•22 - Uragano Inarrestabile.

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Mi asciugo una lacrima dalla guancia, mentre lo guardo.
È seduto sul divano, con gli occhi bui.
«So che mi odi per questo» dice, con un sospiro, finendo di bere il suo alcolico.
«Quando ti dico cosa devi fare ma, stavolta, ne avevo tutte le ragione.»
Annuisco, continuando a piangere in silenzio.
«Volevo proteggerti, solo questo, è sbagliato?»

Scuoto la testa. «No...»
«So che non ne hai bisogno, che sai cavartela da solo ma ci sono certe situazione in cui sono sicuro di farcela, altre in cui i sentimenti devono essere messi da parte per evitare danni.»
«S-sono un danno?» Sussurro, confuso.
«Vieni qui.»
Mi siedo accanto a lui, guardando in basso.

Appoggia una mano sulla mia guancia, asciugandomi una lacrima con il pollice.
«Sei il mio danno peggiore, piccolo» sussurra.
Lo guardo e deglutisco, con le labbra strette.
«Per colpa tua, ora i sentimenti sono sempre in primo piano e non riesco a metterli da parte.»
«I miei sentimenti per te» aggiunge. La sua voce, è bassa, profonda, roca e calda, capace di farmi sentire un brivido che percorre la mia schiena, facendomi venire la pelle d'oca per tutto il corpo. «Perché non mi hai ascoltato?»

Scuoto la testa, stringendo le maniche della mia felpa. «Perché avevo paura.»
Aggrotta le sopracciglia, confuso.
«Paura di cosa?»
Lo guardo e sospiro. «Di perderti.»
Si lecca le labbra, mentre i suoi occhi brillano, mi vedo riflesso nelle sue iridi e così penso che in fin dei conti la dannazione non è così male.

Appoggio le mani sulle sue guance. Che sottile follia, l'amore.
«Ce l'abbiamo fatta, Joo è morto, non devi più pensarci» dico, con un piccolo sorriso.
«Non sappiamo ancora se è morto.»
«Quanto vuoi che riesca a vivere dopo quella ferita?»

Porta le sue labbra vicine alle mie e le fa sfiorare dolcemente, per poi baciarmi.
Respiro pesantemente, stringendo i suoi capelli con le dita, mentre le nostre lingue si scontrano, mischiando i sapori.

Ti amo come Giulietta amava Romeo che è morta per lui, come Ginevra amava Lancilotto, che ha dimenticato i suoi doveri per lui, come Penelope amava Ulisse, che lo ha aspettato e riaspettato per anni e come Andromaca amava Ettore, che dopo la sua morte, non ha mai messo di amarlo e piangerlo.
Ti amo come io amo te. Come tu ami me. Per come riusciamo a capirci con uno sguardo, per come siamo unici e per come, nonostante tutto, siamo in grado di odiarci e amarci allo stesso tempo.

Si allontana e accarezza la mi guancia.
«Perché piangi?» Sussurra, asciugandomi la lacrima. Senza rendermeno conto, ho iniziato a piangere. «Perché ho capito di amarti più di quanto io sia in grado di pensare.»

Una luce illumina i suoi occhi, poi sorride, così, in modo automatico, lo faccio anche io.
«Da quando sto con te, in questi tre mesi, non ho mai, neanche per una singola volta, pensato di tornare indietro o di volerti lasciare andare. Mai, mai ho pensato cose del genere.»

Alza il mio mento con due dita e mi stampa un bacio sulle labbra. «D'accordo, piccolo, adesso preparati. Ti porto in un posto.»
«Dove?»
«È una sorpresa.»

[...]

Metto le mani avanti, cercando di non cadere.
«Tienimi stretto» dico, afferrando la sua mano, appena lo sento toglierla dal mio fianco.
«Sta tranquillo, non ho intenzione di farti cadere.»

«Devi salire delle scale» dice, posando la mia mano sulla ringhiera. «Oddio.»
Ridacchia, «ti piacerà.»

Si ferma e sospira. «Pronto?»
Annuisco, così lui toglie la mano e io sbatto le palpebre per poi sgranare gli occhi.
«Oh. Mio. Dio!» Esclamo, battendo le mani.

«D'ora in poi, il Red Bullet sarà il City of Sins.»
Mi giro a guardarlo. «Mi stai dicendo che adesso, è nostro? Ed è a Gangnam!»
«Sì, è nostro.»

«Perché l'hai fatto?» Sussurro, contento. «Perché credo che i ragazzi si sentirebbero più a loro agio con te, sai, ti ammirano molto. Tu sei in grado di comprenderli.»
Stringo le labbra e annuisco. «Grazie.»

Torno a guardare l'insegna luminosa, mentre le sue braccia circondano la mia vita.
Stringo le sue mani e sorrido, appoggiando la testa contro al suo petto.

Quello che provo in questo momento, è totalmente nuovo per me.
Penso di non essere mai stato così felice, come lo sono ora.
Io, che ho sempre inseguito la felicità, che continuva a scapparmi nonostante provassi ad afferrarla in tutti i modi e quando ci ho rinunciato, è entrata nella mia vita all'improvviso.
È così bello, che sembra effimero. Non ho mai creduto che potesse esistere qualcosa di così bello, che la felicità potesse esserlo.
L'ho odiata così tanto, che adesso, sembra voler fare pace con me.
Adesso, che tutto è perfetto, ho paura che possa finire. Non voglio che finisca.

«Mi prometti una cosa?» Gli chiedo, in un sussurro, con gli occhi lucidi.
Avvicina le labbra al mio orecchio, facendomi sentire il suo respiro sul mio collo.
«Dimmi, piccolo.»
Ingoio un groppo, stringendo le sue mani con più forza. «Non lasciarmi. Non farlo mai.»

Gira il mio corpo e mi guarda negli occhi.
«Ti amo da morire, come pensi che possa lasciarti?»
Stringo la sua giacca, appena circonda la mia schiena con le braccia. «Perché...tutto questo è così bello e quando una cosa è talmente bella, finisce sempre con un dolore terribile da affrontare. Ed io non voglio soffrire ancora. Quindi, non ferirmi.»

«Non ti ferirei per niente al mondo.»

TAEHYUNG

«Stasera esco con Jimin, Jin e Hoseok» dice, mentre fa cadere la cenere della sigaretta nel piattino sulla scrivania. «Dove andate?»

«In un locale ad Itaewon.»
Aggrotto le sopracciglia, alzando lo sguardo dai fogli. «Che genere di locale?»

Ridacchia, facendo spallucce. «Un locale dove si beve alcol, si balla e ci si diverte. Che genere di locale vuoi che sia? Un monastero?»

Mi massaggio lo spazio tra gli occhi. «Allora voglio venir-»
«Assolutamente no.»
Lo guardo sorpreso. Spegne la sigaretta e incrocia le braccia al petto. «Perché?»
«Perché sei attivo.»

Ridacchio, scuotendo la testa.
«È un problema?»
«Sì, non vogliamo nessun uomo attivo, tantomeno i fidanzati. Puoi guardarti la partita con Yoongi e Namjoon, o che cazzo ne so.»
Sospiro. «Io e Yoongi ci odiamo.»
«Sarà un'ottima occasione per fare amicizia!»
Batte le mani contento, mentre io resto in silenzio, semplicemente afflitto.
«Non sono d'accordo, se poi qualche ragazzo vuole farti inginocchiare?»

Si morde il labbro, trattenendo un sorrisetto.
«Io non mi inginocchierò mai per un uomo, Taehyung, quindi non preoccuparti.»
Ridacchio e afferro i suoi fianchi, facendo scontrare i nostri corpi. «Non fare il duro, sappiamo entrambi che adori inginocchiarti per me, piccolo.»
Mi guarda negli occhi. «Infatti, tu non sei un uomo. Tu sei il mio uomo, è diverso, amore.»

Mi lecco le labbra, con un sorrisetto. Inclina la testa di lato, soddisfatto. «Dio, vorrei farti urlare il mio nome.»
«Le porcate le facciamo dopo, adesso devo andare a cambiarmi per stasera.»
Mi stampa un bacio sulle labbra e si allontana.

Afferro il suo polso e lo faccio girare, per poi far scontrare le nostre labbra, infilando la lingua nella sua bocca.
Respira pesantemente, mentre circonda il mio collo con le braccia.
Si stacca, riprendendo fiato. «Vienimi a prendere sulla quaranta alle due, d'accordo?»
Annuisco. «Sì.»

«Ti amo» sussurra, dandomi un altro bacio.
«Ti amo» rispondo.

Dannato ragazzino. Mi totalmente travolto, proprio come farebbe un uragano inarrestabile.

ANGEL of DEATH                                                 Kill for BusinessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora