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 Annaspai, agitando le mani nel vuoto, come risvegliata da un incubo.

«Calma, Selene. Va tutto bene, ci sono qua io.»
Volsi lo sguardo verso Frank, che sfoggiava ancora il suo trucco perfetto.
Mi guardai attorno e notai con sgomento di trovarmi all'aperto.

«Siamo fuori dal Terrazzo» disse lui, leggendo la confusione sul mio volto.
«Cosa? Io... mi sento un po' confusa. Come mai sono qui?»
Mi misi a sedere ma mi girava la testa, la sentivo pesante e mi salì una nausea tremenda.

«Ti ci ho portato io.»
Il giovane era accovacciato di fianco a me e mi guardava con dolcezza.
Continuavo a non capire. Ricordavo di essere stata alla festa, di aver ballato con Morgan e di averlo baciato. Poi, più niente.
«Frank, da quanto siamo qua?» Distolsi lo sguardo dal cielo. Quei frammenti di Luna mi mettevano sempre addosso un'angoscia incontrollabile.
«Da una ventina di minuti, penso.»
Cominciai a sentire il respiro corto. «Tranquilla, di notte l'aria è più pulita e siamo proprio vicino ai depuratori» mi rassicura, indicandone i motori ronzanti.
«Cosa mi è successo? Non ricordo molto.» La cosa mi preoccupava.

Frank si morse un labbro. «Cosa ricordi?»
Gli dissi che mi stavo divertendo e dell'incontro con Morgan.
Lo vidi stringere le dita in un pugno. «Morgan, appunto.» Rivolse uno sguardo carico di rabbia verso il locale, da cui proveniva ancora della musica.
«Frank? Dimmi cos'è successo.»
«Stava andando alla grande. Mettevo musica e la gente ballava. Era grandioso. Ho visto cose assurde... Hai presente la leggenda di Sodoma e Gomorra?»
«Vieni al dunque» lo incitai, impaziente.

«Ti ho vista ballare con Morgan; avete cominciato a baciarvi e a strusciarvi l'uno sull'altra...Poi vi ho visti andare verso un divanetto alla mia destra, immaginando come sarebbe andata a finire.»
"Forse l'ho inconsapevolmente ferito?" pensai.
«Tranquilla. Sei libera di stare con chi vuoi. Il problema era un altro.»
Mi sentivo sulle montagne russe, fu un miracolo se non vomitai.
«Quale?» biascicai.
«Non volevo stare a fissarti mentre ti appartavi con un altro ma, inevitabilmente, ogni tanto buttavo uno sguardo e, dopo un po', ho capito che qualcosa non andava.»
Cercai di ricordare, invano.

«Se prima ricambiavi le sue attenzioni, poi mi sei sembrata inerme. Lui continuava a baciarti e a toccarti ovunque, ma tu eri intontita, sembravi perdere continuamente i sensi. In quel momento vi ha raggiunti sua sorella, Lia... »
«Lia è sua sorella?» esclamai, incredula. «Pensavo fossero amanti!»
«Beh, si è seduta accanto a voi e vi guardava. Osservava Morgan che ti toccava fra le gambe, che ti spogliava, mentre tu eri priva di sensi. Ti ha sfilato gli slip e li ha dati a lei. Quella stronza aveva un'aria così compiaciuta! Quando ho visto il biondone slacciarsi i pantaloni non ci ho visto più.»
Lo invitai a continuare; ero scioccata.

Mi raccontò che, a quel punto, aveva mollato la consolle all'altro deejay ed era corso da noi. Mi aveva letteralmente strappato Morgan di dosso e gli aveva mollato un pugno, gridandogli di starmi lontano.
«Ho spaccato un labbro a quel pezzo di merda!» affermò con una certa soddisfazione.
Ero ammutolita. Quello che mi stava raccontando era qualcosa che al momento non riuscivo a elaborare.

«Mi ha detto: "Attento a chi ti metti contro, ragazzino!" poi si è allontanato. Per tutto quel tempo Lia ha osservato la scena compiaciuta, come se stesse assistendo a uno spettacolo a teatro. Le ho detto di sparire e lei, in tutta risposta, mi ha leccato la faccia. Ti ho presa in braccio e ti ho portata qui. Qui non ci disturberà nessuno. Ora sei al sicuro.»

Strisciai verso la bassa balaustra e mi ci appoggiai col busto, guardando verso il basso.
Ero andata alla festa per toccare il fondo, ma non immaginavo lo avrei fatto in questo modo.
Senza volerlo, cominciai a singhiozzare.

Non piangevo davanti a qualcuno da otto anni. Da quando sono arrivata qui. Da quanto ho visto morire la zia.

Quel che resta della LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora