•1 - Burrocacao rosso sangue.

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JUNGKOOK

Mi guardo allo specchio e faccio un sorrisetto, mentre canticchio a bassa voce.
Prendo il burrocacao e lo passo sulle mie labbra, per poi leccarle e tornare in camera.

«Mh mh mh» canticchio, picchiettando le dita contro al muro, mentre cammino lentamente.
Faccio ruotare la pistola nella mano e mi fermo, portando un braccio al petto.

Mi siedo di fronte a lui e prendo il foglio, sulla scrivania. «Signor Cha...Signor Cha» sospiro, scuotendo la testa.
Guardo l'uomo legato, con lo scotch sulla bocca. «Stupro, sfruttamento della prostituzione, abuso su minori...insomma, sei messo proprio male» dico, scuotendo la testa.

Gli tolgo lo scotch dalla bocca. «Ti supplico...»
Rido, buttando la testa all'indietro.
«Ti darò tutti i soldi che vuoi, ma ti s-supplico.»
«Mi pagano già un mucchio di soldi per ucciderti» rispondo, prendendo la pistola.

Apro il caricatore e sospiro.
«Non sarà doloroso.»
Mi lecco le labbra, caricando la pistola.
«N-no, per favore.»

Roteo gli occhi e mi alzo, gli punto contro la pistola. «Non sentirai niente, al contrario di quello che hanno provato tutti i ragazzini e le ragazzine che hai stuprato» sibilo.
Metto la pistola nella sua mano e la porto alla sua tempia.
«Uno...due...» premo il grilletto. «Tre.»

[...]

Entro in casa e appoggio il borsone sul divano, per poi raggiungere il bagno e togliermi i vestiti.
Apro l'acqua della doccia, per lavarmi.

Una volta, finito, prendo l'asciugamo, lo metto e raggiungo il salotto.
Sento il mio cellulare squillare, così lo prendo.

«Hello» dico. «Sei l'angelo della morte?»
Mi lecco le labbra e inclino la testa di lato.
«Può essere» rispondo.
«C'è un lavoro per te. Devi venire all'indirizzo che ti ho mandato per messaggio, al più presto» spiega. «Tu chi sei?» Chiedo.
«Solo il segretario» risponde.

Aggrotto le sopracciglia confuso e lui riaggancia.

Indosso dei pantaloni attilati in pelle, una maglietta nera corta e una giacca di jeans.
Infilo i guanti e metto la pistola nel fodero.
Prendo le chiavi dell'auto, poi esco di casa.

L'indirizzo è a Gangnam, non ci vuole molto ad arrivarci.
Il quartiere si riconosce subito, sembra di entrare nella capitale dei soldi.
Picchietto le dita sul volante e prendo il burrocacao dalla tasca dalla giacca, lo passo sulle labbra e alzo il volume della radio.

Parcheggio, vicino all'edificio e scendo dall'auto.

«Sei tu, vero?» Mi domanda, un uomo di mezz'età. «Chi?»
«L'angelo della morte.»
Faccio un sorrisetto e annuisco. «Sono io.»
«Seguimi.»

Prendiamo l'ascensore e lui schiaccia il pulsante, per l'ultimo piano cioè un attico.
Appoggio la schiena contro alla parete e porto le braccia al petto.

«Ti avverto, il signor Kim è piuttosto irrequieto ultimamente.»
«Tesoro, io uccido le persone come lavoro, credo di riuscire a comunicare con un vecchio ubriacone» dico. Lui si gira di scatto e sospira.

Appena le porte si aprono, entriamo in un appartamento enorme. «Cazzo, che casa!»
Mi guardo attorno, mentre cammino esterefatto da quanti soldi possa avere questo tizio.

ANGEL of DEATH                                                 Kill for BusinessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora