Entriamo nella stanza del motel in punta di piedi, come se ogni nostro passo potesse risvegliare i fantasmi del passato che sembrano aleggiarsi in quell'ambiente. Le pareti, coperte da una carta da parati scrostata, raccontano storie di abbandono, e l'aria è pesante, impregnata di muffa e umidità, tanto da rendere difficile anche solo respirare. La tensione è palpabile, ogni suono sembra amplificato, ma ci sforziamo di mantenere la calma mentre ci disperdiamo alla ricerca di qualsiasi traccia, qualsiasi indizio che possa dirci qualcosa in più.
Mi dirigo verso il bagno, spingendo la porta che emette un cigolio sinistro. L'interno è ancora più squallido: piastrelle sporche e scheggiate, un lavandino ammaccato, e uno specchio incrinato che riflette un'immagine distorta del mio viso. Apro un mobiletto arrugginito e inizio a rovistare tra vecchi flaconi di shampoo e saponette ormai consumate, cercando di non pensare al fatto che sto frugando nella vita di qualcun altro.
Mentre sono concentrata, sento un tocco leggero sulla spalla. Mi giro di scatto, il cuore che mi balza in gola, solo per scoprire che è JJ. Un sospiro di sollievo mi sfugge, ma subito la frustrazione prende il sopravvento. Torno a guardare nel mobile, sperando che si limiti a fare il suo lavoro senza aggiungere altro.
"Sol, allora mi dici che hai?" mi chiede JJ, la sua voce più morbida del solito, ma c'è una preoccupazione che mi irrita.
"Ho già detto che non ho niente, non voglio ripeterlo," rispondo seccamente, cercando di far capire che non è il momento per questo genere di discussioni.
JJ però non si arrende. "Ecco, questa è una cazzata. Ti conosco bene e so che c'è qualcosa che non mi stai dicendo," insiste, avvicinandosi ancora di più.
"JJ, non è il momento adesso," rispondo con tono deciso, cercando di chiudere la conversazione. Sto per aggiungere altro, ma la voce di John B ci interrompe, tagliando il filo della nostra discussione.
"JJ, Sol, venite a dare un'occhiata," chiama John B dall'altra stanza. Io e JJ ci scambiamo un rapido sguardo prima di catapultarci verso il soggiorno.
Appena vediamo il contenuto della cassa forte che John B ha appena aperto, rimaniamo tutti senza parole. Dentro, tra banconote accatastate in rotoli e un mucchio di soldi che non avevamo mai visto tutti insieme, giace una pistola dall'aspetto inquietante. JJ, come al solito, non resiste alla tentazione di prenderla in mano, facendo finta di essere il duro, mentre John B gli lancia uno sguardo che sa tanto di avvertimento.
"Non fare cavolate, JJ," lo ammonisce John B, ma lo so già, è inutile. JJ è JJ, e quando si mette in testa qualcosa, è difficile fargli cambiare idea.
Mentre i due continuano a discutere su cosa fare con i soldi e la pistola, sento dei rumori provenire dall'esterno. Un'intuizione mi spinge verso la finestra. Mi affaccio e vedo Pope e Kiara che si agitano, cercando disperatamente di comunicarci qualcosa. Il loro comportamento mi mette subito in allarme, così mi sporgo ancora di più, fino a quando i miei occhi si fermano su due auto della polizia che si stanno avvicinando.
"Merda. Merda, ragazzi, c'è la polizia!" esclamo, e il panico esplode immediatamente nella stanza.
Ci mettiamo a muoverci freneticamente, cercando un posto dove nasconderci. Alla fine, l'unica opzione è saltare sul davanzale della finestra. Io e John B ci posizioniamo da una parte, mentre JJ si arrampica dall'altra. Il tempo sembra rallentare mentre ci appiattiamo contro il muro, cercando di non fare alcun rumore.
John B si affaccia leggermente per controllare la situazione, mentre JJ sussurra, con un tono inquietante: "Che cazzo... Non muovetevi." La sua voce è seria, più di quanto sia mai stato.
Tratteniamo il respiro, i minuti sembrano passare come ore, ma alla fine, dopo un'attesa che sembra infinita, vediamo le auto della polizia allontanarsi. Un sospiro di sollievo ci sfugge tutti insieme. Scendiamo dal davanzale e ci precipitiamo verso la barca, dove Pope e Kiara ci aspettano, visibilmente preoccupati.
"Avete trovato qualcosa?" chiede Pope, ansioso di sapere cosa è successo.
"Oh sì," risponde JJ con un sorriso furbo, estraendo dalla tasca la pistola e i soldi. Si alza in piedi sulla barca, quasi con un'aria trionfante, come se avesse appena vinto una battaglia.
"Ma che diavolo?!" urla Pope, visibilmente scosso dalla vista dell'arma. "Ragazzi!" esclama Kiara, con la preoccupazione che si legge chiaramente sulla faccia. Pope si volta poi verso di me, con uno sguardo che mescola delusione e preoccupazione. "Sol, ti avevo chiesto di non fargli fare cavolate," dice, la sua voce carica di rimprovero.
Mi sento un po' in colpa, ma cerco di giustificarmi. "Oh, avanti, mi dispiace Pope, ma non potevamo lasciare tutto lì," rispondo, anche se una parte di me sa che forse avremmo dovuto pensarci due volte prima.
"Datevi una calmata," ci interrompe JJ, cercando di riportare la situazione sotto controllo, anche se è chiaro che anche lui è un po' scosso da quello che è appena successo.
Pope però non riesce a calmarsi. "Perderò la borsa di studio!" esclama, la disperazione evidente nella sua voce. È come se stessimo giocando con il suo futuro, e questo lo mette in agitazione.
JJ si avvicina a lui, cercando di rassicurarlo. "Hey, hey, tranquillo. Hai sempre noi, giusto?" dice, ma Pope non sembra del tutto convinto, pur annuendo lentamente.
Iniziamo a muoverci di nuovo, JJ prende il timone e guida la barca, mentre io, John B, e Kiara ci scambiamo sguardi preoccupati. Ogni onda che colpisce la barca sembra far pesare ancora di più il peso delle nostre scelte. Siamo consapevoli di aver appena varcato una linea, e ora non c'è più modo di tornare indietro.
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OUTER love - JJ Maybank
FanfictionNelle Outer Banks della Carolina del Nord, i Pogues, un gruppo di adolescenti che vivono nella parte povera e selvaggia dell'isola, affrontano la vita ai margini della legalità. Soleil Devis, Pogue da sempre, si ritrova a fare i conti con i sentimen...