•19 - Cin Cin.

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Non ho mai avuto una buona opinione sulla gente dell'alta società. Ho sempre pensato che fossero solo un branco di persone corrotte, che usano i più deboli per arricchirsi.
È strano che io lo pensi, la mia famiglia faceva parte dell'alta società ed eravamo ricchi e apprezzati ma ho imparato sulla mia pelle, quanto i soldi siano una condanna per tutti.
Per questo, non so cosa aspettarmi da questo stupido ballo in maschera.
I Park, sono una famiglia importante dell'altà società, con affari nella Gangpeh e quindi sono piuttosto pericolosi.
Bisogna fare molta attenzione con gente del genere.

Sento bussare alla porta della stanza, così mi giro e sospiro. «Il tuo completo» spiega, mettendolo sul letto.
Lo guardo per qualche istante, per poi tornare a passare il panno sulla pistola.
«Sei preoccupato?» Domanda, sedendosi accanto a me. «Se qualcosa dovesse andare storto, se a loro non andasse bene qualunque cosa...sarebbe un casino. Quindi sì, sono piuttosto preoccupato e sono sorpreso che tu non lo sia.»

«Lo sono.»
Poso gli occhi su di lui, che appoggia una mano sulla mia guancia. «Sono preoccupato.»
«Perché?» Chiedo, a bassa voce. «Perché temo quello che potrebbe succedere se qualcosa andasse storto.»
Mi lecco le labbra e annuisco. «Hai paura?»
«No, non ho paura.»

Guardo il completo sul letto e sospiro, «il bianco sporco non mi dona molto» spiego, con un piccolo sorriso. «Potresti essere bellissimo anche con un sacco del rusco, quindi non rompere il cazzo.»
Ridacchio.

Alza il mio mento con due dita ed accarezza le mie labbra. «Se andrà bene e farai il bravo, ti prometto che avrai un regalino.»
Aggrotto le sopracciglia. «Che genere di regalino?»
Sfiora il mio collo con i polpastrelli, facendomi rabbrividere sotto il suo collo. «Pensavo a qualcosa di - porta le labbra vicino al mio orecchio - stimolante.»

Mi mordo le labbra, trattenendo un sorrisetto.
«Puoi scegliere tu.»
«In quel caso, sai bene cosa voglio.»
Ghigna, annuendo. «Però, posso avere un piccolo assaggio?»
Mi metto su di lui, stringendo i suoi capelli con le dita. «Posso, amore?» Sussurro, al suo orecchio per poi percorrere il suo collo con la lingua.

Afferra il mio mento e infila la lingua nella mia bocca, facendomi mugolare. Sorrido, ricambiando il bacio.
Respiro affannosamente, mentre appoggio le mani sulle sue guance.
Si allontana e io mi lecco le labbra, soddisfatto.

«Grazie.»
«Di niente, adesso preparati.»

Mi alzo e lui si avvicina alla porta. «E, piccolo, mettiti la ciliegina sulle labbra.»
Lo guardo, annuendo. «D'accordo» rispondo, divertito.

[...]

Guardo fuori dal finestrino, mentre stiamo raggiungendo la villa dei Park.
Questa zona della città, è probabilmente quella più ricca e lussuosa. Devono avere molti soldi, forse è anche per questo, che possono permettersi di fare affari con la Gangpeh.

Sento la mano di Taehyung posarsi sulla mia coscia, così lo guardo.
«Sei bellissimo.»
Sorrido, con le guance rosse. «Sono ancora convinto che il bianco sporco non sia il mio colore.»
Ridacchia, scuotendo la testa, poi controlla l'orario.

«Quanto manca, Yoo?»
«Siamo quasi arrivati, signore» risponde, guardandoci dallo specchietto retrovisore.
«Mi raccomando, sono capaci di mettere in soggezione ma se non glielo permetti, capiranno che con te non devono e non possono giocare» mi spiega, seriamente.
«Che intendi con "giocare"?»
«Intendo il fatto di usarti a loro piacimento.»

Sospiro, tornando a guardare fuori dal finestrino.

La villa dei Park, erge maestosa dopo un giardino artistico con cespugli e alberi topiari, disegni uniformi, leggadri e meravigliosi.
Una piscina di vaste dimensioni, accanto a una dependance.
Si potrebbe dire, di essere quasi in un mondo parallelo, come se questa famiglia avesse voluto far intendere a chi entra che loro sono degli dei.

«Signore, siamo arrivati.»
L'auto si ferma, vicino ad altre così io e Taehyung scendiamo. «Andrà bene» spiega, porgendomi la maschera.
Annuisco e la prendo, per poi metterla come lui.
Appoggia la mano sulla mia schiena e raggiungiamo l'ingresso, suona alla porta.

Il maggiordomo, viene ad aprirci e dopo essersi inchinato ci fa entrare.
Camminiamo lungo il corridoio, fino alla sala da  ballo.

«Wow» dico, guardandomi attorno. Sembra di essere tornati indietro nel settecento, per quanto questa sala sia dettagliata ed accurata, con gli invitati che danzano in maschera su una melodia classica. «È fantastico.»

«Taehyung! Eccoti!»
Ci giriamo verso un ragazzo ed una coppia, che ci stanno guardando. «Signori Park.»
Sussulto e mi lecco le labbra.
«Sono contenta che tu sia riuscito a venire.»
«Lasciate che vi presenti Jungkook, il mio ragazzo» dice, indicandomi con la mano.
«Il tuo ragazzo?»

Sposto lo sguardo sul ragazzo, che è divertito, così annuisco. «Sì, sono il suo ragazzo. È un vero piacere essere qui stasera, signori Park.»
«Allora divertitevi, andiamo Minseok.»
Il ragazzo mi guarda per qualche istante, per poi andarsene con i Park.

«Che problemi ha quello?» Gli chiedo, scuotendo la testa. «Lunga storia, amore.»
Aggrotto le sopracciglia, mentre prende un bicchiere di champagne e me lo porge.
«Cin cin?» Domanda. «A cosa?»
«Solo a noi.»
«Cin cin» rispondo, toccando il suo calice con il mio.
Bevo lo champagne e torno a guardarlo.

Sento lo sguardo di Minseok su di me, quasi come se volesse cancellarmi dalla faccia della Terra.
Inclino la testa di lato e sbatto le palpebre, appena capisco. «Dio» sospiro. «Quel ragazzo è il tuo ex, non è vero?»

Mi guarda, sorpreso per poi sospirare. «Si può dire così, sì.»
«Il tuo ex-scopamico, ti piace di più?»
«È successo tempo fa, poi io ho chiuso.»
«Perché?»
Appoggia la mano sulla mia guancia. «Per te.»

Arrossisco, sorpreso e mi mordo il labbro mentre non posso trattenere un sorriso.
«Quando ho inizio a pensare solamente a te, ho capito che non potevo sostituirti e basta ma che dovevi essere tu. Tu sei l'unico.»
Appoggio le mani sul suo petto, stringendo la sua camicia. «L'hai lasciato per me, amore?»
«Sì, perché sei il primo di cui mi sia mai innamorato sul serio.»

Circonda la mia schiena con le braccia e fa unire le nostre labbra in un dolce bacio che mi fa battere forte il cuore.
Anche tu, per me, sei l'unico per cui abbia mai provato questi sentimenti così profondi.

Si allontana e sorride. «Vado un attimo in bagno» sussurro.
«Fai in fretta.»
Lascia le mie mani e io cammino verso il corridoio.
Cerco il bagno per cinque minuti abbondanti, prima di trovarlo, così entro e mi avvicino al lavandino.

Passo il burrocacao sulle mie labbra e mi lavo le mani.

«Suppongo che tu non sia abituato.»
Alzo lo sguardo, incontrando quello di Minseok dallo specchio. «A che cosa?»
«Lo sai, al lusso, alla ricchezza...ai soldi.»
«Preferisco così» rispondo, per poi girarmi.

«Sì, certo, dicono tutti così. Quelli come te, sono tutti uguali.»
Aggrotto le sopracciglia. «Spiegati meglio.»
«So che stai con lui solo per i suoi soldi.»
Ridacchio, buttando la testa all'indietro.
«Tu non mi conosci, io non conosco te e non prendertela, ma vorrei che continuasse così.»

Si avvicina a me e stringe i denti. «Non riuscirai a portarmelo via.»
«In realtà...» mi lecco le labbra, «l'ho già fatto.»
«Sai, cosa succederebbe se dicessi ai miei genitori che tu mi hai fatto qualcosa?»
«Nulla, sai il perché, tesoro? Perché se dovessero farmi del male, Taehyung ne farebbe a loro e poi a te.»

«Tu non lo meriti, sei solo una puttana» sibila.
«Non farmi incazzare» sospiro, picchiettando le dita sulla mia coscia. «Altrimenti? Pensi di spaventarmi?»
Mi lecco le labbra e afferro il pugnale sulla coscia. «In verità sì» rispondo, afferrando il colletto della sua camicia e puntando il coltello alla sua gola. «Perché sai, mi hanno pagato migliaia di won per uccidere i ragazzini come te. Che distruggono la vita agli altri e si credono Gesù Cristo perché sono ricchi. Quindi, dovresti avere paura di me, tutti hanno paura dell'angelo della morte.»

Deglutisce, mentre è incapace di muovere un muscolo, di respirare o di staccare i suoi occhi dai miei. È troppo spaventato che il pugnale possa tagliargli la gola.

«Amore?»
Mi allontano e rimetto il pugnale nel fodero sulla coscia, mentre lui si affaccia sulla porta.
«Stai bene?» Mi chiede, confuso ed io annuisco.
«Sto benissimo.»

Rivolgo un sorrisetto a Minseok, mentre prendo il calice dalla mano di Taehyung.
«Cin Cin, signorino Park.»

ANGEL of DEATH                                                 Kill for BusinessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora