Capitolo 1

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Scesi le scale trasandate del mio condominio, sbattendo la porta, come mio solito fare.
Appena fuori il portone vidi i ragazzi seduti sulle loro solite sedie, fumando e scherzando tra di loro.
Presi posto tra Sacky e Mattia, salutando tutti.
Il primo mi offri una sigaretta, che ovviamente non rifiutai, per poi ascoltare di cosa stessero parlando.

"Allora Sami, hai accettato la collaborazione insieme a quello?." chiese Vale, saettando lo sguardo tra la canna che stava preparando e il ragazzo dalle due righe sulla testa.

"Si, sembra un tipo apposto e poi ho ascoltato varie sue canzoni e ci stanno, verrà fuori qualcosa di figo." rispose, posando un braccio sulle mie spalle, come solito fare. "Probabilmente in questi giorni verrà qui in quartiere." continuò.

Tutti annuimmo, anche se non tutti fossero d'accordo del fatto di far venire qualcuno di nuovo in quartiere. Anch'io, 1 anno fa, ero vista come una 'nuova' , quindi da non fare molta confidenza.
Ma ad oggi ho stretto un buon rapporto con tutti, fortunatamente.

"Sai, è di Lecco, magari lo conosci." mi sussurrò Sami, buttando fuori il fumo. "Però non ti dico il nome, lo scoprirai quando lo vedrai." continuò, ridendo leggermente.

Alzai gli occhi al cielo, ricevendo un bacio sulla guancia da Sami, per poi parlare allegramente insieme a tutti gli altri.

•••

Verso le 19:00 decisi di tornare a casa, accompagnata da Sami, che abitava nella porta affianco alla mia.

"Esci stasera?." mi domandò, una volta davanti alla mia porta di casa.

"No, non ne ho molta voglia." dissi, appoggiandomi allo stipite della porta. "Te?." domandai.

"Penso di sì, ho da fare un po' di consegne." mi disse serio. "Sai, penso che non riuscirò ad uscire dallo spaccio." continuò, sedendosi sulle scale.

"Perché? Insomma, stai spopolando con la musica." gli dissi, sedendomi accanto a lui.

"Ho paura che la musica non duri. Se non riesco a fare soldi con quella, cosa mi rimane?." mi disse, guardandomi, con le lacrime agli occhi.

Era solito di Sami iniziare le cose ma poi rimuginarci sopra, come in questo caso. La paura di non riuscire ad uscire dallo spaccio era più grande di lui: rifinire in carcere non era un problema, ma il problema era lasciare le persone che amava. Non voleva rivedere sua madre in lacrime ai colloqui e i suoi amici venirlo a trovare fuori dal carcere.
Era un po' la paura di tutti qui, visto che solo in pochi riuscivano ad abbandonare definitivamente lo spaccio.

Lo abbracciai soltanto, non in grado di formulare una frase per consolarlo e motivarlo. Una volta staccati si mise la mani in faccia, come per riprendersi.

"Scusa, è che anche con la storia di Anas sto diventando paranoico." disse imbarazzato, provando a giustificare il suo 'sfogo'.

"Non preoccuparti, sai quanto ascolto volentieri tutti voi." dissi, sorridendo leggermente, per poi alzarmi e andare verso la mia porta. "Ci vediamo domani: vai a dormire presto e per qualsiasi cosa sono qui." continuai, per poi entrare in casa, dopo aver sentito Sami sussurrare un 'grazie'.

Passai la sera sul balcone, visto che non avevo particolarmente fame quella sera. Feci un tiro di sigaretta e bevvi un goccio di birra, che tenevo saldamente nell'altra mano. Mi sedetti su una sedia e guardai il cielo scuro, senza nemmeno una stella in cielo.

Da quanto tempo non chiamo mamma.

Pensai. Mentre ripensavo a Lecco, la città dove ero nata e cresciuta, costretta ad abbandonare per tutti i ricordi che avevo lì.
Avevo molte amicizie lì, le quali non ho più sentito una volta trasferita.
Avevo tentazione di chiamare mia madre, ma quando guardai l'orario sul mio telefono la tentazione sparì, visto che era mezzanotte.
Decisi di andar a dormire, visto che non avevo niente da fare, non prima di aver riguardato la foto appesa al frigo della mia famiglia: quando eravamo ancora felici e spensierati, senza sapere cosa stesse per succedere.

𝗦𝗼𝗹𝗼 𝗰𝗼𝗻 𝘁𝗲 ; 𝗕𝗮𝗯𝘆 𝗚𝗮𝗻𝗴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora