CAPITOLO 43

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NAJWA’S POV
Sono frastornata.
La mia mente ha completamente smesso di funzionare questa sera.
Forse un po’ a causa dell’alcool, forse un po’ a causa del rumore, forse a causa del gran casino che Maggie mi ha lasciato dentro sta sera.
Le sue parole mi hanno trapassato l’anima e la mente, senza lasciarmi una via di fuga.
Per quanto io sia una persona che agisce impulsivamente, ora ho un bisogno estremo di pensare.
Ho una strana sensazione, brutta.
Non riesco a capire bene cosa sia, come se fossi a un punto di non ritorno, e forse è davvero così.
So che la situazione con Maggie non può andare avanti per molto.
So che devo prendere una decisione, e al più presto.
Forse domani.
Forse addirittura sta sera. 

Mi guardo in giro, mentre guido a tutta velocità.
Non ho per niente voglia di tornare a casa, Teo non c’è e io mi ritroverei da sola a fare i conti con i miei pensieri.
A fare i conti con lei.
Al solo pensiero, so di avere già deciso.
Velocemente, esco dall’autostrada e imposto il navigatore sul mio locale preferito.
Guardo l’ora segnata sul display dell’auto.
Segna quasi l’una di notte.
Eppure non ho sonno.
O meglio, sì, ma so che a casa non riuscirei a dormire, quindi tanto vale.
E poi l'alcol mi sta chiamando, come le sirene con Ulisse.
Parcheggio velocemente, controllando di aver chiuso l’auto, per poi attraversare la strada di fretta.

“Un altro” chiedo facendo un cenno al barista, mentre mi nascondo all’angolo del balcone, cercando di non farmi notare dalle altre persone.
Il telefono mi squilla nella tasca, ma lo ignoro.
Non ho per niente voglia di rispondere, nemmeno di controllare chi sia.
Noto il barman che mi allunga il drink, mentre nella tasca, il telefono squilla insistentemente.
Per un attimo, il pensiero di Teo mi passa per la testa, e il mio istinto materno mi mette in allarme.
Tiro il cellulare fuori dalla tasca, ma il nome sul display mi rileva quello dell’ultima persona che voglio sentire ora.
Anzi, forse la penultima, dopo Berta.
Lascio squillare, finchè anche l’ultimo suono si perde tra il vociare delle altre persone. 
“Rispondimi, so che hai sentito la chiamata” il messaggio da parte di Alba arriva dopo un paio di secondi, esattamente come mi aspettavo.
Altre due chiamate, altri due tasti rossi.
Alla terza chiamata, però decido di rispondere.
Infondo, non è colpa sua se Maggie le ha chiesto di farsi portare a casa, non avrebbe potuto rifiutare, nonostante avessi preferito che fosse rimasta con me.
“Dimmi” le rispondo fredda, non riuscendo comunque a farmi passare del tutto l’incazzatura. 
“Sei ubriaca Naj?” mi chiede seria, dopo qualche secondo in silenzio.
“No, sono sobria, e poi perchè?” 
“Sento le voci e la musica, come se fossi in un locale” 
“Infatti lo sono” le spiego quasi irritata.
“Allora alza il culo” mi dice lei ferma.
“Che? Io sto bevendo, ma sei tu quella ubriaca qua” le rispondo ridendo leggermente, mentre sento l’alcool iniziare a fare un po’ di effetto.
La testa mi gira leggermente, e quella perenne sensazione di allegria e spensieratezza sta iniziando a prendere il posto del nervosismo. 
“Sono seria Naj, alza il culo e vai da lei. Una volta per tutte, lascia da parte tutte le tue paure e fidati di me.” mi risponde lei con tono solenne, fiera delle sue parole.
“Che stai dicendo Alba?” 
“Ti fidi di me?” 
“Ovvio, cecamente” rispondo con tutta la sicurezza che ho in corpo, cercando di farle capire che mi fido di lei più di chiunque altro al mondo.
“Bene, allora muovi il culo e vai da le. Ti sta aspettando”
Rimango per qualche momento in silenzio, cercando di processare le informazioni. 
“Naj, fallo. E sii sincera con lei” mi esorta ancora una volta, nonostante io non ne sia pienamente convinta.
“Non lo so Alba, non so se sia la scelta giusta” le rispondo titubante, nonostante una parte di me vorrebbe crederle a primo impatto.
Sento che dall’altra parte del telefono lei sospira, ma non perde le speranze.
“Ok Naj, cosa ti ha insegnato Zule più di qualsiasi altra cosa?”
“A vivere la vita, viverla appieno e senza rimpianti” ripeto io come un mantra, ma in quel momento capisco quanto Alba abbia ragione.
Non posso vivere constantemente in questo tira e molla, qualcuno deve fare la mossa decisiva, e non voglio avere rimpianti.
Lascio i soldi sul bancone,e poi mi alzo di scatto, facendo un chiasso assordante con lo sgabello.
“Che fai?”
“Hai ragione Alba” ammetto a bassa voce.
“Modestamente, ma a cosa ti riferisci esattamente?” 
“Non voglio avere rimpianti, e voglio vivere la vita proprio come Zulema mi ha insegnato” rispondo di fretta, dirigendomi velocemente verso l’auto.
“Cazzo si Naj, così ti voglio”
“Grazie Alba” le dico con un leggero tremolio nella voce, che lei nota subito.
“Naj”
“Dimmi” 
“Andrà bene, fidati di me. Solo, sii completamente sincera” 
Annuisco nel sentire quelle parole, per autoconvincermi e poi sussurro un flebile “Va bene” 
“Ci sentiamo più tardi” le dico, cercando una sicurezza in più.
“O direttamente domani, quando ti sveglierai nuda, con dei capelli biondi sparsi sul cuscino vicino al tuo e un braccio attorno alla tua vita” ribatte lei ridendo, mentre nel mio stomaco mille farfalle svolazzano freneticamente.
“Dio, se solo il pensiero mi fa venire quest’effetto sono persa” penso, mentre un sorriso si apre sul mio volto.
“Ti sento che stai sorridendo” riprende la donna dall’altro capo del telefono.
“Ahh, cállate” la rimprovero nonostante il suo commento mi abbia fatto ancora più ridere.
Mi guardo intorno, mentre riconosco di essere arrivata nella via di Maggie. 
“Penso che sia arrivata l’ora di andare per me” sussurro deglutendo, mentre sento un’ansia indescrivibile crescermi nel petto.
“Buona fortuna: andrà tutto bene, fidati di me. Ah, e non dire che ti ho convinto io. Non nominarmi proprio, forse è meglio. E pensa a Zulema.” 
“Lo spero. Grazie per tutto hermana, ci sentiamo” sussurro, per poi chiudere la chiamata.
Prendo un grosso respiro, e, dopo essere scesa dall’auto mi dirigo a grandi passi verso casa sua, prima di perdere il momento di coraggio che ho trovato.
Ripercorro mentalmente il discorso di Alba, e mi sorprendo di come sia riuscita a convincermi così facilmente, o come io mi sia lasciata convincere.
Forse avevo davvero solo bisogno di rasssicurazioni, di qualcuno che mi assicurasse che tutto sarebbe andato per il meglio.
O questo, per lo meno, è il messaggio che mi ha fatto passare lei.
Con la stessa sicurezza con la quale ho afferrato le chiavi dell’auto per dirigermi da lei, suono il campanello, mentre dei sospiri profondi lasciano il mio corpo in tensione.
Abbasso lo sguardo, sentendo il cuore martellarmi violentemente nel petto, mentre sento la porta aprirsi, cigolando leggermente. 
“Ciao” sussurro, alzando lo sguardo, cercando di apparire il più sicura possibile, nonostante sia quasi certa che da fuori sembro un cucciolo indifeso, immobile davanti alle luci di qualche auto in una notte buia. 
“Come mai sei qui?” mi chiede fredda lei, non appena apre la porta.
La sua bellezza mi lascia senza fiato.
Il trucco leggero che le cade sulle palpebre esalta la speranza nascosta che leggo nei suoi occhi, e i capelli incorniciano il suo viso, che farebbe invidia agli angeli. 
Deglutisco, improvvisamente in difficoltà. 
“Hacerlo o morir”, continuavo a ripetermi lungo tutto il tragitto, come un mantra nella testa.
