12.

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Il giorno dopo, mi sveglio più rilassata del solito. Guardo l'orologio: sono le 6. Ho dormito meno di 5 ore e non sono nemmeno completamente riposata ma ieri sera è stato davvero indimenticabile. Mi metto seduta sul letto e vedo Ashley girarsi verso il centro della stanza e aprire gli occhi.

"Buongiorno!" dice stiracchiandosi.

"Buongiorno? È l'unica cosa che riesci a dirmi dopo la piazzata di due giorni fa? Non abbiamo ancora avuto modo di parlarne..." dico. Ashley sbuffa. "Ne vuoi davvero parlare adesso?" chiede. "Sì" rispondo, imperterrita.

Ashley si mette seduta, si sistema i capelli e dopo essersi stropicciata gli occhi, mi guarda in volto. "Senti, mi dispiace, non dovevo ma questo è l'unico modo che ho per farmi notare..." dice senza crederci nemmeno lei. "Non hai bisogno di fare la stronza per farti degli amici..." rispondo. "Anzi, dovresti fare il contrario ma sono sicura che lo sai meglio di me. Qual è il vero motivo per cui hai detto quelle cose?" Chiedo poggiando i gomiti sulle ginocchia.

Ashley si guarda intorno e poi con sguardo imbarazzato, inizia a parlare. "Avevo appena ricevuto una brutta notizia..." dice. "Cioè?" Chiedo, inclinando la testa. "Il mio gruppo, quello con cui ho passato gli ultimi due anni, sono stati trovati uccisi vicino ad un avamposto. Avevo detto a Tommy che per riconoscerli bastava che identificasse delle persone con delle fasce gialle al braccio, e hanno trovato un gruppo di infetti in una casa abbandonata con uno di questi" dice tirando fuori dal suo zaino una fascia giallastra con sopra incisa una A.

"Sono morti, tutti, non ce l'hanno fatta. Sono da sola adesso" dice con la voce tagliata dal pianto.

Mi siedo vicino a lei e la stringo forte tra le mie braccia. "Non sei sola, Ashley. Ci sono io, c'è tutta Jackson..." dico anche io un po' commossa. "Mi dispiace per come mi sono comportata, mi dispiace tanto" dice ormai persa in un pianto disperato. Non capisco perché non me ne abbia parlato prima visto che è una cosa che la fa stare così male. "Voglio scusarmi con i tuoi amici, non volevo farlo..." continua tra i singhiozzi. Le faccio volgere il volto verso di me. "Ashley, avrai tutto il tempo per scusarti ma ora non devi preoccupartene. Adesso sfogati, piangi e poi andiamo insieme a fare colazione" dico accennando un sorriso. "Okay?" chiedo. Lei annuisce asciugandosi le lacrime sul viso. Le scocco un bacio sulla guancia senza pensarci. "Grazie Charlie" dice arrossendo.

Arriviamo in mensa e ci sediamo in un tavolo da sole. Parliamo del più e del meno, cercando di evitare l'argomento che potrebbe farla scoppiare di nuovo a piangere. Ad un tratto, si affianca al nostro tavolo Joel. "Ciao Charlie" dice in modo secco e stranamente freddo: non si è mai rivolto a me in questo modo. "Joel, ciao" rispondo già sulla difensiva. "Tra 10 minuti ci sarà una riunione urgente al nuovo fienile" dice. "Mi devo preoccupare?" Chiedo. "Questo dovresti dircelo tu..." dice con sguardo perforante. Sospiro. "Okay, ci vediamo tra poco" dico. "Porta anche lei" dice rivolgendosi ad Ashley, prima di allontanarsi. Mi scorre un brivido lungo la schiena e mi si chiude immediatamente lo stomaco. Non mangio più nulla però aspetto almeno che Ashley finisca.

Apro la porta del nuovo fienile e mi trovo davanti tantissima gente, tra cui anche diverse facce completamente sconosciute. Vedo verso destra Ellie, Dina, Jesse, Glenn, Alison Austin e Nick che si guardano intorno in modo sospetto. Ci avviciniamo a loro. "Oh Charlie, finalmente!" Esclama Nick che dal nervosismo si sta mangiando le pellicine intorno alle unghie. "Che succede?" Chiedo in ansia ma cercando di contenerla il più possibile.

"Maria ci deve dire qualcosa" dice Glenn preoccupato. "Pensi che ci abbiamo già scoperto?" Chiedo quasi con un filo di voce.

"Buongiorno!" Esclama Maria con il suo solito tono freddo e distaccato. Tutti i presenti si voltano verso di lei. Maria è in piedi su una sedia in modo che sia superiore a tutti gli altri.

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