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«Cosa? Voi due? Da quasi un anno?» gridò Kevin, tenendo le mani sui fianchi. «Sono furioso!»
«Scusa... »
«Scusa? Scusa un corno! Come avete potuto tenermelo nascosto? Mio fratello e la mia migliore amica. Perché non me lo avete detto?» Kevin ci guardava dall'alto del suo metro e ottantasette con sguardo severo.
«Te l'ho già spiegato» disse Frank.
«Perdonami, sono stata io a insistere perché fosse un segreto.»
«Sono deluso. Dici sempre che sono il tuo migliore amico e poi, guarda, mi escludi da una cosa così importante.»
Chiesi a Frank di lasciarci soli, ero io a dovergli delle spiegazioni.

Domandai scusa a Kevin. Aveva ragione a essere risentito e deluso da me; non mi ero comportata da buona amica. Gli raccontai di quanto avessi avuto paura in quei mesi.
«Pensavi che non avrei approvato? Probabilmente hai ragione. Insomma, Frank è... piccolo!»
Lo guardai perplessa.
«Lo so, non è più così "piccolo", ma rimango sempre il fratello maggiore; ai miei occhi sarà sempre tale. È un po' come per te con Maya; li si vorrebbe proteggere sempre.»
Abbassai lo sguardo.
«Aspetta. Sono felice che al suo fianco ci sia tu e non qualcun altro. Ora so che non devo più proteggerlo, con te starà bene. Vedi, prima di venire qui stavamo passando un periodo difficile in famiglia. Per anni l'ho ignorato ma, quando mi sono reso conto di quanto stesse soffrendo, ho passato ogni attimo a difenderlo da nostro padre. Era un vero mostro.»

Lo ascoltai come se non conoscessi la storia. Per la prima volta, anche Kevin si stava aprendo con me.
«Come vedi, anche io ti ho nascosto qualcosa di importante. Nemmeno io sono l'amico perfetto.»
Gli sorrisi e lo abbracciai.
«Se fossimo perfetti non saremmo amici» gli sussurrai, prima di dargli un bacio sul naso.
«Però mi fa impressione pensare a voi due che fate sesso, sappilo! Anche tu, sappilo!» gridò, sbucando in corridoio e puntando il dito sul fratello che stava mangiando uno snack in cucina in tranquillità.

«Quindi ora hai un fidanzato?»
«Non proprio. Più o meno. Ci frequentiamo e ci vogliamo bene.»
Maya rimase in silenzio, pensierosa, e poi disse: «È proprio bello, sai? Sembra Biancaneve maschio.»
Mi misi a ridere per lo strambo paragone, stranamente calzante.
«Stasera vorrebbe venire a trovarci. Sei d'accordo?»

Annui, ma quando Frank varcò la porta di casa, qualche ora dopo, Maya era così imbarazzata che non riusciva a sollevare lo sguardo dai propri piedi.
«Tua mamma mi ha detto che sei bravissima a disegnare. Ti va di farmi vedere qualche tuo capolavoro?» le chiese, mostrando interesse.
La piccola prese la sua cartelletta e, con timidezza, gli porse uno a uno i suoi disegni migliori.
«Ma sono bellissimi! Selene aveva proprio ragione: hai talento!» esclamò, guardandoli con attenzione. «Hai disegnato molto bene questo gatto, sai?»
Vidi Maya arrossire.

«Mamma» venne a sussurrarmi all'orecchio, «lo posso truccare?»
«Chiedilo a lui» la incoraggiai, ma la bambina si aggrappò al mio braccio, guardandomi con occhi imploranti.
«Maya ha una richiesta: può truccarti?»
Frank sorrise: «Ma certo. Tutto quello che vuoi, principessa!»

Fu strano, per me, vederli interagire. Maya lo toccava con delicatezza, quasi avesse paura non fosse vero e di rompere l'incantesimo; Frank invece era rilassato e a proprio agio a farsi impiastricciare il viso.

I mesi che seguirono furono sereni, senza grossi scossoni.
Era piacevole non nascondersi più, anche se un po' mi mancava l'eccitazione che mi procurava la paura di essere scoperti.

Isa aveva realizzato di essere incinta ed era nel panico.
Tommy invece, contro ogni aspettativa, aveva preso bene la notizia ed era felice di diventare padre.
«Diventerò brutta, grassa e deforme! La mia vagina non sarà più la stessa, dopo» si lamentava di continuo.
«Ehi. Io ne ho avuto uno, di figlio, e non mi sembra di essere così deforme» commentò Greta, sentendosi chiamata in causa.
«Vorrà dire che verrai in palestra con me» la incoraggiai. «Anche se mi è rimasta un po' di pelle flaccida sotto l'ombelico, e qualche smagliatura, ho addominali d'acciaio; senti.»
Sollevai la maglia mostrando il mio ventre piatto che mostrava la sua debolezza solo quando stavo in posizione seduta.
«Frutto della palestra o della ginnastica che fai col ragazzino?» chiese, maliziosa, Greta, che si beccò un pizzicotto.
«Tua nonna, comunque, è veramente una angelo.» Viviana stava seguendo l'andamento della sua gravidanza. «È così paziente! Non hai preso da lei... »
«Ehi!»

Quel che resta della LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora