II

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"Cazzo," borbotta Pope mentre mi sistemo su quello che una volta doveva essere un divano, stringendo due birre tra le mani. "Che succede?" gli chiedo, passando una delle birre a JJ mentre comincio a sorseggiare l'altra.

"Alla radio hanno appena annunciato l'arrivo di un uragano," risponde Pope, con una voce che tradisce un misto di preoccupazione e rassegnazione. "Ragazzi, sapete cosa significa questo?" domanda John B, il suo sguardo che scintilla di una luce che solo lui può avere nei momenti come questi.

"Che è il momento di prendere le tavole da surf, baby!" urla JJ, già carico di adrenalina, mentre balza in piedi con un sorriso da battaglia.

Non posso fare a meno di sorridere anch'io. In meno di cinque minuti, siamo già tutti e quattro sulla spiaggia, con le tavole da surf sotto il braccio, pronti a sfidare la furia dell'oceano.

Le onde si alzano davanti a noi come giganti minacciosi, increspando la superficie del mare con una forza spaventosa. Il vento taglia la sabbia, e l'aria è satura di quel profumo salmastro del mare in tempesta. "Quelle onde sono incavalcabili," dice Pope, la voce carica di apprensione mentre scruta il mare in tumulto. Non posso dargli torto: le onde sono davvero gigantesche, ma JJ e John B non si fermano neanche un attimo e si dirigono verso la riva, decisi a cavalcarle.

Guardo Pope, che resta immobile a osservare gli altri. "Non prendertela se non rimango qui con te, Pope," gli dico con un sorriso malizioso, "ma quelle onde non posso di certo perdermele." E con un balzo, corro verso l'acqua, il cuore che batte forte per l'eccitazione.

Appena l'acqua gelida mi schiaffeggia le gambe, un brivido mi percorre lungo la schiena. L'oceano è spietato, ma mi fa sentire viva come nient'altro. Quando faccio surf, mi sento leggera, senza peso, come se ogni preoccupazione svanisse con ogni onda che cavalco. Non c'è spazio per pensare, solo per agire, per sentire.

Potrebbe sembrare da pazzi lanciarsi contro onde alte due metri nel mezzo di una tempesta, ma per noi, questo è il vero significato di libertà.

Salgo su una delle onde più alte, sentendo l'adrenalina scorrere nelle vene mentre mi stabilizzo sulla tavola. Il mondo sembra rallentare mentre la cavalco, ma basta un attimo di distrazione e perdo l'equilibrio, precipitando nell'acqua gelida. Un colpo al cuore, e il freddo mi avvolge come una morsa, paralizzandomi per un secondo. Ma prima che riesca a pensare, l'acqua mi risucchia sotto, trascinandomi in un vortice impetuoso.

Trattengo il fiato, lottando per risalire, cercando la superficie. Quando finalmente riemergo, riesco a respirare giusto il tempo di prendere un fiato, ma un'altra onda mi colpisce e mi risospinge giù, in un alternarsi frenetico di su e giù che sembra non finire mai.

Proprio quando penso di non farcela più, sento due braccia forti afferrarmi e tirarmi fuori dall'acqua. "Sol! Sol, che diavolo?! Stai bene?!" urla JJ, la voce intrisa di preoccupazione.

Non riesco a rispondere subito: scoppio a ridere, una risata che sembra fuori posto in quel momento, ma che non riesco a trattenere. "Mio Dio, è stata una figata!" esclamo, ancora ridendo, e non so se sia l'adrenalina a parlare o se davvero mi sia piaciuto così tanto.

John B si unisce alla mia risata, e presto anche JJ si lascia contagiare dal nostro spirito. Siamo fradici, stanchi e probabilmente un po' folli, ma mentre ci dirigiamo verso la riva, le tavole sotto il braccio e il vento che ci sferza il viso, so che non c'è altro posto al mondo dove vorrei essere.

Questa è la nostra vita, la nostra follia, la nostra libertà. E non la cambierei per nulla al mondo.

OUTER love - JJ MaybankDove le storie prendono vita. Scoprilo ora