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25 marzo 2011
Hermione era sempre stata affascinata dalle stelle.
A volte, nelle notti limpide e poco calde, aspettava che tutto fosse tranquillo e si portava una coperta nello spiazzo dietro casa per stendersi e guardare il cielo.
La faceva sentire piccola, insignificante, ma le piaceva.
Ogni dolore o ansia che si portava dietro dalla guerra e dalla guarigione, le preoccupazioni che le si muovevano dentro e fuori la mente anche in quel momento, tutto ciò che culminava e minacciava di consumarla, tutto sembrava meno opprimente ogni volta che inspirava, espirava e capiva che era solo una persona nel mezzo di qualcosa molto più grande di lei. L'universo. Ed Hermione sapeva qual era il suo posto. Era vitale per pochi, importante per alcuni, un volto nella folla per altri, e un'estranea per la maggior parte.
Nel complesso, insignificante nel più grande ciclo della natura.
Era lì per servire il suo scopo. Per vivere la vita nel modo migliore che conosceva.
Durante quei momenti brevi e tranquilli, a contatto con la terra e sovrastata dal cielo, si sentiva soddisfatta e in pace. Libera. L'insignificanza, si era resa conto durante la terapia, non era avvilente, semplicemente le ricordava che non doveva essere tutto o niente in ogni momento.
Solo sé stessa in quel momento.
E grazie a quella comprensione, era come se l'intero universo si fosse sbloccato, distendendosi davanti a lei, riempiendola con la nozione che tutto era possibile.
Quella sera non aspettò molto tempo dopo la conclusione della serata tra donne prima di uscire con la sua coperta. Ancora calda per il vino che Pansy aveva insistito che bevessero per non crollare come la settimana prima, si stese sull'erba e osservò il cielo. La notte era limpida, con nuvole abbastanza sottili da oscurare solo parzialmente la luna gibbosa calante, permettendole di osservare bene il cielo costellato di stelle.
Alcune erano grandi, altre poco più di un granello ad occhio nudo, ma erano tutte stupefacenti.
Il suono della fauna selvatica pacifica e del cinguettio degli insetti la calmava. Era tranquillizzante. Hermione vide prima l'Orsa Maggiore, inclinandosi verso destra sulla sua scia, poi proseguì verso la Stella Polare. Poi di nuovo su e giù, dove guardò l'onnipresente Draco, che si muoveva tra entrambe le costellazioni. Dalla coda alla testa, usò il dito per disegnare il corpo del drago nel cielo. Si stava muovendo verso Eltanin quando il ronzio delle protezioni attirò la sua attenzione.
Niente di allarmante, solo Harry e Ron.
Una sorpresa, ma non sgradita.
Girò la testa per guardarli avvicinarsi, identificandoli meno per le loro tracce magiche e più per il modo in cui camminavano. Anche nell'erba, Ron camminava troppo rumorosamente, mentre Harry si muoveva con la furtività di un gatto dovuta ad anni di attività come Auror e genitore. Era anche più riconoscibile perché era venuto a portarle un'altra coperta, una che sembrava provenire dal suo divano.
Era premuroso.
Non teneva mai conto di quanto sarebbe diventato freddo mentre era là fuori.
Harry prese a dispiegare la coperta, mentre Ron le si sedeva accanto dopo averla salutata con un sorriso infantile. La luce della luna le permise di vedere il colore dei suoi occhi e il rossore delle sue guance. "Ehi."
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Measure of a Man | Traduzione
FanfictionQuesta storia NON appartiene a me ma ad inadaze22 , che mi ha dato il permesso di tradurla. Conoscere veramente qualcuno è saper distinguere chi era una volta, chi è ora, e chi sarà capace di essere. Hermione si rende conto della dualità di un uomo...