13.

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Ashley ed io arriviamo in camera e mi butto sul letto, affondando la testa nel cuscino. Ashley non sembra sconvolta come me, anzi sembra molto tranquilla: infatti, non penso che lei abbia vissuto questi momenti nello stesso modo in cui l'abbiamo vissuto noi. Tiro un urlo soffocato dal cuscino. "Charlie, ti va di parlare di quello che è successo?" Chiede con il suo solito tono tranquillo e positivo. Non sono proprio dell'umore: sento di starmi per richiudere in me stessa.

"No" rispondo in modo secco e distaccato. Ashley, che sembra conoscermi da una vita e capire quando ho bisogno di qualcosa, si avvicina al mio letto e ci si siede sopra. Ho le spalle girate verso il centro della stanza e le faccio spazio spostandomi verso il muro.

Ashley si stende vicino a me e mi circonda il fianco con il braccio sinistro. Sento il suo respiro leggero sul mio collo: è regolare e mi dà sicurezza. "Va bene se sto un po' qui con te?" Chiede come se avesse davvero bisogno del mio permesso. "Certo" rispondo con un filo di voce. "Allora perché quando stai male, tendi ad allontanare le persone?" Chiede.

"Non lo so..." rispondo anche se lo so benissimo.

"Forse hai paura di essere ferita se ti apri troppo con loro" dice. "Sì, forse" rispondo. Ashley ride. "Forse? Ti assicuro che secondo me è così" dice per poi stringermi a lei. "Ti voglio bene" dice con voce dolce. Mi sento strana: è da tanto tempo che qualcuno non mi diceva questa frase. "Anche io..." rispondo con un filo di voce. "Come?" Chiede Ashley solo per provocarmi: so benissimo che ha sentito. "Non farmelo ripetere!" Esclamo con tono divertito. "E dai!" dice alzandosi in modo che i nostri sguardi possano incrociarsi. "Anche io ti voglio bene, Ashley" dico con tono meccanico. "Contenta?" chiedo. "Decisamente!" Esclama rimettendosi stesa. Mi accarezza il braccio sinistro finché non giunge vicino alla spalla e d'istinto, ritraggo il braccio. "Oh, scusa, cos' hai lì? Ti sei ferita?" Chiede. "Non è nulla" rispondo. "Se hai bisogno che te lo medichi, dammi un attimo: sono un fenomeno con ago e filo" dice. "Ashley, è una cosa vecchia" dico con tono serio voltandomi per un secondo verso di lei. "Solo...non toccarlo" dico. "Okay, okay come preferisci" risponde alzando le mani.

Passo il resto della giornata a letto: sono distrutta non tanto da quello che ha detto Maria e tanto meno dalla punizione, ma da quello che mi ha detto Tommy. Ci avevo messo tanto a conquistarmi la sua fiducia e per una cazzata simile, l'ho persa. Un mese e mezzo fa se fosse successa una cosa del genere, lo avrei mandato a quel paese e sarei andata avanti ma adesso mi interessa davvero. Era diventato una figura importante per me e un punto di riferimento. Ogni volta che ripenso al modo in cui la sua delusione era spalmata sul suo volto e a quel "Mi hai davvero deluso" mi si stringe il cuore e lo stomaco. Ashley è uscita ormai da diverse ore per allenarsi e sono da sola. Ho il volto rigato dalle lacrime e non riesco a fare nulla: mi sento di aver perso tutto. Ne è davvero valsa la pena?

Mentre la mia mente è affollata da mille pensieri, sento bussare alla porta. "Avanti" dico senza regolare il tono della voce e senza volerlo, lo dico quasi urlando. Spunta Jesse.

"Sono venuto in pace" dice alzando le mani. Rido e mi copro la faccia con la mano. "Sono già riuscito a farti ridere, fantastico" dice sedendosi sul mio letto, a fianco a me. Mi asciugo velocemente le lacrime. "Hai pianto fino ad adesso?" Chiede. Annuisco a testa bassa. "Hey, non devi" dice alzandomi la testa con un leggero movimento della mano. Mi passa con leggerezza un dito sulla guancia e mi guarda profondamente negli occhi. "L'importante è che adesso siamo di nuovo tutti insieme, il resto lo supereremo" continua. Senza pensarci il mio sguardo cade sulle sue labbra. Per un secondo, mi passa per la testa di saltargli addosso e baciarlo. "Tommy ha detto che l'ho deluso..." dico cercando di scacciare questi pensieri. "Avrai modo di chiarire con lui. È adulto e capirà" dice distogliendo lo sguardo. Mi sento imbarazzata dai miei stessi pensieri. Mi mordo il labbro. "Hai ragione..." dico. "Andiamo? In mensa ci aspettano" dice Jesse quando ormai il mio pensiero era diventato così forte da volerlo davvero mettere in atto. Ad un tratto, smetto di pensarci e quando si volta, mi avvicino velocemente a lui e gli do un leggero bacio sulle labbra. Jesse rimane confuso ma mi sorride. "Scusa..." dico sorpresa di averlo fatto. "Non ti scusare..." dice un po' imbarazzato. "Davvero, non volevo" dico nel panico. "Non è successo nulla, davvero" dice mettendomi una mano sulla spalla, mentre i suoi occhi a forma di mandorla mi guardano fissi. "Ti aspetto fuori" dice prima di sparire dietro la porta.

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