Qualche sera prima, la terra era tremata per via di un bolide, che non aveva creato danni al complesso ma era passato così vicino da farci spaventare.
Era l'imbrunire e tutto era stato illuminato a giorno per qualche secondo. In molti eravamo corsi alle finestre per seguire la scia della meteora, che probabilmente si era sbriciolata prima di toccare il suolo, a diversi chilometri da noi. Non era la prima volta che succedeva, ma era passato diverso tempo dall'ultima; abbastanza da farci sobbalzare. Strinsi il mio inseparabile ciondolo di Adularia. C'era una strana atmosfera nell'aria. Nonna sembrava particolarmente serena, per nulla turbata, mentre io sentivo sempre quelle strane farfalle galoppanti su e giù per l'esofago, nonostante le cose fossero in qualche modo tornate alla normalità.
Quel pomeriggio invece mi trovavo in palestra, quando sentii un mormorio sempre più persistente provenire dal cortile. Come molti altri, mi affacciai ai finestroni per capire cosa stesse succedendo.
Notai alcuni contadini, nei campi sotto il palazzo, indicare l'orizzonte, verso la loro sinistra.
Quelli cos'erano?
Strizzai gli occhi per mettere a fuoco meglio. Vidi dei puntini scuri avvicinarsi al complesso, sollevando della polvere al loro passaggio.Dovevo saperne di più e corsi cinque piani di corsa, troppo impaziente per aspettare uno degli ascensori, tutti in funzione.
Era troppo presto per la visita degli uomini in nero; chi stava raggiungendo il complesso 307? Quelli che avevo intravisto erano senza dubbio mezzi di trasporto.Correndo lungo il perimetro dei campi, incrociai Kevin, curioso quanto me.
«Ma chi cazzo sono?»
«Che Del Vecchio stia rientrando in anticipo?» supposi.
«Ma se è partito da dieci giorni? Non sarà successo qualcosa di brutto...»Ci affiancammo alle guardie, e ai primi curiosi, nei pressi del ponte.
«Ci siete anche voi! Santo è venuto a chiamarmi, dicendomi di salire subito» ci accolse Frank, con la tuta da lavoro e i capelli scuri mossi dal vento.
Osservammo la carovana di mezzi che si avvicinava sempre di più. Ora riuscivamo a scorgerli meglio: non erano i furgoni blindati degli uomini in nero.
C'erano camper, furgoni e addirittura un vecchio scuolabus, almeno una decina di mezzi in tutto.
Li guardavamo con occhi sgranati. Non vedevamo vetture diverse da quelle degli uomini in nero da un decennio.
Il furgone di testa, verniciato di rosso, esponeva sul tetto una bandiera arcobaleno con dipinta al centro una mano stilizzata verde, dal cui palmo cresceva una pianta.
Frank scoppiò a ridere.
«Perché ridi?»«Non lo so nemmeno io, ma tutto questo è bellissimo» commentò la scena facendo un largo sorriso.
Le guardie si guardarono fra loro, allarmate. Non sapevano cosa fare. Chi era quella gente?
La carovana si fermò a trecento metri dal fiume. Solo il furgone di testa proseguì, avvicinandosi alla riva.
Eravamo curiosi e trepidanti, ma anche un po' timorosi.Fissavamo il mezzo rosso farsi sempre più vicino, senza dire una parola. Si udiva solo il leggero incedere del veicolo.
Il ponte era sollevato, nessuno sarebbe potuto entrare senza il nostro consenso.
In un certo senso, eravamo al sicuro.Il furgone si fermò proprio di fronte all'attracco del ponte; riuscii a scorgere alcune figure al suo interno.
«Avete chiamato i dirigenti? Perché diavolo non sono ancora qui?» si lamentò il capo delle guardie esterne coi suoi sottoposti.
«Sì, li ho...»
«Fate largo. Che succede?» tuonò Morgan, seguito da altri tre collaboratori, ormai col suo nuovo look da politico carismatico.
Per un attimo lessi stupore sul suo viso, subito cancellato dalla sua faccia di bronzo.Restammo in attesa un paio di minuti, indecisi sul da farsi, quando la portiera del furgone si aprì.
Sussultammo.
Ne scese un uomo con le mani alzate, in segno di resa.
Indossava pantaloni neri pesanti coi tasconi e una giacca dello stesso tipo. Intorno al collo aveva avvolta una sciarpa di cotone a motivi cashmere nei toni del borgogna e blu che gli coprivano il viso fin sotto gli occhi.
Da quella distanza, riuscivo comunque a scorgere due occhi scuri e profondi.
Morgan non distoglieva lo sguardo, ancora incredulo e dubbioso.
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Quel che resta della Luna
Science FictionAnno 2052. In seguito a un susseguirsi di catastrofi, la Terra è diventata un posto arido e inospitale. Parte dell'umanità, però, è sopravvissuta e vive all'interno di quelli che vengono chiamati "complessi": un insieme di palazzi sopraelevati e qua...