Ma li, in quel momento, con con quegli occhi da cerbiatto che mi fissavano feriti, quel ritornello non era che un eco lontano.
Lascio vagare inevitabilmente i miei occhi intorno a me, forse in cerca di una risposta, forse in cerca di un suggerimento. 
“Non lo so” sussurro, le parole che mi muoiono in gola.
Ma lei le ha sentite, e sbuffa, chiudendo immediatamente la porta. 
“Aspetta” sussurro, appoggiando una mano sulla maniglia, per impedirle di chiudermi fuori da casa sua, o peggio, fuori dalla sua vita.
Spingo leggermente, notando che non c’è pressione dall’altra parte, segno che non mi fermerà.
Spalanco di nuovo la porta, leggermente, ma non la trovo.
Entro in casa, piano, chiudendo la porta alle mie spalle.
La trovo poco dopo, appoggiata all’isola della cucina, di spalle. 
“La verità è che l’ho sempre fatto, sono sempre venuta a cercarti. Ogni singola volta.” parlo, con le parole che mi lasciano la bocca senza che io possa minimamente controllarle.
“Eppure sei sempre scappata” mi rinfaccia lei, e io sbuffo, sorridendo amaramente alle sue parole.
Ne ero estremamente certa che avrebbe detto una cosa del genere.
Del resto, come biasimarla.
La osservo mentre mi squadra con attenzione a sua volta, in attesa di una risposta.
Sento il mio respiro farsi pesante, consapevole di essere arrivata al punto in cui ormai non potevo più tornare indietro.
E davanti a me, solo due strade: far prevalere l’orgoglio, e perderla per sempre, o mettermi a nudo di fronte a lei, creando una piccola possibilitù per un futuro insieme.
L’idea mi fa sorridere.
L’immagine di noi due, insieme sotto lo stesso tempo, unita alla sensazione vortiginosa della sua assenza mi spingono a dire quelle 3 parole fondamentali per riaverla.
“La mia mente” sussurro, sperando che mi abbia sentito avvastanza da non farselo ripetere. 
“Che?” mi chiede, con la confusione dipinta sul volto.
“E’ colpa della mia mente” ripeto un po’ più sicura di me. Tiro un sospiro, sta volta di sollievo.
Dopo aver ammesso i miei pensieri più dolorosi mi sembra quasi di riuscire a respirare, ma so che la mia isola è lei.
Sono persa nei miei pensieri, quando una risata ironica mi riporta alla realtà.
“Che cazzo di scusa è?” urla Maggie nervosamente, mentre non smette di ridacchiare con ironia.
La sua reazione mi spiazza.
Tutto mi sarei aspettato, tranne che mi deridesse.
La mia faccia divenne seria improvvisamente, severa. 
“Maggie non è così, ne sono sicura” continuo a ripetermi, in cerca di una spiegazione per il suo comportamento.
Ma più cerco di ragionare, più la sua risata ironica mi ferisce.
E più mi ferisce, più le mie autodifese si ergono.
Mi guardo intorno spaesata, mentre la rabbia si impossessa di me.
Mi rendo conto che sto camminando all’indietro, allontanandomi da lei. 
“Che Naj, spiegami. Avanti” mi incita lei con il dolore nella voce, palpabile.
Sento la rabbia ribollire dentro di me, ogni secondo di più.
Sono consapevole di essere nel torto, ma le sue provocazioni accendono la miccia che speravo non venisse nemmeno sfiorata.
“Avanti” mi provoca di nuovo lei, e per quanto la mia mente mi stia obbligando a stare zitta e lasciarle la possibilità di voltare pagina, una volta per tutte, la mia indole impulsiva prende il sopravvento di fronte alla sua ennesima provocazione.
“Tu non hai nemmeno la più minima idea di quante volte abbia provato a fermarmi, ad allontanarmi da te, a lasciarti stare, solo perché la mia testa mi diceva che fosse la cosa migliore. Lasciarti andare e viverti da lontano, guardandoti fiera per ogni passo che avresti sicuramente conquistato, per ogni sorriso sul tuo volto” urlo, serrando i denti, gli occhi bassi e arrossati, mentre un sorriso amaro si fa spazio sul mio volto.
Sento estremamente caldo, mentre tasto con una mano le vene sul collo, che sembrano in procinto di scoppiare, mentre l’altra la porto alla testa.
Mi guardo intorno, cercando il primo appoggio su cui sedermi, e in pochi passi mi accascio sul divano, cercando di far calmare il mio battito.
Sento dei passi intorno, ma non ho la forza ne la voglia di vedere in che direzione stiano andando. 
“Naj, guardami” mi sussurra lei, avvicinandosi un passo in più, mettendomi le mani sul viso, come a voler raccogliere le lacrime che stanno cadendo sui miei occhi.
Quelle di cui nemmeno mi ero accorta.
Sbuffo contrariata verso me stessa, girando lo sguardo verso sinistra pur di non dover incontrare quello della donna di fronte a me.
Odio farmi vedere vulnerabile, e con uno scatto cerco di alzarmi, ma le sue mani mi ributtano dolcemente sul divano. 
“Continua, sfogati, fidati di me. Perchè sei qui, allora?” mi chiede lei, con il tono più dolce e soave che abbia mai sentito.
Chiudo gli occhi, pensando bene a cosa fare, cercando di combattere il mio orgoglio, quando all’improvviso la biondina si alza, afferrando una coperta e facendomi cenno di seguirla.
Mi alzo, chiedendomi dove mi voglia portare.
La seguo per qualche passo, finchè non comprendo le sue intenzioni.
Mi porta in terrazzo, e mi fa sedere su una sdraio.
Mi guardo intorno, osservando le stelle, cercando di non far notare il modo in cui la tengo d’occhio.
La sua prossima mossa, però, mi fa rendere conto di come sia la persona che più mi conosce al mondo, quella giusta per me.
Con un gesto leggero, si siede sulla mia stessa poltrona, separando delicatamente le mie gambe, per poi sedercisi in mezzo, guardando verso la Madrid notturna che entrambe amiamo alla follia.
Il suo gesto mi fa sorridere, e dentro di me sento una sensazione di affetto che mai avevo provato prima.
E’ bello sapere che qualcuno ti conosce così tanto.
Sento sorridere anche lei, nonostante cerchi di nasconderlo.
La osservo per qualche secondo, chiedendomi se debba parlare, ma il suo sguardo sereno mi conferma che si, sta pensando alla stessa cosa a cui penso io.
Il mio pensiero vaga a quante volte sul set abbiamo scherzato riguardo a quanto io sia simile a Zulema sotto molti punto di vista e quanto lei assomigli a Maca. 

“Io sono più chiusa e fredda, le assomiglio molto sotto questo punto di vista” ripetevo sempre, era la mia frase abituale, mentre la sigaretta si consuma in mezzo alle mie dita, tra un tiro e l’altro.
Era un aspetto che mi rendeva fiera, a dir la verità.
Un aspetto che ho imparato da lei, da Zulema. 
“Però dentro quelle mura hai anche il suo stesso bisogno d’amore” aggiungeva lei a bassa voce, cercando di non farsi sentire da nessuno.
Sapeva quanto quella verità mi bruciasse dentro.
Ma mai e poi mai il mio orgoglio mi avrebbe permesso di darle ragione così apertamente.
Rimanevo a fissarle quegli occhi così pieni di speranza e di affetto in cui mi ci scioglievo dentro, che mi sembravano degli scogli a cui potermi aggrappare.
Poi l’orgoglio dentro di me sbraitava, e io mi risvegliavo, guardandola con occhi duri.
Buttavo la sigaretta a terra dopo l’ultimo tiro, la calpestavo, e me ne andavo, voltandole le spalle.
Sentivo i suoi occhi seguire la mia figura, mentre dentro di me mi congratulavo con lei, perché ancora una volta era riuscita a farmi vedere la verità. 

O forse sono loro ad averci plasmate con il loro carattere e i loro stessi modi di fare?
Questa domanda mi balena in mente, ma, per quanto mi faccia intenerire e rendere fiera dei personaggi a cui abbiamo dato vita, la scaccio immediatamente, cercando di concentrarmi su cosa veramente importa ora.
Le sue mani si intrecciano alle mie, che sono strette attorno al suo ventre.
La brezza notturna inizia a farmi sentire, e un brivido percorre la sua schiena.
La attiro nuovamente a me, cercando in qualche modo di riscaldarla, mentre lei mi lascia fare, bisognosa quanto me di quel contatto. 
Perchè, per quanto incazzate l'una con l'altra, non riusciamo a non stare vicine.
"Perché sei qui allora?” mi chiede lei di nuovo, con lo stesso tono leggero e la stessa cadenza soave di qualche minuto prima, quella che si usa quando vuoi che la gente si sentano libere di dire qualsiasi cosa.
E forse accetterò la sua proposta, per questa notte.
Sento di doverglielo.
E così, senza che quasi me ne renda conto, una lacrima scivola solitaria e silenziosa sulla mia guancia, mentre la mia voce lenta e tremolante rompe il silenzio della notte. 
“Perché la verità è non sono capace a farmi da parte, non sono capace a lasciarti andare, a lasciarti vivere le vita che ti meriti. Sono qua a portarti sempre più dolore che felicità, sempre più lacrime che risate. Eppure…” 
“Eppure non te l’ho mai chiesto” mi interrompe lei, mentre con una mano mi asciugo il solco lasciato dalla lacrima.
Le sue mani mi stringono sempre di più, mentre continua a parlare.
“Non ti ho mai chiesto di fare niente di tutto questo.” ribadisce con decisione, mentre io da dietro mi perdo nel suo profumo e nei suoi modi di fare così gentili.
Lei, così bella, con quegli occhi che farebbero invidia a chiunque, le guance leggermente arrossate e la comprensione ora dipinta sul viso.
“E’ vero, mi hai fatto soffrire parecchio, non lo nego” inizia mentre io sbuffo, rimproverando prima me stessa, e poi lei, per avermelo rinfacciato così apertamente, nonostante so che ne abbia tutto il diritto.
“Ma ti giuro che preferisco stare male per te che non sentire niente per qualcun’altro. Perchè per quanto tu mi faccia soffrire, mi fai provare emozioni. Emozioni che non ho mai provato con nessun altro e che mai proverò” sussurra quasi a volermi confessare uno dei segreti più grandi, forse più grandi anche di lei.
E alla fine, un po’ è così.
Rimango in silenzio davanti alla sua confessione, mentre ascolto il mio cuore battere felice. 
Non riesco a realizzare tutto quello che è successo, è come se in questo momento fossi in una bolla, isolata dal resto nel mondo e isolata perfino da me stessa.
Non riesco a rendermi conto di cosa sia successo, come se vedessi la scena da fuori.
Ma un movimento mi risveglia, mentre gli occhi di Maggie sono fissi nei miei.
Fa passare le gambe vicino ai miei fianchi, intrecciandole dietro alla mia schiena, insieme alle mani, unite attorno al mio collo.
Nello stesso momento, io, un po’ titubante, porto le braccia attorno alla sua schiena, avvicinandola a me.
“E non voglio rinunciare a queste emozioni” sussurra lei, con la sincerità dipinta negli occhi.
“E questo cosa vuol dire?” le chiedo istintivamente abbassando lo sguardo, dannandomi internamente per la domanda che le ho appena fatto.
Ho paura di leggere la reazione nei suoi occhi, ma appena li rialzo, leggo solo una determinazione e una luce incredibile. 
“Vuol dire che non voglio rinunciare a te” sussurra accarezzandomi il viso delicatamente.
I nostri sguardi si incontrano, mentre sento delle lacrime scorrere lungo il mio viso.
Ma per la prima volta dopo tanto, sono lacrime di felicità.
Sposto lo sguardo sulle sue labbra, a pochi centimetri dalle mie, e quando vedo la sua testa annuire impercettibilmente, so che è la cosa giusta da fare.
Con uno scatto unisco le nostre labbra, mentre lascio un sospiro di sollievo.
Il suo sapore è la cosa che più mi è mancata, e risentirlo così, su di me, con le stelle a proteggerci e una promessa silenziosa suggellata dai nostri respiri che si uniscono e le sue mani che vagano sul mio corpo, è qualcosa che va oltre qualsiasi aspettativa.



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