Bronx

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L'unico modo per superare un dolore, è attraversarlo. Sedersi faccia a faccia con le proprie paure, ascoltarle, comprenderle e infine affrontarle. È un gesto che richiede una forza che non tutti possiedono. Accade che, per codardia o fragilità, si scelga la fuga: ma l'oscurità non fa altro che estendersi e le ferite sanguinano periodicamente, come stigmate nelle mani dei credenti. E il dolore, il rancore e la rabbia diventano l'unica vera fede, una credenza che porta a compiere atti indegni agli occhi di molti. Ogni pensiero nasce e cresce al servizio della sofferenza, inquinando l'animo delle vittime di questo circolo vizioso. Bronx era uno dei più fedeli seguaci di questo folle dogma.

Quando era piccolo vide morire suo padre e suo fratello davanti ai suoi occhi, durante uno dei primi Trollstizi celebrato dai Bergens. Fu un terribile lutto che non ebbe occasione di elaborare: i pop-trolls non potevano permettersi di essere infelici, nemmeno in seguito a una tragedia tanto grande. Soffocò il suo dolore, giorno dopo giorno, sperando che il tempo lo avrebbe aiutato a dimenticarlo. Purtroppo, i suoi olori sbiadivano ogni giorno di più, a tal punto che dovette nascondersi da tutti gli altri trolls: temeva che sarebbe stato emarginato e che avrebbe perso i pochi amici che aveva. Fu allora che si dedicò alla lettura e allo studio delle piante: cercò per giorni un rimedio che ponesse fine alla sua sofferenza, fin quando non scoprì l'esistenza della Rhodiola. Una pianta che cresceva spontaneamente in suoli sabbiosi e rocciosi, e fortuna voleva che poco lontano da Bergen Town ci fosse proprio un ambiente simile. Mettere piede fuori dall'albero rappresentava un grande pericolo, ma era più che disposto a correre un rischio di tale portata: non poteva più vivere in quelle condizioni. Una notte, mentre sua madre dormiva, sgattaiolò fuori casa e scivolò lungo il tronco fino al terreno. Una volta vicino alle sbarre che delineavano il territorio della prigionia, Bronx esitò. Si guardava in giro con cautela, terrorizzato alla sola idea che qualche Bergen potesse vederlo e divorarlo, com'era successo alla sua famiglia. Prese un respiro profondo e chiuse gli occhi per un po' di minuti, cercando di tranquillizzarsi. Poi fece qualche passo avanti, entrando ufficialmente nel territorio nemico. Tenne gli occhi chiusi ancora per qualche istante e, quando trovò il coraggio di riaprirli, si presentò davanti a lui un'immagine raccapricciante: un piccolo Bergen era seduto davanti a lui, i suoi enormi occhi rossi, simili a quelli di un pesce, lo scrutavano in modo inquietante. Bronx rimase immobile, pietrificato da quella orribile visione. Rimasero così per qualche minuto, fin quando il piccolo troll non cercò di indietreggiare lentamente. In quel momento, il Bergen fece un rapido scatto e rinchiuse la sua preda tra le mani.

Baby Bergen: tu sei piccolino... come me.

Bronx non riusciva a respirare, sentiva che la sua fine era vicina. Chiuse gli occhi e cominciò a tremare, talmente preso dal panico da non accorgersi che il suo carnefice aveva aperto le mani per comunicare con lui.

Baby Bergen: ehi, svegliati! Non voglio mangiarti, ho solo bisogno di un amico con cui giocare... mi ascolti?

In quel momento, Bronx si sentì avvolto da qualcosa di soffice che lo tirò bruscamente verso l'alto. Prima di poter realizzare l'accaduto, si ritrovò su un ramo dell'albero, tra le braccia di una piccola troll. Quell'abbraccio lo fece sentire protetto e amato, così tanto che le lacrime sgorgarono copiosamente e senza chiedere il permesso.

???: sei al sicuro adesso, non preoccuparti! Sono qui per te.

Bronx sciolse quell'abbraccio per ringraziare la sua salvatrice: davanti a sé vide una piccola PopTroll verde, bella da perdere il fiato, con due vivaci occhi rosa che lo osservavano con tenerezza. Improvvisamente sentì crescere qualcosa dentro di sé, un'emozione che non aveva mai provato fino a quel momento e che lo faceva sentire meravigliosamente vivo.

???: tranquillo, non c'è bisogno che mi ringrazi per averti salvato la vita!

La sua risata scaldò ancor di più il cuore di quel piccolo e triste troll, che arrossì di colpo per la vergogna.

Bronx: hai ragione, scusami... ti ringrazio...

???: uscire dall'albero è pericoloso, cosa ti ha spinto a farlo?

Bronx: io... ehm... sono caduto dal ramo e...

???: va bene, non vuoi dirmelo. Immagino fosse qualcosa di molto importante, per rischiare la vita in questo modo! Comunque io mi chiamo Croma, tu invece?


Era passato quasi mezzo secolo, ma Bronx ricordava i dettagli di quell'incontro come se il tempo non fosse trascorso. Si aggirava nervosamente per Troll Village, conscio del fatto che i suoi piani si stavano lentamente sgretolando: Branch è corso a Bergen Town nonostante i tentativi di persuasione, i membri dello Snack Pack erano improvvisamente scomparsi e qualcosa gli suggeriva che Poppy si trovasse a Bergen Town per ragioni ben diverse da quelle ufficialmente riportate. Senza contare che Re Peppy non aveva ancora esalato l'ultimo respiro, nonostante la continua somministrazione di Atropa Belladonna. Le dosi erano troppo basse per essere letali, ma non poteva fare altrimenti: se ci fosse stato un netto peggioramento, si sarebbero generati troppi sospetti. L'unica opzione valida era una lenta e agonizzante fine. Mentre camminava distrattamente, immerso nei suoi pensieri e intento a ideare nuove strategie, fu distratto da un puntino rosa che si avvicinava velocemente verso di lui.

Bronx: non dirmi che...

La pop-queen si fermò proprio davanti al padre di Branch e, nonostante il fiato corto, mantenne la schiena dritta e lo sguardo fisso sull'anziano troll.

Poppy: è il momento della resa dei conti.


Le motomosche sfrecciavano a tutta velocità verso Troll Village, Branch in testa a tutti gli altri. Sperava di raggiungere la sua amata il prima possibile, per metterla in guardia sulle vere intenzioni di Bronx. Aveva un terribile presentimento che non riusciva a ignorare, ma, nonostante premesse disperatamente l'acceleratore, il veicolo non poteva andare più forte. Nel frattempo, Creek si teneva la fronte nel tentativo di ricordare qualcosa: era sicuro di aver già conosciuto Brenda, ma non riusciva a spiegarsi come ciò fosse possibile. Infatti, era convinto di aver trascorso l'esilio nei boschi dei territori pop, in completa solitudine.

Creek: Brenda...

Brenda: sì?

Creek: ho una strana sensazione... come se ti conoscessi.

Brenda: Cor-... cioè, Creek... stai dicendo che non ti ricordi di me?

Creek: ...dovrei?

Il cuore della PopTroll azzurra si gelò di colpo. Come poteva non ricordarsi di lei? Doveva esserci lo zampino di suo padre, ma come poteva eliminare solo una parte della memoria di una persona? È semplicemente impossibile. Stava cercando di mettere insieme tutti i pezzi quel puzzle, ma suoi ragionamenti furono bruscamente interrotti dalle grida di suo fratello: dall'alto s'intravedevano i colori della pop-queen. Subito dopo, Branch scese in picchiata verso la sua regina e, una volta sceso dal veicolo, realizzò che quel terribile e insistente presentimento si era trasformato in realtà: Poppy era distesa a terra, mentre suo padre, in piedi davanti a lei, teneva in mano una lama sporca di rosso.



Continua...

Raga è stata un'attesa lunghissima e vi chiedo scusa, ma alla fine sono riuscita a pubblicare un'altra parte. Mancano pochi capitoli alla fine, spero di riuscire a scriverli il più in fretta possibile. Come al solito, fatemi sapere cosa ne pensate <3 

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 03, 2021 ⏰

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Trolls: Poppy e BranchDove le storie prendono vita. Scoprilo ora