Elio aveva spalancato gli occhi, rivolgendo al figlio uno sguardo pieno di sgomento.
«Figliolo, ma cosa stai...»
«Basta! Basta!» gridò al microfono, dando una spallata al padre, spodestandolo. «Complesso 307, mi rivolgo a tutti voi: ribellatevi, smettete di abbassare la testa per paura. Non c'è niente di cui avere paura, adesso. Siamo persone libere. Là fuori non è più così tremendo, possiamo espanderci. Possiamo far rinascere il pianeta, confrontarci con altre persone...» Gesticolava animatamente.
Il padre aveva fatto un cenno ad alcune guardie, che circondarono Morgan.
«Volete ancora sottomettervi a questa dittatura?» gridò il giovane uomo, ormai quasi scomparso dietro le divise scure. «Dico anche a voi,» si rivolse alle guardie armate, «davvero vi sembra giusto?»
«No. Non è giusto!» urlai dalla folla.
«Ribelliamoci, riconquistiamo la nostra libertà!» gridò, subito dopo, Frank.
«Sì! Hanno ragione, basta con questa dittatura. Siamo persone, non burattini» intervenne qualcun altro, incitando gli altri.
Sempre più persone si unirono al coro dei ribelli. Mi guardai attorno, piena di adrenalina e desiderio di rivalsa.In molti avevano paura. Lasciarono la sala o si misero contro le pareti, per distinguersi da coloro che stavano disobbedendo a chi aveva sempre detenuto il potere.
Alcuni, invece, presi dalla foga, cercarono di invadere il palco, ma furono respinti dalle guardie a suon di calci e pugni.
Durante uno di questi momenti, Morgan riuscì a divincolarsi e a riprendere posizione davanti al microfono.
«Forza! Insieme possiamo farcela. Noi siamo più di loro, siamo più forti!» Una guardia gli picchiò il calcio del fucile sulla nuca, facendogli perdere i sensi.
«Morgan!» mi feci strada fra la gente, per raggiungerlo insieme a Kevin ma, quando giungemmo sul palco, era già stato trascinato via.
Intravidi Elio che si tamponava un labbro sanguinante un fazzoletto, poi la porta si richiuse alle loro spalle.Il microfono era ancora in funzione e Kevin prese parola.
«Quei pezzenti sono scappati. Sperano di salvarsi il culo, ma non sarà così, vero? Non vogliamo il caos, vogliamo libertà di scelta per tutti. Ci hanno nascosto tante cose, troppe cose. Volete davvero che decine di persone vengano trucidate?» disse, riferendosi ai Botanici. «Sono venuti ad aiutarci e volete ripagarli così? Io non ci sto. Chi la pensa come me mi segua.» Scese dal palco e si diresse verso la porta del salone.
Frank ed io ci scambiamo uno sguardo entusiasta e ci accodammo a lui, così come molte altre persone.
Mi guardai attorno con stupore; eravamo davvero in tanti, almeno trecento persone.
Eravamo disarmati, era vero. Anche se, gli uomini in nero che circondavano i Botanici erano meno di trenta, con le loro armi potevano fare grosso danno.
Dovevamo solo avere coraggio e sperare.Il sole era accecante e la temperatura mite. Era la giornata perfetta per un picnic all'aperto, non per una resa dei conti che poteva finire in un bagno di sangue.
Gli uomini in nero vennero colti di sorpresa. Non si aspettavano di certo di trovarsi davanti una folla così numerosa, e così incazzata.
Si voltarono di scatto, puntando i fucili verso di noi.
«Fermi o spariamo!» ci ordinò il loro portavoce.«Non siete obbligati a farlo» gridò Frank, facendo un pericoloso passo avanti, con le braccia aperte, come volesse abbracciarli.
Avanzai anche io. «Qui siete liberi di scegliere. Volete davvero far del male a persone innocenti? Siete stati pedine nelle mani di questa gentaglia quanto noi.»
«Ci sono bambini, fra i Botanici, e anche fra di noi» aggiunse un uomo, facendo un passo avanti.
Gli uomini in nero erano spaesati. Continuavano a tenere le loro armi puntate ma, alcuni di loro, sembrarono tentennare.
Dietro di loro, i Botanici, ci guardavano colmi di speranza. Erano spaventati, confusi. Si stringevano fra loro come animali impauriti. Eric, al centro, stava eretto, una roccia su cui fare affidamento. Al suo fianco, Ilberria aveva un'espressione serena. Per lei tutto andava come doveva andare. Aveva fiducia.Anche io ne avevo. Mi sentivo travolta da un'intensa energia che scaturiva da tutti noi, insieme.
Eravamo uniti, perseguendo un obiettivo comune. La libertà collettiva, non il benessere del singolo.
Presi per mano Frank e Kevin, che fecero lo stesso con le persone al loro fianco, creando una lunga catena umana.
«State fermi. Abbiamo ordine di fare fuoco e non vogliamo arrivare a tanto» disse, di nuovo, uno dei militari.
«Se non vuoi, non devi farlo. Dov'è chi ti ha dato questo ordine? Sono rinchiusi ai piani alti. Non sono qui. Non ci mettono la faccia. Danno a te l'ordine di sparare e non si sporcano le mani. Mettono voi nella merda; lasciano a voi il ricordo indelebile dei volti di chi avete ucciso. Chi è che non dormirà la notte? Voi o loro?» dissi con convinzione.
Eric ci fissava dritto negli occhi, mentre un sorriso si dipingeva sul suo volto.
L'uomo sospirò e abbassò l'arma. I suoi commilitoni lo guardarono con stupore e, uno alla volta, fecero lo stesso.
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Quel che resta della Luna
Science FictionAnno 2052. In seguito a un susseguirsi di catastrofi, la Terra è diventata un posto arido e inospitale. Parte dell'umanità, però, è sopravvissuta e vive all'interno di quelli che vengono chiamati "complessi": un insieme di palazzi sopraelevati e qua...