II

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Quando io e Alyas eravamo amiche passavo la maggior parte del tempo a casa sua per evitare i litigi dei miei, che vanno avanti da anni.

Ora invece sto sul muretto della piazza a studiare.

Prima chiacchieravamo e facevamo i compiti, a volte stavo lì a cena e a dormire, ci guardavamo un film e mi sembrava di stare in paradiso.

Adesso rientro a mezzanotte sperando che i miei si siano zittiti.


Mi scosto i capelli dalla fronte, rannicchiandomi di più e stringendo le pagine dei "Promessi Sposi" da studiare.

Il muretto in piazza non è il posto più comodo del mondo, ma è solitario e intimo. Non ci passa quasi mai nessuno sugli autobloccanti grigi che compongono il pavimento. Al centro della piazza c'è una specie di fontana che funziona solo durante la festa del patrono.

- Guarda chi si vede. La sfigata. - il ragazzo nuovo si siede accanto a me. Chissà come avrà scoperto che vengo qui. Mi avrà pedinato?

- Cosa vuoi?

- Sapere cosa significa secchiona.

- È una persona che nonostante non abbia studiato e non si sia impegnata raggiunge comunque i risultati. - spiego.

- Bene. - mi porge la mano. - Sono Liam.

- Cezanne.

- Come il pittore cubista?

Mi premo il pollice e l'indice sulla parte alta del naso. - Cezanne era post-impressionista non cubista. Aveva alcune caratteristiche del cubismo ma non era cubista.

- Okay. In arte devi proprio spaccare. A cosa si riferiva la prof. di arte oggi quando ti ha detto che potevi vincere?

- Ci hai spiate?

- Più che altro ho letto il labiale.

Forse non è così antipatico.

- L'altro anno abbiamo partecipato ad un concorso, e io ho passato le selezioni.

- Okay. Oggi pomeriggio che hai fatto?

- Sei uno stalker, per caso? - mi volto verso di lui.

Sorride. - No. Sono solo il novellino, ho bisogno di capire come funziona qui.

- Allora va' dai popolari. Io non c'entro nulla.

- La tua amica Alyas fa parte di quelli?

- Alyas non è mia amica.

- La tua acerrima nemica, allora.

Mi sbagliavo. È ficcanaso e pure antipatico.

- Nemmeno. Ci ignoriamo a vicenda.

- Avete litigato.

- Non sono affari tuoi.

- Okay. Allora dimmi qualcosa di te.

- Devi propria stare qui a rompermi le scatole? Starei studiando.

- Perché lo fai? A cosa ti serve sapere cosa ha fatto Lucia Mondella nel 1600 nella vita reale?

- Non mi fa passare per idiota.

- E poi? A scuola non ti insegnano come vivere. Ti obbligano a ficcarti in testa milioni di cose inutili.

- Queste cose inutili ti fanno capire cosa ti piace. Se non provi a cercare quello che ti interessa davvero... non capirai mai per cosa sei fatto. La scuola ti fa provare cose nuove in diversi campi.

- E se uno sapesse già cosa fare?

- È una conoscenza importante che si conserva negli anni.

- Ma non serve...

- Se la pensi così dovresti andare dal Presidente della Repubblica e protestare. Io non posso fare niente. - mi stava davvero snervando.

- Stai calma.

- Io sono calma.

Liam si guarda intorno. - Non hai amici.

- I miei amici sono fuori paese e ora staranno studiando come ora dovrei fare io.

- Ma non fai altro nella vita?

Sbuffo. - Cosa dovrei fare?

- Divertirti. Uscire con gli amici. Conoscere persone. Stare con qualcuno.

- Tipo te?

- Non sono un ragazzo che ci prova con una come te.

- Hai aspettative più alte?

- No. Tu rompi troppo le palle.

- Grazie. Ti piacciono le ragazze semplici che cadono morte ai tuoi piedi. Allora hai sbagliato porta. Da Alyas e il suo gruppo ne troverai a palate. Scusami, ma ora devo andare. - afferro le mie cose e me ne vado.


Tornando a casa incontro Dario e Chiara seduti al parchetto.

- Tu prendere l'autobus mai, eh? - mi saluta lei.

- Preferisco fare due passi a piedi. - alzo le spalle accomodandomi accanto a loro. - Come va?

- Bene. È da un po' che non ci sentiamo. Sei scomparsa.

- Ho avuto vari problemi.

- Con Alyas. - intuisce Dario.

- Già.

- A Parigi, vero?

- Esatto. Notizie di Taylor? - domando poi.

- No. Ho provato a scriverle durante questi due anni di assenza, ma non ha mai risposto. - Chiara abbassa lo sguardo. Taylor è la ragazza che l'ha sempre difesa dei bulli, si conoscono da anni. Che ricordi le si vedeva sempre insieme, a fare i compiti, a giocare, ad andare a fare pattinaggio.

Rimaniamo in silenzio.

- Ragazzi, devo correre. - mi alzo di scatto dopo aver controllato il cellulare. - Ciao.


Entro in casa di corsa. I miei stanno urlando nella loro stanza.

- Io ho sbagliato?! Di chi è stata l'idea di trasferirci qua?! - urla papà.

- Era per cambiare aria, per rimettere in piedi la nostra relazione! - ribatte mia madre.

- Siamo a un punto morto!

- Sei tu che hai fatto crollare tutto!

- Senti un po' chi parla! Sei tu che quel giorno hai portato Lucia al centro commerciale!

Io alzo la testa. Mamma e papà rimangono in silenzio. L'argomento Lucia è un tabù. Io mi chiudo in camera. Almeno non gridano più. Mi raccolgo sulle coperte. Mi manca Alyas. Almeno da lei c'era tranquillità.

Voglio vedere come va a finireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora