•2 - Un lavoro di successo.

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Mi tolgo gli occhiali da sole e apro la porta.
«Sei in forma, ragazzo!» Esclama, Jimin, alzandosi dalla sedia. «Sì, sparare mi fa bruciare le calorie» spiego, facendolo ridere.

«Allora, Jungkook, qual'è l'obiettivo?» Mi chiede, Yoongi.

Jimin e Yoongi, sono due killer di successo.
Una coppia di assassini come Bonnie e Clyde.

«Go Woogi. Omicidio multiplo» spiego, posando le foto sul tavolo. «Deve morire entro giovedì e deve sembrare una morte naturale.»
Prendo la valigetta e la apro, tirando fuori la siringa. «Quando questa roba gli entrerà in circolo, avrà pochi minuti prima che gli raggiunga il cuore. Sarà come un infarto.»

«Come lo avviciniamo?» Chiede, Jimin, mentre circonda il collo di Yoongi con le braccia.
«Ho controllato la sua agenda. Mercoledì sera, una macchina lo scorterà all'Hotel Emerald, dopo una conferenza stampa. Sarà molto semplice mettere k.o l'autista e le guardie ma per questo ci serviranno anche Jin e Jisoo.»

Loro due controllano le foto. «Chi è che lo vuole morto?»
«Kim Taehyung» rispondo. «Stai scherzando?!»
Scuoto la testa, con un sospiro. «Per questo devo fare un bel lavoro.»
«Quanto ti paga?»
«Undici milioni.»

«Porca puttana» sbotta, Jimin, con la bocca aperta, senza riuscire a dire nient'altro.
«Prepariamo un piano B.»

[...]

Indosso l'auricolare e alzo gli occhiali da sole, mentre mi appoggio alla ringhiera della terrazza. «Dieci minuti» dico, osservando Go da lontano.
«Guardia A fuori gioco.»
«Vai, Jungkook.»

Cammino verso Go e appena lui si gira, ci sbatto contro. «Sta attento» sbotta, uno dei segretari.
«M-mi scusi ma...ho perso il mio bastone.»

Da quello che mi ha detto Jisoo, dovrebbe avere un debole per i ragazzi giovani e innocenti.
Lo vedo lanciare un'occhiata ai suoi uomini e posa le mani sulle mie spalle.

«Non si preoccupi, ha bisogno d'aiuto?»
Stringo la pistola nel fodero della giacca e annuisco. «Sì, signore» sussurro.
«Il mio autista le darà un passaggio» spiega, mentre afferra la mia mano per seguirlo.

Centro. «La ringrazio.»
«Il pesce ha abboccato» dice, Yoongi. «Autista K.o, guardie B e C k.o.»
«Tornate a casa, al ragazzo ci penso io.»
Porco.

Entriamo nell'ascensore e lui prende il mio fianco con un mano. «Cinque minuti.»
I piani scendono e quando siamo allo 0, andiamo verso l'uscita.
«Questa è la mia auto.»

Saliamo e dopo che ha chiuso lo sportello.
«Autista, a casa mia.»
«Come desidera» dice, Yoongi, abbassando il freno a mano. «Tu non sei Park!» Sbotta, girandosi di scatto verso di me.

«Ah ah, stia fermo» dico, puntandogli contro la pistola. Mi tolgo gli occhiali da sole e faccio un sorrisetto. «Tu non sei cieco.»
«Già - avvicino le labbra al suo orecchio - io sono l'angelo della morte» sussurro.

Lo vedo prendere fuori il cellulare. «Le mie guardie, ti uccideranno» sibila a denti stretti.
«Oddio - rido - Yoongi, hai sentito cos'ha detto questo bastardo?» Gli chiedo. «Signor Go, provi a chiamarle» gli dice.

Appena clicca sul verde. «Tutto bene?» Chiede, Jimin dall'altro capo. «Sì» rispondo.
Go mi guarda e stringe i denti.
Chiudo la chiamata e metto il suo cellulare nella tasca della mia giacca.

«Ora lei farà il bravo, d'accordo?» Domando.
Yoongi accosta all'angolo della strada, appena un poliziotto gli fa cenno. Ghigno, guardando Go.
«Agente! La prego! Mi aiu-»

Jin sale in auto e sospira, scuotendo la testa.
«Vai, Yoongi» gli dico e lui riparte.
Mentre il mio amico, tiene la pistola puntata contro di lui, io tiro fuori la siringa.

«Sa, appena le inietterò questo, ci vorranno solo due minuti prima che le arrivi al cuore. Sarà come un infarto» spiego, prendendo il suo braccio.
Alzo la manica. «Ti supplico...» sussurra.

«Supplicate tutti prima di morire, ma non vi rendete conto di quanto male avete fatto alla gente» dico, afferrando il sul braccio e avvicinando l'ago. «Anche loro supplicavano quando li ha fatti uccidere, lo sa?»

Inietto il liquido e sospiro, guardando Jin che annuisce. «Un minuto e cinquanta» spiega, guardando l'orologio.
«Puttana» sibila. Ridacchio, buttando la testa all'indietro.

«Non credo che andrà in paradiso» spiego, sospirando. Giro la pistola nella mano.
«Un bastardo come lei, merita solo l'inferno.»

Si tocca il cuore, sgranando gli occhi. «Cinquanta secondi.»
Yoongi parcheggia.

Guardo le insegne luminose e mi lecco le labbra, picchiettando le dita sulla coscia.
«Dai, dai, dai» sussurro.

«Dieci secondi.»
Giro il viso di Go e sospiro. «Sogni d'oro.»
«Cinque, quattro, tre, due, uno...checkmate.»

Tocco il suo collo con due dita e annuisco.
«È morto» dico. Jin scende dall'auto e raggiunge un infermiere. «Ha un infarto! Fate presto!» Esclama.
Scendo dall'auto e indosso gli occhiali da sole.
«Ci vediamo, Yoongi.»

Raggiungo la mia auto parcheggiata e salgo, mettendo in moto, abbasso il freno a mano e accendo la radio.
Picchietto le dita sul volante e aggrotto le sopracciglia, per poi cliccare sul contatto.

«Sì.»
Faccio un sorrisetto. «Obiettivo colpito» spiego.
«È morto?» Chiede.
«Proprio così, puoi mandarmi gli altri soldi sullo stesso conto» spiego, leccandomi le labbra. «Hai fatto un buon lavoro.»
«Io non fallisco mai, Signor Kim.»

«Passa dal Red Bullet» dice, per poi chiudere la chiamata.

[...]

Entro nel locale e mi guardo attorno, fino a quando non lo trovo seduto ad un tavolo.
È uno strip club.
«Perché in questo locale?» Gli chiedo, dopo essermi seduto. «È mio.»

Sospiro e faccio segno al cameriere.
«Un malibù, con molto ghiaccio» dico. Lui annuisce e io torno a guardare Taehyung.
«Perché volevi incontrarmi? Non sei soddisfatto del mio lavoro?»
«Affatto, ho letto la notizia e la gente pensa che sia stato un infarto» spiega, facendo spallucce.

«Però, sei tu che mi incuriosisci» aggiunge.
Ridacchio, scuotendo la testa. «Io incuriosisco tutti gli uomini» spiego.

Appena arriva il mio drink, lo prendo.
«Ce l'hai un nome?» Domanda. «Sì» rispondo, per poi portare la cannuccia alla mia bocca.

«Ho capito - sorride, divertito - ti riformulo la domanda: come ti chiami?»
Appoggio il bicchiere e sospiro.

«Jungkook. Io mi chiamo Jungkook.»

Inclina la testa di lato, quasi come se fosse divertito. «Sei curioso del perché ho scelto di uccidere le persone come lavoro?» Chiedo.
«Credo che tu abbia un ottimo motivo.»
«Riguarda il mio passato. Certe cose ti dipingono l'anima di grigio e non c'è niente che possa riportare i colori originali» spiego.
«So cosa intendi.»

«Perché hai chiesto il mio aiuto, quando potevi benissimo ucciderlo da solo?» Domando.
«Parli del fatto che faccio parte della Gangpeh?»
«Credo che potessi benissimo ucciderlo da solo, quindi perché hai chiesto il mio aiuto?»
«Ero solo curioso di conoscerti» dice.

Ridacchio. «Di conoscermi?»
«Godi di ottima fama, lo sai?» Chiede, con un sorrisetto sulle labbra.
Picchietto le dita sul tavolo. «Ne sono felice.»

Finisco di bere il mio drink e appoggio la schiena, contro al divanetto.
«Sono sicuro che se avessi bisogno di te ancora, tu mi aiuterai» dice. «Forse.»
Beve l'alcolico nel suo bicchiere e si lecca le labbra.

«Sai, mi piacciono i ragazzi come te ma mi fanno incazzare quelli impertinenti» spiego.
Ridacchio, portando le braccia al petto.
«Beh» dico, alzandomi. Appoggio una mano sulla sua spalla. «Chiamami, d'accordo?»

Gli accarezzo la guancia con il pollice, per poi andarmene.
Salgo in auto e raggiungo casa mia.
Appena apro la porta di casa, sgrano gli occhi.

«Sook!» Esclamo, sorpreso. «Sorpresa» dice, venendo verso di me.
«Ma come...»
Mi stampa un bacio sulle labbra e io sorrido.
«Mi sei mancato» dico, stringendo la sua giacca. «Anche tu.»

«Quando sei arrivato?» Gli chiedo. «Poco fa, non ho aspettato molto. Non preoccuparti.»
Annuisco e sorrido ancora.

ANGEL of DEATH                                                 Kill for BusinessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora