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Ci sediamo tutti sul letto di Ellie. Ho le spalle contro il muro, alla mia destra c'è Nick e alla mia sinistra Ashley. Davanti a me, Jesse, Ellie, Dina ed Austin. "Cavolo, che bella serata..." dice Austin estasiato. "Ne avevamo davvero bisogno" dice Ellie mentre Dina appoggia la testa sulla sua spalla. "Mi dispiace davvero per tutto quello che è successo in questo periodo" dice Dina un po' depressa. Guarda verso Jesse ma lui distoglie lo sguardo."L'importante è che adesso siamo tornati tutti insieme" dico prima che la conversazione prenda una direzione indesiderata."Hai ragione..." dice Jesse. "Però anche Dina ha ragione. Se ci fossimo lasciati perdere la nostra amicizia per così poco, avremmo davvero fatto una cazzata galattica" dice Nick.

"Galattica? Che cazzo vuol dire?" Chiede Jesse.

"Galattico si riferisce a galassia, un agglomerato di stelle e materia interstellare, insomma qualcosa di enorme" dico senza pensarci.

"Come fai a saperlo?" Chiede Nick che dopo aver letto quel libro di grammatica, si sente l'insegnante di turno.

"A mia sorella piaceva molto lo spazio..." dico quasi sotto voce. Tutti si mandano degli sguardi veloci: hanno capito che si tratta di un argomento delicato. "Ti va di raccontare?" Chiede Dina, seria. Prendo un respiro profondo e alzo lo sguardo.


"Charlie, tesoro, svegliati" dice una voce leggera e familiare. 

"Dai, mamma altri 5 minuti" dico mentre mi rigiro nel letto.

"Devi andare all'addestramento!" Continua la voce di mia madre. Mi volto verso di lei e intravedo la luce dell'alba stagliarsi lungo il pavimento della mia camera. Mi volto verso il letto di mia sorella.

"È già andata?" Chiedo.

"Sì, tua sorella è molto più mattiniera di te" spiega mia madre ma non in modo provocatorio. Prendo il cuscino e me lo premo sulla faccia.

"La colazione è già pronta ma se non ti sbrighi, potrai solo sentirne il profumo" dice accarezzandomi il braccio.

"Cosa mi hai preparato di buono?" Mormoro da sotto il cuscino. "Pancake con gocce di cioccolato, come piacciono a te" dice. Improvvisamente ho moltissima voglia di alzarmi. Corro in cucina e mi siedo prima che mia mamma mi servi. "Solo uno?" Chiedo sorpresa. "Sì, la mangiona numero uno ne ha mangiato più del solito" dice.

"Deve smetterla perché se no ingrassa" rispondo.

"Ha detto la stessa cosa di te" continua mia mamma sistemando la cucina. Scuoto la testa. "Ce la vedremo stasera ad una sfida a carte!" Commento tra un boccone e l'altro. Nonostante a volte sia davvero insopportabile, adoro il rapporto con mia sorella, e mia madre è molto fiera di avere due figlie come noi due. Dopo qualche minuto, si siede vicino a me, passandomi un bicchiere di latte.

"Che giorno è oggi?" Chiedo. "É il 28 marzo" risponde, sapendo già quello che sto per dire.

"Sono sei mesi che papà se n'è andato" dico prima di ingoiare un altro pezzo di pancake. Sul viso della mamma, si dipinge un' espressione triste. So che non le piace parlarne però mi sembra giusto ricordarlo. Mia madre si alza e prende una cornice da un mobile. La poggia al centro della tavola: è una foto di papà. Mi hanno sempre detto che assomiglio tanto a mio padre quanto mia sorella a mia madre, motivo per cui noi due messe a confronto sembriamo due perfette sconosciute, ad eccezione dei nostri occhi verdi.

"Almeno non è morto per colpa di quei mostri" commenta mia mamma spostandosi una ciocca di capelli rossi. Mia madre ha ragione: la morte di nostro padre è già abbastanza difficile da digerire, figuriamoci se fosse morto per colpa di quegli stupidi infetti. "Vorrei aver insistito di più per non farlo andare a combattere durante quell'imboscata" dice mia mamma che a volte continua ad attribuirsi la colpa per la morte di papà. "Mamma" la chiamo mettendole una mano sul braccio. "Non-è-colpa-tua" dico. "Al massimo, lo è di quello stronzo che gli ha sparato".

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