16. 𝐓𝐰𝐨 𝐃𝐢𝐟𝐟𝐞𝐫𝐞𝐧𝐭 𝐖𝐨𝐫𝐥𝐝𝐬

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~As much as it seems like you own my heart
It's astronomy, we're two worlds apart~

~As much as it seems like you own my heartIt's astronomy, we're two worlds apart~

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Tornai a casa spalancando la porta. La abbandonai alle mie spalle facendola sbattere rumorosamente e mi diressi, quasi correndo, in camera mia.
Quello sarebbe dovuto essere il giorno libero delle domestiche, mentre i miei genitori erano assenti per una di quelle insulse feste a cui erano soliti partecipare.

Entrato in camera sentii il cuore farsi pesante.
Riuscivo a mentire davanti agli altri, ero in grado di nascondermi, ma il problema giungeva nel momento in cui restavo solo. Fuggire dallo sguardo delle altre persone era semplice, ma come potevo scappare da me stesso?

La porta si richiuse lentamente, come se non avesse ricevuto nessuna forza capace di farla ritornare allo stato inziale e, poco dopo, la mia schiena si ritrovò appoggiata ad essa. Mi lasciai scivolare, quasi abbandonandomi sconfitto dai miei pensieri, e mi rannicchiai nascondendo il capo tra le mie stesse ginocchia.

Avrei tanto voluto saper dare un nome a quello che stavo provando, come se avesse potuto chiarire e far svanire il mio malessere, ma non sarebbe bastato a farmi trattenere le lacrime che iniziarono a scorrermi lungo il viso, destinate a creare, poco per volta, delle piccole macchie umide sui miei indumenti.

Non erano lacrime di dolore, perchè in quegli ultimi giorni mi era sembrato di assaporare per la prima volta cosa fosse davvero la felicità.
In macchina ero stato felice.
Al mare ero stato felice.
Persino fuggire da dei teppisti mi aveva reso felice.
Ma a causarmi il sentimento contrario era stata la presa di conoscenza che, tutti quegli istanti, erano accomunati da una sola cosa: la presenza di Choi Yeonjun.

Il dolore si impossessava di me nel momento in cui mettevo piede in quella casa e anche se fossi stato solo, come lo ero in quel frangente, non avrebbe accennato ad abbandonarmi.
Forse ero troppo immaturo per capire cosa mi stesse succedendo e, ingenuamente, incolpavo me stesso per essermi lasciato "influenzare" da terze persone.

Le lacrime continuavano a scorrermi, mentre provavo vanamente a trattenere ogni singhiozzo che, puntualmente, mi creava un nodo in gola lasciandomi senza respiro. Ero una persona così debole da vergognarmi persino di piangere quando ero solo.

Non potevo far a meno di sentirmi sbagliato. Il mio anche solo rivolgere dei pensieri a Yeonjun era sbagliato. La mia vicinanza a lui era sbagliata, la mia felicità causata da lui era, ironicamente, sbagliata.
Ed è per questo che andavamo separati. Vivevo nella certezza di una cosa: Choi Yeonjun non mi avrebbe portato a nulla di buono.

Come ne sarei uscito? Come sarei potuto sottrarmi dalla vita di Yeonjun, dopo aver disperatamente sperato di farne parte?

Tutto ciò che dovevo fare era farmi piacere Choi So-yeon. Com'ero finito a piangere pensando ad un ipotetico distacco da suo fratello?

Non potevo più nascondere la verità: per quanto volessi negarlo, quelle lacrime erano per lui.
Non avevo mai pianto in vita mia pensando a qualcuno che non fossi io e, anche quella volta, si poteva dire che stessi soffrendo per mero egoismo.
Non avrei mai più potuto infilarmi in un'auto per andare a vedere l'oceano e non avrei mai più osservato il volto di Yeonjun venir accarezzato dal vento mentre le onde si riflettevano nei suoi occhi profondi.
Erano momenti che, anche se imitati, non avrebbero avuto lo stesso valore.

𝐋𝐨$𝐞𝐫=𝐋𝐨♡︎𝐞𝐫 // 𝐘𝐞𝐨𝐧𝐛𝐢𝐧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora