NAJWA’S POV
(aspettate per la musica)
Sono almeno dieci minuti che Maggie è seduta in silenzio, sul divano di casa sua, mentre continua a singhiozzare incontrollatamente.
Sembra quasi che si sia dimenticata della mia presenza.
Non so bene come comportarmi, sono pessima in queste cose.
L’unica cosa che riesco a fare è rimanere in piedi, immobile.
Non so cosa devo fare, sono bloccata tra la voglia e il dovere di andare a consolarla, e l’incapacità e il senso di ridicolo nel farlo.
Prendendo coraggio, e mettendo da parte l’imbarazzo della situazione, parlo, con la voce tremolante.
“Maggie” sussurro appena, ma non ottengo risposta.
Forse non ha sentito, forse il suo pianto ha coperto la mia voce tenue.
“Maggie” riprovo, alzando un po’ la voce.
Lei non risponde.
Ma sono estremamente sicura che sta volta mi abbia sentito, perchè i suoi singhiozzi cessano, e rimane solo il suo respiro agitato.
Mi avvicino di qualche passo, molto lentamente, cercando di capire come non rompere il precario equilibrio.
Ma è la donna seduta di spalle davanti a me che decide di romperlo.
“Fermati” mi dice con voce debole, ma molto decisa.
Io mi immobilizzo, un po’ stranita, aspettando che parli.
Ma niente.
“Maggie” la chiamo un’altra volta, non ottenendo ancora risposta.
Riprendo a camminare senza nemmeno rendermene conto, ma la sua voce mi interrompe nuovamente.
“Non ti muovere” questo tono di voce che sta usando mi spaventa.
Non sta urlando, non mi sta insultando.
E’ fermo, deciso, ma c’è una cosa che mi preoccupa.
Mi parla quasi come se non fossi reale, sembra come se stesse vivendo in un sogno.
Non si muove, respira lentamente.
Mi sporgo un po’ per vederla sul viso.
Il suo sguardo è spento, i suoi occhi sono fissi nel vuoto.
Mi avvicino, noncurante delle sue richieste, chiedendomi cosa io debba fare.
Mi accovaccio davanti a lei, ma sposta lo sguardo altrove.
In un altro contesto, questo gesto mi avrebbe irritato oltre modo.
Ma ora, avendo davanti a me una Maggie con gli occhi rossi e gonfi e le lacrime che scendono infinite lungo il suo viso, non riesco.
Il suo malessere è più importante di qualsiasi altra cosa.
Dentro di me, una risata sarcastica si fa spazio nella mia testa.
Buffo come la solita me non ci avrebbe messo due secondi a fare una scenata per questo tipo di comportamenti, e ancora più buffo, e anche irritante, il potere che questa biondina si è presa su di me.
“Mi guardi? Per favore” le chiedo dolcemente, prendendole piano il viso, facendo scontrare i nostri occhi per un secondo.
E quel secondo, mi basta per capire tutto quello che sta pensando, tutto ciò che ha dentro.
Leggo il dolore e il senso di colpa, leggo il nervoso e il pentimento.
Però, una piccola sfumatura che non mi aspettavo di vedere appare inconfondibile tra le altre.
La rabbia.
Un’emozione che non mi aspettavo assolutamente di trovare.
Non faccio nemmeno in tempo a chiederle perché, che la risposta mi arriva direttamente da lei.
“Vattene” mi dice con un tono basso e abbastanza minaccioso, senza nemmeno guardarmi negli occhi.
“Que? Estas de broma, verdad?” dico, cercando di sembrare scherzosa, nonostante il fatto che già dal tono che ha usato ho capito che non è così.
Non mi risponde, cosa che mi fa innervosire parecchio.
“Maggie, guardami”
“Najwa, non voglio vederti, vattene da qui ora”
Il suo tono è freddo, distante, ma so che si sta trattenendo molto per non iniziare a gridarmi contro.
Forse perchè sa che in quel caso, impulsiva come sono, avremmo iniziato a litigare.
Forse perchè non ha le forze per urlare.
O forse perchè non vuole darmi la soddisfazione di farmi credere così importante.
Possono essere questi o altro mille motivi, ma l’unica cosa sicura è che nonostante do che non dovrebbe, questo sua finta freddezza mi ha fatto male.
“Dici davvero?” chiedo esasperata aprendo le braccia.
“Si” ancora una volta una risposta secca.
“E posso sapere il perchè o è un segreto di stato? Mh?”
“Davvero non ti rendi conto?” urla lei, finalmente guardandomi negli occhi.
Non capisco se il peso nel petto si allevia o si appesantisce nell’incrociare il suo sguardo.
I suoi occhi verdi, incrociati nei miei castani, mi permettono di respirare di nuovo, ma le sue lacrime mi tolgono il respiro ancora di più.
“Come hai potuto dirlo a Remy. Non spettava a te, stronza. Tu non c’entravi niente” urla nuovamente, mentre io apro gli occhi sorpresa.
“Non c’entravo niente dici? Quindi quello che abbiamo avuto non è significato niente?”
“Lo sai che non è questo che intendevo. Ha significato, e anche molto, e tu lo sai. Ma tra me e Remy non ti dovevi mettere in mezzo. Non in questo modo. E ora ti prego, vattene. Ho bisogno di restare da sola” continua ad urlare, ma la freddezza la sta abbandonando un po’.
Sentirle dire che gli ultimi due giorni hanno significato molto, mi da la calma e la razionalità necessaria per poterla lasciare da sola per qualche giorno.
So che è terribilmente arrabbiata con me, e sono sicura che del tempo è tutto ciò che le serve.
Mi alzo lentamente, e la guardo, per poi annuire.
Mi allontano in silenzio, afferrando la borsa e dirigendomi verso l’uscita, mentre sento lo sguardo di lei penetrarmi fin dentro le ossa.
“Se hai bisogno, sai dove trovarmi. Non esitare” le sussurro prima di uscire, assicurandomi che mi abbia sentito.
La vedo annuire leggermente, e prima di uscire, i nostri occhi si incrociano un’altra volta.
Un piccolo sorriso si apre sul mio viso, seguito dal suo e poi esco, diretta a casa.
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RINASCITA
Fanfiction"È nella solitudine, scevra da ogni sorta di condizionamento, che ognuno di noi può ritrovarsi e conoscere appieno se stesso." e questo Maggie lo sa bene. o meglio, sentirà la necessità di scoprirlo.