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Dopo qualche giorno, Tommy mi raggiunge nello stanzino del cazzo con delle "novità". "Maria ed io pensavamo di assegnarti una camera vera dove sistemarti per bene e non uno stanzino come questo; dopotutto sei qui già da un po'" dice. Spero che abbia notato la smorfia che ho fatto quando ha pronunciato il nome di sua moglie: non mi è ancora passata quella trovata di qualche giorno fa. "Okay, mi sembra una buona idea" rispondo, chiudendo il libro davanti a me. "Il processo di Kafka?" Chiede. "L'ho letto alle superiori, non è il massimo del divertimento" dice Tommy. "Sì, posso confermare, ma è l'unica cosa che posso fare mentre gli altri sono fuori" dico. Tommy sembra stare ragionando su qualcosa in particolare. Scendo dal letto, prendo quelle che posso definire le "mie cose" e seguo Tommy verso un dormitorio comune. "Per ora la tua stanza è singola però cercheremo di trovarti una coinquilina" dice. "Non è strettamente necessario" dico tra la sincerità più profonda e il sarcasmo. Tommy provvederà a dovere.

È una stanza né troppo grande né troppo piccola. Ci sono due letti singoli, uno a destra e uno a sinistra. Al centro, si staglia una finestra. Per il resto, è completamente spoglia. Appoggio i miei vestiti e il libro sulla sedia vicino al letto. "Ho un po' di tempo libero, ti va di fare due tiri?" Chiede. Rispondo di sì e usciamo insieme. Oggi noto un gran trambusto tra le strade della città. "Che succede?" Chiedo mentre ci incamminiamo verso la palestra. "Improvvisamente gli infetti sono aumentati e si stanno avvicinando troppo alle nostre mura. Temiamo che un gruppo di persone, forse Luci, forse Lupi, si stessero spostando e sono stati infettati tutti" dice. "C'è da preoccuparsi?" Chiedo. "Non troppo, abbiamo già delimitato la loro avanzata e prima che arrivino fino a noi, ci sono barriere e barriere di mine" spiega. Sono molto organizzati, più di quanto immaginassi. "Anche alle basi delle Luci eravate organizzati così?" chiede. "Perché mi fai così tante domande sulle Luci? Non avevi detto che ne facevi parte anche tu?" Chiedo mentre apro le due porte della palestra. "Sì ma sono cambiate un po' di cose da quando ne facevo parte. Tu sicuramente sei più aggiornata di me" dice. "Comunque, no" rispondo.

Mentre Tommy recupera le armi, vedo diversi ragazzi e ragazze combattere sulle pedane. Tra questi, vedo Nick. Sarebbe stato meglio che non lo avessi visto, perché vorrei andare lì a urlargli contro per quello che è successo qualche giorno fa. Non mi va proprio giù. Tommy torna e andiamo ai bersagli. Dopo qualche tiro, ci raggiunge Jesse che deve parlare con Tommy. "Buongiorno Tommy, buongiorno Charlie" dice. Improvvisamente arrossisco, ricambio il saluto e torno a sparare. Mentre Jesse e Tommy parlano, mi sento come in soggezione e mi trema leggermente la mano. Sarà Jesse a farmi questo effetto? Per fortuna, non tarda ad andarsene.

Dopo cena, torno nella mia nuova stanza, di cui sono davvero entusiasta. Prendo il libro e continuo a leggerlo. Sono le 21 quando improvvisamente sento bussare alla porta. Mi domando chi possa essere. "Avanti!" Esclamo mettendomi seduta sul letto. È Ellie. "Ciao" dice, alzando la mano. "Ciao" rispondo sorpresa della sua visita. "Sei da sola in stanza?" Chiede. "Già" rispondo. "Avrei voluto dirtelo prima ma subito dopo cena sei scappata via" dice. Accenno una risata: il modo in cui ha pronunciato queste parole mi diverte. "Hai ragione, scusa" dico. "Non ti preoccupare. Questo sabato, daremo una festa per celebrare il quinto anniversario dell'arrivo mio e di Joel a Jackson. Mi farebbe molto piacere se venissi anche tu" dice con un po' di timidezza verso la fine. "Okay, ci sarò" rispondo accennando un sorriso. "Bene, grazie" esclama. Se ne sta per andare ma poi si ferma. "Posso chiederti una cosa?" Chiede. Incuriosita, rispondo di sì. "Con Nick è tutto okay? Nel gruppo, abbiamo notato che c'è un po' di tensione tra voi in questi giorni" spiega cercando di guardarmi il più possibile in viso. Avrei preferito che mi avesse chiesto una qualsiasi altra cosa ma NON questa. "Ehm, è un po' complicato..." rispondo. "Se non te la senti di..." comincia ma io la interrompo. "No, non me la sento". Ellie annuisce e questa volta si chiude la porta alle spalle. 

Mi sento in colpa? Sì, un sacco ma non so come affrontare queste situazioni. Mi ha offerto il suo aiuto ed io invece l'ho trattata di merda. Questa volta non me ne starò con le mani in mano. Mi alzo velocemente dal letto, esco dalla mia camera e la inseguo. "Ellie! Aspetta!" Esclamo. Lei si volta indietro. "Scusami, mi dispiace. Non volevo trattarti così! Ti sei offerta disponibile ad aiutarmi e...non avrei dovuto reagire così, mi dispiace. Non voglio che tu ci rimanga male, non voglio che ci sia tensione tra di noi. Ti prego, perdonami. Ti assicuro che se me la sentissi te ne parlerei volentieri perché comunque sembri una persona okay ma ora, non so...preferisco lasciarla scivolare via col tempo e al massimo, parlarne direttamente con lui e..e...". Le mie parole escono velocemente una dopo l'altra e non mi sorprenderei se Ellie non avesse capito mezza frase. Invece, la sua espressione mi conferisce rassicurazione. "Okay, okay. Accetto le tue scuse. Anzi, grazie di avermi presa così a cuore. Il mio non era ovviamente un obbligo, anzi, cercavo solo di aiutarti come hai detto tu ma ci sta il fatto che tu ancora non te la senta di aprirti con noi o con me. Ogni cosa ha il suo tempo. Tranquilla, sappi però che in ogni caso, sarò felice di ascoltarti" dice. Penso che sia la prima volta che ho un discorso così umano con una persona qui dentro. Ellie mi ha davvero colpita con le sue parole ed è incredibile come nonostante io li abbia sempre trattati di merda, non si sono mai arresi con me: sarà un peccato abbandonare questa gente tra non molto.

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