•21 - Fanciulli indifesi.

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TAEHYUNG

Picchietto le dita contro la scrivania, mentre controllo gli affari del Red Bullet.
Sospiro, massaggiandomi le tempie.
Sento bussare alla porta, così roteo gli occhi.
«Avanti.»

La persona che entra, è l'ultima che mi sarei mai aspettato visto la poca confidenza.
«Sorpreso?» Domanda, chiudendo la porta alle sue spalle. «Decisamente visto che suppongo tu non sia qui per Jungkook.»
«Già, sono qui per te.»
Appoggio la penna e porto le braccia al petto.
«E cosa vuoi, Yoongi?»

«So benissimo che tu sei abituato a controllare tutto e tutti ma...ma se ferirai Jungkook, ti ucciderò con le mie mani.»
Aggrotto le sopracciglia, alzandomi. «Perché t'importa così tanto?»
«Perché lo conosco, gli voglio bene e soprattutto mi ha aiutato in momenti difficili della mia vita. È un bravo ragazzo, quindi devi trattarlo con i guanti.»

Mi lecco le labbra, alzandomi. «Sarò diretto, perché odio fare giri di parole. Non sono cazzi tuoi, Yoongi. Sembra che tu mi stia accusando di ferirlo.»
«Non è un'accusa» spiega, avvicinandosi. «Ma è un avvertimento, perché potresti ferirlo senza nemmeno accorgertene, quindi sta attento.»

Piego le labbra in un sorrisetto. «Sei venuto fin qui per dirmi una stronzata del genere?»
«Ti sto parlando da uomo a uomo, per farti capire che l'amore non è come lo dipingono.»

Prima che possa ribattere, la porta si apre ma Namjoon si ferma appena vede Yoongi.
«Vi disturbo?» Domanda. «No, dimmi.»
Entra nel mio ufficio e mi porge un foglio.
«Abbiamo localizzato Joo, pare che non sia tornato negli Stati Uniti.»
Stringo i denti. «Non si è nemmeno allontanato dalla città, è a-»
«È qui. A Itaewon» dico, alzando gli occhi su di lui.

Annuisce con un sospiro. «Figlio di puttana.»
Mi appoggio alla scrivania e porto le braccia al petto.

«D'accordo, troviamo un modo per ucciderlo e farla finita con questa storia» dico, serio.

[...]

«Quindi, per tutto questo tempo è stato a Itaewon?» Domanda, ancora sorpreso.
«Proprio così» rispondo, scuotendo la testa.
«È proprio un figlio di puttana» sibila, con le mani strette in due pugni.

Cammino verso di lui, che è seduto sul bancone con una tazza di caffé tra le mani.
«Te lo giuro, piccolo» tocco la sua guancia, con gli occhi fissi nei suoi, «ti giuro che stavolta non riuscirà a sopravvivere. Lo ucciderò con le mie stesse mani.»
«È il tuo modo per dirmi che mi ami?»
Ridacchio. «Ogni uomo ha il suo modo, il mio è questo. Uccidere il bastardo che ti ha umiliato.»

Scende dal bancone e stringe la mia maglietta tra le mani, si lecca le labbra e sospira.
«Non credere che te lo lascerò fare da solo.»
«Non te l'ho detto? Tu non vieni.»
Si allontana di scatto, confuso, con uno sguardo perso e sorpreso. «Come?»
«Tu non verrai con noi, Jungkook. È troppo pericoloso, starai qui con Jimin.»

«E questo chi l'ha deciso?»
«Io.»
Ridacchia, scuotendo la testa. «Eravamo d'accordo che avremmo fatto questa cosa insieme, Taehyung.»
«Sì, ma quando l'abbiamo detto non era contato il fatto che mi sarei potuto innamorare di te e che ci saremmo messi insieme.»

«Io voglio venire con te» dice, seriamente.
«E io non voglio, quindi non fare storie.»
«Mi era sembrato di averti detto che non puoi controllarmi.»

ANGEL of DEATH                                                 Kill for BusinessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora