•12 - Scacco matto.

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Il fumo butto fuori dalla sua bocca, che raggiunge il soffito della sua camera da letto e solo il silenzio sbatte contro i muri.
Ormai, ho capito che non posso farne a meno e che non riuscirò mai a resistere. È inutile anche il solo provarci.
Non ci siamo promessi niente, eppure sento di essere suo. Prima di adesso, il solo pensiero di appartenere ad uomo, mi faceva ridere ma, in questo momento, so di appartenere solo ed esclusivamente a lui.
Mi sento quasi come se stessi giocando con il fuoco, come se tutta questa situazione fosse un fottuto gioco malvagio costruito per farmi capire che non sono così unico al mondo che a me non capiterà mai.

Sono passati poco più di due mesi e nonostante questo so che in due mesi, ho imparato che tutto ciò che ho costruito può crollare in un secondo.
Devo stare attento, prima di vedere tutto ciò per cui ho lottato cadere davanti a me in minuscoli pezzi che non potranno mai tornare come prima.
Devo stare attento a non innamorarmi, perché altrimenti finirò per perdere la testa ancora di più ed ho bisogno di restare lucido.

«Devo andare» dice, risvegliandomi dai miei pensieri. Si alza dal letto e indossa i jeans.
«Di già?» Chiedo, coprendomi con le lenzuola.
«Lavoro. Devo risolvere una cosa con una famiglia importante» spiega, infilandosi la maglietta e sistemandosi la cintura.
Mi mordo il labbro, annuendo. «Tu puoi restare quanto ti pare, la mia domestica farà quello che vuoi.»

Si avvicina a me e posa una mano sulla mia guancia, per poi stamparmi un bacio sulle labbra. «Credimi, piccolo» mi guarda negli occhi, «non vorrei lasciarti da solo dopo questa notte, ma se non lo faccio, potrebbe essere un disastro» dice.
«Lo so.»
«Ti chiamo.»
«Okay» sussurro. Mi stampa un altro bacio ed esce dalla stanza, lasciandomi da solo.

Sospiro, sdraiandomi sul letto e accarezzando il cuscino. Sei uno stupido penso, stringendo le coperte con una mano.
Sei uno stupido perché pensi ancora che lui ci tenga a te.
Deglutisco e scuoto la testa. «Lui ci tiene a me.»
La verità è che non lo so, non riesco a capire niente quando sono con lui.

Ho passato, probabilmente, la notte più bella della mia vita.
È stato così bello che sento ancora le sue mani sul mio corpo e le sue labbra che baciano ogni centimetro della mia pelle.
Riesco a sentire il suo calore, che mi provoca un batticuore troppo forte e mai provato prima.
Proprio perchè è stato così tremendamente unico che voglio scappare. Sono terrorizzato all'idea di poter provare dei sentimenti per un uomo.
Ho paura di innamorarmi, per questo sto cercando di nascondermi dietro qualcuno che non sono.

Solo per scappare da Cupido e dalla sua fottuta freccia di merda.
Una freccia dannata, ecco cos'è. Non c'è niente di positivo. Chiunque provi amore, finisce per venire ferito e riferito; non voglio soffrire, ho già provato abbastanza dolore nella mia vita.

Dannazione, ho ventun'anni, dovrei saper controllare le mie emozioni.
Sono adulto e ho imparato a lottare contro al mondo, allora perché mi sento così debole?

Mi alzo dal letto, per recuperare i miei vestiti.
Ho degli appuntamenti a cui non posso mancare, quindi devo sbrigarmi.

Mi vesto velocemente e prendo le mie cose, mentre il mio cellulare squilla.
Rispondo, con un sospiro.
«Sto arrivando» dico a Jin. «Ho indicato su quel tizio di cui mi hai chiesto informazioni. Joo.»
Aggrotto le sopracciglia ed esco dalla stanza, per raggiungere l'ascensore.

«E cos'hai scoperto?» Chiedo, mentre schiaccio il pulsante. «Come ti ha detto Lalisa, non c'è assolutamente nulla su quell'uomo ma Jisoo e Jennie hanno scoperto dove si nasconde, tramite degli informatori» spiega.
Entro nell'ascensore e schiaccio il tasto per il piano terra. «È sicuro?»
«In questo momento ci sta pensando Rosie, appena sa qualcosa chiama Jimin.»

Appoggio la schiena contro al muro e sospiro, portando un braccio al petto. «Ehi, zuccherino, sbaglio o sei di cattivo umore?»
«Dovrei essere felice» dico, roteando gli occhi.
«Riguarda il super figo della Gangpeh?»
«Già...cioè, come prenderesti un uomo di cui non capisci assolutamente nulla?»

Esco dal palazzo e faccio segno ad un taxi di fermarsi, poi salgo. «Vada a YangCheon.»
«Beh, gli uomini così sono affascinanti proprio perché sono misteriosi» spiega. «Kookie! Non ascoltare Jin-hyung!»
Sento Jin che si lamenta dopo l'intervento di Jimin. «Ascolta, secondo me dovresti parlarci» mi dice, Jimin.
«Cioè, Kookie, da quanto andate a letto insieme?»
«Circa tre settimane» rispondo.
«Appunto. Tesoro, non puoi continuare a permettergli di scoparti quando gli pare» dice.
«Che intendi?»
«Che così passi per la sua puttana che si scopa quando ne ha bisogno, cioè, c'è mai stata una volta che l'hai voluto tu?»
Stringo le labbra, guardando fuori dal finestrino.
«Beh, non è che io sia contrario, ma no...»

Lo sento sospirare dall'altro capo. «Vedi, è proprio questo il problema. Se non prendi un po' in mano la situazione, lui si convincerà sempre di più di poterti scopare quando vuole, dove vuole e come vuole, come se tu fossi la sua troia personale.»
«Che cosa dovrei fare?»
«Per una volta cercalo tu. Fagli capire con chi a che fare, che tu sei una puttana di alto livello ma solo con chi vuoi.»
Ingoio un groppo. «In che modo?»
«Cristo, Jungkook! Devi scoparlo tu.»

Sgrano gli occhi, mordendomi il labbro inferiore. «Jimin, io non posso...cioè non è...»
«Jungkook, non intendo di fare l'attivo, quello non potresti mai farlo neanche se lo volessi. So che non lo vuoi. Ti sto dicendo, di sedurlo e se ci riesci, di stare sopra.»

Prendo il burrocacao dalla giacca, con lo specchietto e lo passo sulle labbra mentre faccio un sorrisetto. «Ora ha più senso.»
«Bene, tira fuori la troietta stronza che c'è in te, amore» dice. Conoscendo il mio migliore amico, so che sta sorridendo soddisfatto, così lo faccio anche io. «Ricordati, gli uomini come Kim Taehyung vanno presi per le palle e fatti impazzire per te.»

Guardo il cartello. «D'accordo, ora devo andare» spiego. «Divertiti.»
Ridacchio e spengo la chiamata. Dopo aver pagato l'autista, scendo dal taxi e salgo le scale.
Mi fermo davanti alla porta di casa mia e la apro.

Mi tolgo i vestiti, appena sono in bagno e vado subito sotto la doccia, per togliermi l'odore della notte trascorsa di dosso, come se potesse aiutarmi a smettere di pensarci, ma so che non è così.

Una volta finito, indosso dei vestiti puliti. I soliti che uso per lavorare.
Infilo i guanti e apro il doppio fondo dell'armadio, prendendo fuori il borsone con l'M16.
Metto il pugnale sulla gamba e la pistola nel fodero sul fianco, per poi uscire di casa e salire in auto.

Appoggio il fucile accanto a me e metto in moto. Abbasso il freno a mano, schiaccio sull'acceleratore e accendo la radio, alzando il volume.
Picchietto le dita, sul voltante mentre canticchio la canzone a bassa voce.

Una volta al semaforo, abbasso lo specchietto e mi sistemo le labbra per poi fare un piccolo sorriso.

Non lascerò che la mia vita venga sconvolta da un uomo come Kim Taehyung. Non lascerò che mi sottometta come se fossi la sua puttanella personale.

Scendo dall'auto e salgo sul tetto del palazzo.
Mi sistemo dietro al muro e carico l'M16, abbasso la sicura e mi chino, lasciando che la canna punti il nulla, in attessa che l'obiettivo arrivi.

Mi lecco le labbra e appeno lo vedo, premo il grilletto.
Piego le labbra, soddisfatto. «Scacco matto.»

ANGEL of DEATH                                                 Kill for BusinessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora