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I Botanici stavano raccogliendo le loro cose, ormai prossimi alla partenza.
Si sarebbero diretti a Est; il loro obiettivo era arrivare nei pressi degli Urali e poi tornare in Spagna. Speravano di contattare più persone possibile, fare nuove scoperte e fondare nuove comunità.
Erano pronti ad affrontare ogni eventualità. Erano persone libere di scegliere.
Noi del complesso 307, invece, quante volte avevamo davvero scelto?

Io ed Eric non avevamo più parlato di quello che era successo sul tetto. Sarebbe partito il giorno dopo, non ci saremmo più rivisti, che senso aveva chiarire la nostra posizione? Cosa avrei dovuto dirgli?
Quell'uomo mi attraeva e sentivo una profonda connessione con lui, ma Frank non aveva smesso di piacermi. Non era cambiato nulla nei confronti del mio giovane compagno di avventure.
Eppure, l'idea che quella carovana se ne andasse senza più fare ritorno, mi devastava. Avevo trovato degli amici, dei complici. Avevano portato una ventata di freschezza fra quelle mura piene di aria viziata e rassegnazione.

Morgan aveva organizzato a Lia un funerale privato, al quale però invitò anche me e Kevin. La madre ci aveva osservati con odio, quasi fossimo noi la causa del tracollo della sua vita. Quel che restava del corpo della giovane era stato cremato e consegnato alla famiglia in un'urna.
Non seppellivamo i nostri morti, non c'era posto; venivano cremati e consegnati ai loro cari, oppure restituiti al suolo.
Non avevamo un cimitero. La maggior parte delle persone decideva di non tenere in casa le urne. Nessuno voleva ricordare tutte quelle vite perse. Si cercava di andare avanti come automi volutamente inconsci del passato.

Solo i bambini riuscivano a vivere con entusiasmo, perché non avevano conosciuto la vita di prima.
Non sapevano cosa voleva dire correre in un prato, andare al mare, fare una passeggiata in centro, guardare il cielo con la Luna piena, seguire la missione su Marte, navigare su internet e parlare con persone dall'altra parte del mondo.
Loro conoscevano solo la vita nel complesso. Non provavano nostalgia o rimpianto.

«Che dirà tuo padre, quando tornerà?» aveva piagnucolato la signora Del Vecchio al figlio. «Lia, la mia piccola Lia, ridotta a brandelli per cosa? Tu, Morgan, hai fatto tutto di testa tua. Non hai ubbidito a tuo...»
«Lia era confinata in casa per decisione di papà, non mia. Lui ha deciso il suo futuro. La sola idea di sposare quell'uomo la disgustava...»
«Non essere ingrato!» lo rimproverò, dandogli uno schiaffo. «Tuo padre ti ha fatto vivere la vita migliore che potessi desiderare. Preferivi vivere come quei tuoi amici, a sporcarti le mani per mangiare un tozzo di pane?»
«Sì. Sì, mamma. L'avrei preferito.» Morgan si girò sui tacchi e, passandoci accanto, ci fece cenno di seguirlo.

«Scusate mia madre. Non è in sé. Anzi, col cazzo. Non serve che la giustifichi.»
«Tranquillo. Dev'essere distrutta. Cerca di starle vicino, per quanto possibile» lo rassicurai, poggiandogli una mano sulla spalla.
Kevin fece lo stesso. Mi aveva confidato che la loro notte di passione era stata archiviata e che erano rimasti amici. Sentivano di avere un forte legame, al di là del fattore fisico, e volevano portarlo avanti.
Chi l'avrebbe mai detto? Kevin aveva detestato Morgan per anni. Non poteva nemmeno sentirlo nominare!

Avevamo organizzato una festa d'addio per i Botanici. Avremmo festeggiato all'aperto, con una sorta di picnic gigantesco. Come si può immaginare, non tutti avrebbero partecipato; c'era ancora chi era convinto che l'aria non si potesse respirare e che saremmo morti tutti.
Quella festa però, non si tenne.

Con due giorni d'anticipo, i furgoni blindati degli uomini in nero arrivarono da noi.
Elio Del Vecchio era tornato.
I Botanici non erano ancora partiti e noi non eravamo pronti.

Un uomo in nero, col volto coperto, aprì il portellone di un blindato, facendone scendere un altro, che si mise dall'altro lato, per permettere al leader del complesso di scendere in sicurezza.
Elio era vestito in modo impeccabile, con un abito di alta sartoria e i capelli impomatati.
Non sembrava reduce da un viaggio lungo giorni.
Rivolse uno sguardo ai Botanici e alle persone che, come me, erano in loro compagnia.
Non lasciò trapelare alcuna sorpresa, nessuna emozione, positiva o negativa.

Quel che resta della LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora