile, ma così opposto.
Si dice sempre che la speranza è l'ultima a morire, ma cosa significa davvero "sperare"?
Significa avere una aspettativa, l'aspettativa che nel futuro qualcosa cambi, naturalmente in positivo.
E magari succede davvero.
Magari arriva quel giorno in cui tutto cambia, in cui ti senti bene, ti senti amato, sei felice.
Ma se non dovesse succedere?
Se poi quel cambiamento in cui abbiamo tanto sperato non avviene?
A quel punto la speranza si trasforma in illusione.
Si trasforma in un inganno, in una delusione, in un "ci ho creduto troppo, che stupida".
E allora perchè speriamo?
Perchè continuiamo a sperare in qualcosa nonostante la paura di illuderci?
Davvero ne vale la pena?
Bueno, la risposta è si.
Claro que si.
Perchè sperare ci da qualcosa in cui credere, qualcosa per cui lottare, qualcosa per cui non mollare.
Questo è quello di cui abbiamo bisogno.
Di qualcosa che, nonostante tutto, nonostante sai che potrebbe essere una stronzata, una perdita di tempo, ci dia la forza di continuare, di emozionarci, e si, anche di provare dolore.
Perchè solo così sapremo di star vivendo per davvero.

Giro correndo con tutta la casa, continuando a sperare, mentre cerco di spingere continuamente con tutte le mie forze in un angolino quella vocina che continua a ripetermi che è scappata.
Faccio il giro della casa per ben due volte, guardando in tutti gli angoli possibili, mentre un peso opprimente mi si forma nel petto e le lacrime escono senza che io riesca a fermarle.
Arrivo a cercarla addirittura fuori dalla casa, eppure nessuna traccia di lei.
Se n'è andata.
Un'altra volta.
Mi ha lasciato qui, come sempre, in balia di me stessa e dei miei fottuti sentimenti, che ogni giorno crescono sempre di più, senza che riesca a trovare nessun modo per poterli fermare.
Mi siedo sulle poltroncine che ho fuori casa, mentre guardo l'orizzonte, cercando di assimilare tutto ciò che è successo.
Mentre cerco di capire il suo comportamente, nonostante sia incomprensibile già in partenza.
Poi, il mio telefono dentro casa inizia a squillare, ed io, come una furia, corro a rispondere.
La voce che sento però è la voce di un uomo, e tutte le mie speranze si riducono inesorabilmente in frantumi, un'altra volta.

"Hola Maggie, da quanto tempo bellissima" mi saluta lui con una voce squillante.
"Ciao Ivan, come stai?" rispondo io cercando di assumere un tono il più possibile neutro, cercando di nascondere la voce tremolante causata dal pianto.
"Tutto bene, grazie. Solo un po' malinconico, mi manca molto la famiglia di Vis."
"Anche a me, decisamente troppo"
"Ascolta, posso chiederti una cosa" mi chiede dopo un paio di secondi, mentre io annuisco, facendo un piccolo verso spronandolo a continuare.
"Come mai non sei venuta alla festa finale? Non ti sei più fatta vedere in giro dalla fine delle riprese, va tutto bene?" mi chiede, mentre sussulto, presa alla sprovvista da quella domanda
"Certo, certo che sto bene. Vedi, ehm, è solo che avevo degli impegni per un altro progetto a cui non potevo assolutamente rinunciare" rispondo sperando di essere stata il più convincente possibile.
Dall'altra parte non sento niente, se non il respiro dell'uomo.
"Mh...si. Alba aveva accennato a qualcosa del genere..." dice lentamente, in modo pensieroso, come se stesse soppesando le mie parole.
Sto per ribattere qualcosa che mi tiri fuori da questo casino quando lo sento iniziare nuovamente a parlare.
"Beh, in ogni caso, c'è un motivo se ti sto chiamando. Ho una nuova proposta, e spero davvero che non mi dirai di no" dice ritrovando il vigore nella sua parlantina.
"Avanti, spara pure su"
"Maggie... abbiamo pronta una ultima stagione per vis a vis, per chiudere in bellezza" mi spiega dopo una breve pausa di suspance.
Sono esterrefatta.
"En serio?" chiedo io cercando di nascondere un gridolino di felicità.
"Si, ovvio che si, ma prima fammi spiegare. Sarà uno spin-off, e sarà leggermente diverso dalle stagioni precedenti: niente più carcere, niente più prigioniere. Solo Zule e Maca. Un'intera serie tra loro due" mi spiega entusiasta.
Sono sconvolta, sta volta in negativo.
Un'intera serie solo io e Najwa.
Sono paralizzata, non so davvero cosa pensare.
Questo è assolutamente troppo, non ce la faccio più.
Sono venuta in Brasile per trovare la mia strada e soprattutto un po' di tranquillità, ma sembra che i problemi mi stiano seguendo, e soprattutto non smettono mai di sommarsi.
"Ehm. Maggie, ci sei ancora?" mi chiede non sentendomi più parlare.
"S-si, ci sono Ivan. Ehm, non saprei davvero, amerei tornare nei panni di Maca per un degno saluto finale, ma non lo so, ho molti altri progetti in corso e dovrei parlarne con il mio manager..."
"Maggie, Maggie, calmati. Ascolta, saranno solo 8 episodi, vale? Ci sarà una riunione tra un paio di giorni, e vorremmo ci foste anche tu e Najwa, per farvi leggere il copione provvisorio. Pensaci per favore, non sarebbe lo stesso senza di te lo sai" mi prega lui, mentre io silenziosamente annuisco.
"Va bene, ci penserò. Grazie Ivan" lo saluto, per poi chiudere la chiamata.

Cazzo.
Questa stagione è quello che ho sempre sognato fin da quando ho saputo che Maca non saprebbe stata presente quasi per niente nella terza stagione a causa del mio contratto con Las Chicas Del Cable.
E' il degno addio, quello che non ho potuto darle alla fine della terza stagione.
Ma avere un'intera stagione solo tra me e Najwa è troppo.
Troppo dopo tutto quello che è successo.
Una lacrima solitaria riga nuovamente la mia guancia, ultimamente troppo abituata al solco.
Poi, come una folata di vento improvviso in pieno autunno, realizzo tutto.
Realizzo chi è veramente Najwa, realizzo quanto cazzo sono stata stupida a fidarmi per l'ennesima volta di lei e realizzo il vero motivo per cui è venuta fin qui.
Lo sapevo cazzo, l'ho sempre saputo che mi usava.
Mi ha sempre usata per tenermi buona, per far risaltare la sua immagine in confronto alla mia, per dare sempre più visibilità a Zulema e soprattutto a lei.
E' tutto così chiaro ora.
Alla fine della quarta stagione non le servivo più, la serie era finita e io con lei.
Ed è per quello che in quel ristorante, quel giorno mi urlò che non gliene era mai fregato un cazzo di me, l'unica cosa che le serviva era la mia immagine.
Però naturalmente ha di nuovo bisogno, ora che è in programma l'ultima stagione.
Cazzo che stupida.
Ora sono in bilico.
Non so cosa fare, vorrei tantissimo accettare di nuovo il ruolo di Maca, ma non in queste condizioni.
Così non posso.
Decido però di lasciare la decisione a più tardi.
Sento un'incredibile rabbia crescere sempre di più dentro di me, così potente da costringermi ad alzarmi e a tornare dentro.
"Ahh hija de la gran puta, me das asco joder" urlo, e senza nemmeno realizzare, tiro un pugno con tutta la mia forza contro la porta d'ingresso
"Cazzo!" urlo.
Fortunatamente non esce sangue, ma faccio molto fatica a muoverla.
Senza pensarci due volte, afferro il telefono, e mi dirigo immediatamente dentro.
Ho una forte tentazione di tirare pugni ovunque, ma cerco di non pensarci, mentre le mie nocche diventano bianche da quanto ho stretto i pugni, e la mascella inizia a farmi male da quanto è contratta.
Mi dirigo quasi correndo verso il bagno, e una volta che mi sono sciacquata la faccia, mi fisso allo specchio.
La donna che mi trovo davanti non sono io.
Ciò che vedo mi fa decisamente paura: guance scavate, occhiaie profonde, capelli smunti, carnagione olivastra e occhi rossi, gonfi e privi di colore.
Rimango a fissarmi per qualche minuto, senza riuscire a formulare nessun pensiero coerente.
Le fitte alla mano richiamano la mia attenzione.
Mi fa parecchio male, ma niente è paragonabile a quello che provo dentro.
Esco come una furia dal bagno, andando verso la cucina per prendere un sacchetto con un po' di ghiaccio dal freezer, quando un foglietto posato sul tavolo che prima non avevo notato mi fa fermare.

RINASCITADove le storie prendono vita. Scoprilo ora