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Accolsi con sollievo l'arrivo delle mestruazioni.
La sola idea di essere rimasta incinta con l'unico rapporto avuto in tutti quegli anni, mi aveva mandata in paranoia.

Avevo pensato molto a Frank in quei giorni, ma non ero più tornata da lui.
Non volevo che avesse alcun potere su di me. Desideravo avere il controllo di tutte le mie emozioni. Non potevo permettermi alcuna debolezza, se volevo sopravvivere come avevo fatto fino ad allora.
Non mi rendevo conto di quanto invece fossi stata debole, succube delle mie paure e dei medicinali per gran parte del tempo.

«Ahi!» si lamentò Maya.
Spazzolarle i capelli, mossi e sottili, era un incubo. Delegavo spesso mamma, più paziente di me.
«Scusa. Sto cercando di fare più piano possibile ma hai un nodo enorme qui sotto.» Ci pensai un attimo. «E se li tagliassimo? Qui, a livello delle spalle; sarebbero più facili da pettinare.»
Maya si girò, contrariata. «Mamma, ma sei pazza? Poi sarebbe Helena quella coi capelli più lunghi. Vuoi togliermi anche questo?»
Scoppiai a ridere. Quelle due erano in perenne competizione, ma al tempo stesso non potevano fare a meno di interessarsi l'una all'altra.
«Per carità! Non sia mai!» le risposi, separando le ciocche per farle una treccia, che avrebbe evitato ai quei sottili fili dorati di annodarsi ulteriormente.

«Mamma?»
«Sì?»
«Pensi che lo troverò un fidanzato qua dentro?»
Rimasi sorpresa per la domanda. «Non è un po' presto?»
«Sì, però ogni tanto ci penso. Tu sei da sola da sempre e non hai mai trovato nessuno, eppure ci sono tante persone qua dentro. Non ti piace Kevin? A me piace.»
«Kevin è splendido, ma io non posso proprio piacergli come fidanzata» le spiegai.
«Lo so che preferisce gli uomini, ma non può preferire te?»

Le diedi un bacio sulla testolina profumata.
«Ti manca avere un padre, non è così?»
Diventò silenziosa per qualche secondo.
«Qui è nonno il mio papà.»
Aveva ragione. Era stato mio padre la sua unica figura maschile di riferimento.
Quando tutto era successo, aveva solo due anni e non ricordava praticamente nulla del padre, se non quello che le avevo raccontato io.

Avevo cercato di edulcorare la storia. Non le avevo detto che mi aveva scaricata perché ero incinta e non voleva responsabilità.
Le avevo raccontato che si era perdutamente innamorato di un'altra ragazza e per questo motivo si era allontanato da me, ma che soffriva molto perché non poteva stare accanto alla figlioletta tutti i giorni.
Le avevo detto che, se fosse stato per lui, sarebbero vissuti insieme ma che era dovuta rimanere con me perché l'allattavo io.

Quando parlavamo di lui, chiedeva di vedere la sua fotografia e cominciava a subissarmi di domande su come era vivere all'aperto, su come era stato il nostro incontro e come avevo conquistato uno dei ragazzi più belli in circolazione. Mi ascoltava con sguardo sognante, cercando di imprimere nella memoria quanti più ricordi possibile del padre che non conosceva.

Quel pomeriggio ripensai alle parole di Maya.
In tutti quegli anni non mi ero concessa a nessun rapporto sentimentale. Di uomini ce n'erano ma ero io a essermi preclusa ogni esperienza e, anche ora, la cosa mi spaventava.

La sera, aspettai che Maya si addormentasse, poi uscii a bere qualcosa con Isa, da Jack.
Mi piaceva l'atmosfera spartana di quel posto, con i tavoli e gli sgabelli in legno, le pareti rivestite di vecchi poster e immagini di rock band d'epoca.
C'era uno stereo con due potenti casse in cui giravano alcuni cd e mp3 di vecchi gruppi.
"Chissà se si produce ancora musica" mi chiesi. Alcuni si erano costruiti degli strumenti musicali amatoriali, ma era raro vedere una chitarra. Ancor più raro era vedere un pianoforte.
Avevo sentito che la famiglia di Morgan ne possedeva uno. Sperai che almeno fosse suonato e non usato come oggetto d'arredamento; sarebbe stato un totale spreco.

Nella vita di prima, io strimpellavo il basso. Sapevo fare ben poco, ma mi piaceva. Da adolescente avevo messo su una band al femminile con Isa alla voce e altre due ragazze alla chitarra e batteria. Ci ispiravamo alla musica della fine del XX secolo, anche se tutte e quattro eravamo grandi fan dei Summer Eclipse, un gruppo americano nostro contemporaneo con una cantante molto affascinante e dalla voce incredibile.

Quel che resta della LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora