Cinque anni.

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Quella è stata solo la prima notte in cui io ho fatto la cattiva ragazza. Nei cinque anni successivi sono arrivata quasi a superare Pitch, ho portato la paura ovunque, e sono stata molto più assente al castello.
Il mese dopo la mia prima notte da donna nera, mia sorella si è sposata. Il piano della parrucca ha funzionato, e nessuno si è accorto della differenza. Circa tre mesi dopo si è scoperto che mia sorella era incinta, e nove mesi dopo sono nati i due gemelli: Felix e Sophie.
Felix è un Kristoff in miniatura, anche se devo ammettere che sembra molto più intelligente rispetto a lui. Passa intere giornate a leggere libri di scienza, un piccolo genio. Sophie è identica ad Anna, sia d'aspetto che nel modo di fare. È dolcemente maldestra, e ne combina di tutti i colori in giro per il castello. Loro hanno avuto la loro famiglia. Loro hanno trovato il lieto fine. Invece io durante il giorno sono la regina Elsa, mentre la notte tolgo la parrucca bionda dai capelli e torno ad essere cattiva. Ho imparato a convivere con il dolore, e sono diventata spietata. Non risparmo a nessuno i miei incubi, mi diverte vedere la gente soffrire.
Una notte però, colui che mi ha trasformata nel mostro che sono, mi ferma per parlarne.
-Elsa, anche se mi hai rubato il lavoro, so che in fondo vorresti tornare quella di sempre.- dice, probabilmente sperando in una mia risposta affermativa. Non essendo riuscito a trovare un accordo con me, non gli rimane altro se non fermarmi.
-Pitch, dove vuoi arrivare?- chiedo, seccata dalla sua presenza.
-Voglio testare la tua cattiveria. Ti prometto che se farai fare degli incubi traumatizzanti ai bambini dove ora ti porterò, tornerai quella di sempre.-
Qualcosa non quadra. Magari gli sto davvero rubando il lavoro, o magari ha un piano. Accetto e lo seguo nel posto indicato. "Il mio castello? Perché mi sta portando nel mio castello?", mi domando.
Mi porta nella stanza dove Felix e Sophie dormono tranquillamente. Adesso capisco che intenzioni ha: vuole rendere la vita impossibile anche ai miei nipoti.
-Dai, Elsa. Cosa aspetti?- domanda Pitch, sorridendomi soddisfatto.
-...io non posso.- sussurro, guardando quei piccoli angeli mentre dormono.
-Lo sapevo. Tu sei ancora buona!- afferma lui trionfante, puntandomi un dito contro.
Mi siedo accanto a Sophie e la osservo: è proprio come Anna da bambina. No. Non ho il coraggio di fare stare male anche loro.
-Pitch, fammi tornare normale. Non voglio più essere cattiva. Se essere cattiva significa essere come te, io voglio tornare me stessa.- affermo con decisione, alzandomi in piedi.
-Oh, che parole profonde. Beh... sappi solo che ho mentito. Non tornerai mai quella che eri prima, Elsa.- mi confessa, avviandosi verso la finestra.
-C-come sarebbe a dire?!- domando, sgranando gli occhi.
Non mi risponde e vola via. Che essere ingrato. E ora, che posso fare? Sono costretta a rimanere così per sempre... ma io non sono immortale. Posso mettere fine a tutto ciò. Di certo non qui, non nel mio castello. Devo andare in un posto dove sarò sola, isolata dall'umanità, così mi avvio verso quel solitario, familiare bosco, dove il pericolo può nascondersi dietro ogni angolo. Arrivo d'innanzi al laghetto dove cinque anni prima ho visto il mio riflesso, e mi ci specchio un'ultima volta. È stata l'ultima volta che ho visto "Black Elsa", perché subito dopo mi giro di spalle e chiudo gli occhi. Faccio dei piccoli passi indietro, rivivendo ad ogni passo i momenti migliori della mia vita, ma subito dopo succede una cosa inaspettata... qualcuno mi abbraccia da dietro.
-Non farlo. Io ti amo.- sussurra una voce che conosco benissimo al mio orecchio, facendomi tremare.
Apro gli occhi di scatto, sentendo come una sensazione di liberazione del sentire quelle fredde braccia che mi cingono la vita e quel fiato freddo sul mio collo. E quella voce... Dio, la sua splendida voce. Tutto ciò non c'è più stato per cinque anni, e mi chiedo come ho fatto a vivere senza.
-J-Jack?- domando cominciando a piangere, mentre il mio cuore torna a quello che era quando ho conosciuto Jack.
-Sì...sono io.- mi risponde.
Cominciano a scendermi le lacrime sempre più velocemente, mentre sul mio volto si dipinge il più vero dei sorrisi fatti in quei cinque anni.

Can you see me? [In Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora